All’inizio del Seicento il pittore Dominikos Theotokopoulos, passato alla storia come El Greco, dipinse un’allegoria dell’ordine camaldolese, esposta in questi mesi presso il Palazzo Reale di Milano in occasione della mostra dedicata all’artista cretese.
La storia
El Greco, formatosi a Creta, si trasferì in gioventù a Venezia, che allora controllava l’isola greca e quindi a Toledo, dove visse per il resto della sua vita e dove diede vita ad una eccellente bottega, capace di soddisfare le innumerevoli richieste della borghesia spagnola del tempo. Erano gli anni della Controriforma e dei suoi rigidi dettami e Toledo fu la prima città in Europa ad aderirvi convintamente. La produzione artistica di El Greco ne fu quindi naturalmente influenzata, sebbene il pittore cretese abbia avuto il coraggio di interpretare tanti temi religiosi in maniera assolutamente originale, con uno stile che definirei onirico e al limite dell’espressionismo, la qual cosa finì da una parte per alienargli le simpatie di Filippo II, il prudente, il cattolicissimo re di Spagna, ma dall’altra, anche se con qualche secolo di ritardo, l’ammirazione delle avanguardie di inizio Novecento, che lo presero a modello sviluppandone la traccia.
El Greco nella sua produzione non mancò di prestare attenzione agli ordini monastici ed alle loro guide carismatiche. Questi furono infatti molto attivi in Europa e funzionali all’affermazione del messaggio prevalente in quel periodo. Dominikos Theotokopoulos rappresentò soprattutto san Francesco d’Assisi e san Domenico di Guzman, enfatizzandone l’abnegazione e la costante adesione ai principi che si erano dati. Ma come detto in una sua tela c’è un preciso riferimento anche ai camaldolesi.
I camaldolesi
La congregazione camaldolese dell’ordine di San Benedetto venne fondata da san Romualdo all’inizio dell’XI secolo nell’antica cittadina toscana di Camaldoli, in provincia di Arezzo. Si tratta di un ramo eremitico riformato e separato dell’ordine benedettino, al cui tronco appartiene. I monaci camaldolesi seguono la regola benedettina dell’ora et labora con una peculiare struttura dei cenobi, organizzati in piccole celle individuali isolate, circondate da un orto e dalla natura, così da celebrare l’ascetismo e l’austerità propri dell’ordine in solitudine e silenzio. I camaldolesi erano in sostanza allo stesso tempo cenobiti ed eremiti.
Il committente dell’opera, dominata dal verde lussureggiante in cui sono letteralmente immerse le cellette dei monaci, fu verosimilmente Pedro Laso de la Vega, conte di Arcos, mecenate e collezionista delle opere di El Greco e a quanto pare interessato all’espansione dell’ordine camaldolese in Spagna. Al di là del dato storico generale e dell’interesse per l’opera, quello che colpisce in un periodo fondamentalmente di crisi è questo rimando alla natura, caratteristico anche di altri ordini monastici, ma di quello camaldolese in particolare.
La custodia della natura
La gestione dei boschi, in partenza trasmessa oralmente, rientrò ufficialmente nelle regole quotidiane della vita dei monaci camaldolesi con le prime norme scritte a tutela della foresta e della sua integrità già nel XIII secolo, fino ad essere incorporata in La regola della vita eremitica di Paolo Giustiniani del 1520, comunemente conosciuto, anche se impropriamente, come il codice forestale. È importante sottolineare che in questa Regola, come in altre che l’hanno preceduta e seguita, tornano con insistenza le parole “custodire” e “coltivare”, di grande interesse nel mondo attuale.
Oggi vi è la necessità di riscoprire e mettere in pratica un giusto equilibrio tra sviluppo economico e salvaguardia dell’ambiente, alla ricerca di una equipollenza tra aspetti ambientali, sociali e produttivi, passando evidentemente attraverso un rapporto rispettoso tra uomo e ambiente. D’altra parte l’evoluzione avuta dalle comunità che abitano quei luoghi e l’orgoglio con cui rivendicano il proprio passato, così come la presenza ereditata di un patrimonio ambientale e paesaggistico di inestimabile valore, dimostrano che un equilibrio sostenibile non solo è possibile ma decisamente auspicabile.