Le 4 R
Riduci, Riusa, Ricicla, Recupera: sono le quattro R in cima alla gerarchia dei rifiuti, ovvero quell’insieme di azioni e processi che mettiamo in gioco per ridurre e trattare la spazzatura del nostro mondo. Si tratta di una piramide rovesciata, ossia in alto le azioni che dovrebbero essere prioritarie e maggiormente diffuse, poi a mano a mano che si scende le altre azioni possibili.
La prima R sta per Ridurre, dato che prevenire è sempre meglio che curare, anche per i rifiuti. Per questo è necessario che le comunità siano incoraggiate a massimizzare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, riducendo la quantità di materie vergini usate per la produzione di oggetti e i consumi non strettamente necessari. Ma anche nella scelta di oggetti che abbiano un imballaggio limitato, evitando prodotti usa e getta, privilegiando al contrario sostanze biodegradabili.
La seconda R ci porta a Riutilizzare. Basterebbe evitare di buttare quei prodotti e componenti che potrebbero essere utilizzati nuovamente nel loro scopo originario, attraverso ad esempio un’opportuna e attenta manutenzione. Elettrodomestici, stampanti, cartucce d’inchiostro, ma anche abiti e mobili possono essere riutilizzati invece di considerarli spazzatura. Chi associa un tale approccio al rischio di un impoverimento economico complessivo non dice la verità, poiché anche manutenere correttamente e riutilizzare richiede delle professionalità e può alimentare un indotto altrettanto importante. È solo una questione di un diverso approccio filosofico, di una diversa visione.
Ciò che non si può riutilizzare va possibilmente riciclato. È la terza R, foriera di numerosi vantaggi. Si riduce infatti la quantità di materiali destinati alla discarica, diminuiscono di conseguenza le emissioni di gas serra e più in generale di inquinanti, si risparmia energia, si creano posti di lavoro. Plastica, carta, vetro, metalli preziosi e non, possono essere tutti ottenuti da materiali riciclati. Secondo un rapporto della Commissione Europea riciclare ad esempio una lattina di alluminio consente un risparmio di circa il 95% dell’energia necessaria per produrne una nuova.
La quarta R sta invece per Recupero. Ad esempio recupero di energia, perché alcuni rifiuti possono diventare combustibili per generatori di energia elettrica o per sistemi di riscaldamento degli edifici. È il caso dei termovalorizzatori, vale a dire inceneritori nei quali viene recuperato il calore prodotto dalla combustione dei rifiuti. Si tratta di impianti che devono chiaramente rispettare regole di funzionamento molto rigide.
Devono lavorare a temperature molto elevate e le loro emissioni tenute sotto controllo, trattandosi di sostanze nocive quali diossina, ceneri ed altri elementi chimici. Il loro uso dovrebbe essere ridotto al minimo, non a caso sono al penultimo posto nella ideale piramide rovesciata, prima di essi, al vertice, solo la discarica.
Una R in piú: Responsabilitá
Secondo i dati della CEWEP (Confederation of European Waste to Energy Plants) la Francia è il paese europeo con il numero più alto di termovalorizzatori, seguita da Germania e Italia, ma è la Germania a trattare la quantità maggiore di spazzatura in questi impianti. L’Italia in questo caso è al quarto posto, preceduta anche dall’Inghilterra.
Da noi il 25% dei rifiuti urbani finisce ancora in discarica, il metodo più antico ma anche l’opzione peggiore. Le discariche producono metano e percolato, un liquido che si forma per azione dell’acqua, a cominciare da quella piovana. Il metano come è noto è un pericoloso gas serra, mentre il percolato contiene sostanze tossiche che inquinano il terreno e le falde acquifere.
Le discariche andrebbero per tale motivo isolate con barriere di impermeabilizzazione sul fondo e sui lati, prevedendo per esse possibilmente solo lo stoccaggio di materiali a basso contenuto di carbonio organico e non riciclabili. Aggiungerei allora una quinta R che le riassume tutte, quella di Responsabilità, nelle nostre azioni quotidiane e soprattutto nei confronti delle future generazioni.