L’insicurezza alimentare e la cattiva alimentazione sono due fenomeni in crescita negli ultimi anni. La povertà alimentare in Italia è riconducibile principalmente allo scarso accesso economico al cibo, un fattore che è andato aggravandosi a causa della minore capacità di spesa delle famiglie provocata dall’inflazione e dalla contrazione dei redditi. È di conseguenza aumentato il numero di italiani che accedono ad aiuti alimentari. Da questa situazione critica, però, potrebbe nascere un nuovo welfare alimentare che sia anche sostenibile.
Gli italiani in una situazione di insicurezza alimentare sono 3,4 milioni
La definizione di sicurezza alimentare comunemente accettata a livello internazionale è quella elaborata al World Food Summit nel 1996. La sicurezza alimentare è la condizione in cui tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente che soddisfi le esigenze dietetiche e le preferenze alimentari per condurre una vita sana e attiva. Quando una di queste condizioni non si verifica si parla, al contrario, di insicurezza alimentare.
L’Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare, promosso dal Cursa – Consorzio universitario per la ricerca socioeconomica e per l’ambiente, stima nel suo nuovo report che le persone che in Italia soffrono di insicurezza alimentare severa o moderata sono circa 3,4 milioni. Pur in un quadro di relativo miglioramento dei numeri nel lungo periodo, basti pensare che nel 2016 si stimavano 5,2 milioni di persone in difficoltà alimentare, è allarmante osservare che la prevalenza di popolazione in condizione di insicurezza alimentare severa sia aumentata dal 2019 al 2021 a ritmi sostenuti (+0,8%). Se la denutrizione non rappresenta un dato preoccupante, il sovrappeso, l’obesità e le malattie non trasmissibili legate alla dieta (come malattie cardiache, ictus, diabete e cancro) meritano più attenzione. Nel biennio 2020-2021 la percentuale di sovrappeso in Italia nella popolazione adulta si è attestata al 32,53%, mentre l’obesità ha riguardato il 19,9% della popolazione. Nella popolazione infantile, l’Italia è al quarto posto in Europa per sovrappeso e obesità. In merito alle malattie non trasmissibili legate all’alimentazione, la prevalenza del diabete diagnosticato fra gli italiani è di circa il 5,9% pari a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in continuo aumento.
L’aumento dei prezzi impedisce di accedere a una dieta sana
In Italia non c’è scarsità di risorse, ma semplicemente c’è un problema di accesso fisico, sociale ma prevalentemente economico al cibo. Alcune fasce di popolazione non riescono ancora ad accedere ad un’alimentazione sana e di qualità. Secondo i dati Eurostat, nel 2022, il 7,5% della popolazione italiana non era in grado di permettersi un pasto contenente carne, pesce o un equivalente vegetariano ogni due giorni. L’aumento generalizzato dei prezzi dei prodotti alimentari ha portato a un abbassamento dell’accessibilità sia alla dietra raccomandata o sana e sia alla dieta media attuale degli italiani. Il costo medio della dieta raccomandata è passato da 405,14 euro nel 2018 a 465,02 euro nel 2022, con un aumento del 15%. Un incremento simile è avvenuto per la dieta attuale che è passata da 526,10 euro nel 2018 a 603,11 euro nel 2022. Il rialzo del costo della dieta colpisce soprattutto le regioni meridionali e insulari, aree con redditi medi già bassi e quindi più vulnerabili alle divere crisi.
Un dato essenziale per misurare la povertà alimentare è rappresentato dal numero di italiani che accedono a forme di assistenza alimentare. Nel 2021 sono stati 2,9 milioni gli italiani che hanno ricevuto aiuti alimentari. Si tratta di un numero che era in costante calo fino al 2019, quando, a seguito della pandemia, le persone che hanno chiesto aiuto per gli alimenti sono salite di quasi un milione e mezzo. In media, le categorie che usufruiscono di questo accesso sociale al cibo sono composte per quasi un terzo da migranti o comunque individui di origine straniera (28,35%), seguono persone con età uguale o superiore a 65 anni (9,56%) e quelle senza fissa dimora (4,37). I ricercatori sottolineano che l’aumento verificatosi negli ultimi anni è composto principalmente da persone di nazionalità italiana dal momento che la percentuale degli stranieri che chiedono aiuto alimentare è scesa dal 48% del 2015 al 23,05% del 2021.
Il diritto al cibo in una nuova concezione di welfare alimentare che sia anche sostenibile
L’Osservatorio ha tra le principali proposte quella di inserire il diritto al cibo negli Statuti comunali. È una considerazione che nasce dalla convinzione che la povertà alimentare non è solo deprivazione materiale, la mancanza di cibo è un fattore sociale, identitario, di dignità e di giustizia sociale. Per tale ragione, per sradicare la povertà alimentare è necessario agire su tutte le forme di povertà con programmi di contrasto come il reinserimento sociale e il sostegno al reddito. Il diritto al cibo può diventare anche il nucleo forte di un nuovo concetto di sicurezza alimentare che sia anche sostenibile. Le politiche pubbliche dovrebbero concentrarsi nel combattere le esternalità negative degli attuali sistemi alimentari, anche alla luce del cambiamento climatico. Il diritto a un cibo accessibile, equo, sano e sostenibile può coinvolgere tutta la filiera, tutti gli attori economici e l’intero sistema di produzione. Garantire a tutti un’alimentazione dignitosa, sana e rispettosa dell’ambiente permetterebbe di costruire un welfare alimentare che non sia solo assistenzialismo, ma motore di cambiamento sostenibile.