La Cop28, la ventottesima conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, è all’orizzonte, ma è già al centro di intense discussioni e controversie. Mentre il mondo si prepara a riunirsi a Dubai per affrontare una delle sfide più urgenti dell’umanità, gli attivisti per l’ambiente avvertono che l’evento potrebbe svolgersi all’ombra dei pozzi di petrolio.
L’influenza degli stati
Uno dei “difetti naturali” che spesso caratterizzano le riunioni della Cop è l’influenza degli interessi nazionali, in particolare quelli del paese ospitante. In questo caso, gli Emirati Arabi Uniti si presentano come il paese leader nella produzione di idrocarburi e, allo stesso tempo, come campione delle energie rinnovabili. Questa dualità è stata oggetto di dibattito tra gli attivisti e gli esperti.
Il sultano Al Jaber, presidente della Cop28, è a capo della compagnia petrolifera nazionale ADNOC, e ciò solleva domande sulla possibile influenza degli interessi petroliferi nelle decisioni prese durante la conferenza. Tuttavia, Al Jaber ha dichiarato che gli Emirati Arabi Uniti sono impegnati nella lotta ai cambiamenti climatici e che il paese sta facendo la sua parte. Questa affermazione è stata accolta con scetticismo da alcuni osservatori, ma rappresenta un tentativo da parte del paese ospitante di dimostrare il proprio impegno nei confronti delle energie rinnovabili.
I punti di preoccupazione
Uno dei principali problemi affrontati durante la Cop28 è l’urgenza di ridurre le emissioni di gas serra per mantenere l’obiettivo di un aumento della temperatura di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, secondo gli esperti, finora non sono state adottate misure significative per raggiungere questo obiettivo, e il tempo sta per scadere. Karim Elgendy, un ricercatore presso il think tank londinese Chatham House, avverte che la finestra di opportunità è molto piccola, dato che il 2025 è la data limite per il picco delle emissioni.
Un altro punto di preoccupazione riguarda i legami tra i leader della Cop28 e l’industria dei combustibili fossili. Il presidente della Cop28 non è l’unico a essere associato a questa industria, poiché l’olandese Wopke Hoekstra, rappresentante dell’Unione Europea alla conferenza, è un ex dipendente della compagnia petrolifera Shell. Questi legami hanno suscitato critiche, ma alcuni osservatori ritengono che le dichiarazioni di Al Jaber sulla necessità inevitabile di ridurre i combustibili fossili rappresentino un passo in avanti.
Le proposte degli attivisti
Mentre alcuni paesi produttori di petrolio del Golfo propongono soluzioni come la cattura e lo stoccaggio del carbonio e il mercato dei crediti di carbonio, gli attivisti per il clima sostengono che queste misure non sono sufficienti. La cattura e lo stoccaggio del carbonio sono state criticate per essere una giustificazione per l’espansione della produzione di combustibili fossili, mentre i crediti di carbonio sono stati associati a pratiche di greenwashing.
Gli attivisti per il clima chiedono una disconnessione graduale dai combustibili fossili e l’abolizione dei sussidi a questa industria. Tuttavia, i paesi produttori di petrolio ritengono che i loro idrocarburi siano “i più puri e i più economici”, sostenendo che il mondo avrà sempre bisogno di loro. La sfida per la Cop28 sarà trovare un compromesso tra queste posizioni contrastanti.
In conclusione, la Cop28 si prospetta come una conferenza cruciale per affrontare la crisi climatica, ma le ombre degli interessi petroliferi si allungano sul suo svolgimento. La sfida per i partecipanti sarà quella di trovare soluzioni efficaci per ridurre le emissioni di gas serra e accelerare la transizione verso un futuro più sostenibile, mentre gli attivisti per l’ambiente continueranno a spingere per una vera azione contro il cambiamento climatico. “Il mondo non si sta più riscaldando, ma sta ribollendo”, come ha affermato il segretario generale Guterres, e la Cop28 sarà un banco di prova cruciale per il futuro del nostro pianeta.