diseguaglianze

Alex Langer sosteneva un approccio olistico e integrato alla questione ambientale, che considerava la conversione ecologica non solo come un cambiamento tecnologico o energetico, ma anche come una profonda trasformazione culturale e sociale. Che dovrebbe comprendere ridurre il consumo eccessivo, valorizzare le risorse locali, promuovere l’agricoltura biologica e sostenibile ma, soprattutto, cercare una più giusta distribuzione delle risorse, sia all’interno delle società sia a livello globale. Per questo Alex spiegava che la conversione ecologica sarà efficace solo se socialmente desiderabile. Ma come realizzarla se tutti gli indicatori ci mostrano come gli impatti dei cambiamenti climatici intensificano le diseguaglianze tra le diverse fasce della popolazione?

Lo studio

La conferma ci viene da un recente studio del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) che ha esaminato come la temperatura influisca sul divario sociale, focalizzandosi in particolare sui danni causati dal riscaldamento globale in Sud Africa, che esacerbano la povertà e l’iniquità.

Non solo, la ricerca ha evidenziato anche i vantaggi che la decarbonizzazione potrebbe avere nel ridurre le disparità socio-economiche e nel migliorare la qualità della vita delle persone, proprio per rendere questi cambiamenti desiderabili.

I ricercatori hanno osservato che la correlazione tra temperature, disuguaglianza e povertà non segue un andamento lineare, notando minori livelli di diseguaglianza con temperature moderate. Tuttavia, un incremento delle temperature porta ad un aumento delle disparità economiche, influenzando soprattutto i gruppi a basso reddito e rappresentando una minaccia per le comunità più esposte. Questo effetto è meno marcato nei segmenti più abbienti della società.

Questo conferma che i cambiamenti climatici stanno esacerbando le disuguaglianze e incrementando la povertà, tuttavia l’analisi degli effetti distributivi su scala microeconomica rimane un campo relativamente poco indagato, aspetto che risulta particolarmente rilevante nei paesi a basso e medio reddito, dove le popolazioni più vulnerabili sono maggiormente esposte agli impatti. Il lavoro di ricerca, pubblicato sulla rivista “Environmental Research Letters“, si focalizza soprattutto sulla connessione esistente tra la temperatura e fattori quali la diseguaglianza, la povertà e il benessere generale in Sudafrica, sia a livello nazionale che subnazionale.

I risultati

La ricerca, realizzata da un team collaborativo tra il CMCC@Ca’Foscari (partnership strategica tra la Fondazione CMCC e l’Università Ca’ Foscari di Venezia), il RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment, il Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment e la London School of Economics and Political Science, sottolinea non solo la necessità di adattarsi ai cambiamenti climatici ma anche i benefici secondari che la decarbonizzazione può portare nella diminuzione delle disparità socioeconomiche tra le comunità interessate.

Gli autori dello studio hanno identificato che la connessione tra temperatura, diseguaglianza e povertà è complessa e “non lineare”, con le disuguaglianze più contenute registrate a livelli di temperatura moderati. Al di là di una certa soglia termica (15-17 gradi centigradi), però, si evidenzia un incremento delle disparità tra i vari gruppi di reddito, con effetti particolarmente negativi sul benessere delle comunità vulnerabili.

Questa situazione è più marcata tra i segmenti più poveri della popolazione, e specificamente tra le famiglie degli agricoltori, che vedono la loro produttività e i redditi diminuire con l’aumento delle temperature. Al contrario, i segmenti più ricchi subiscono impatti minori grazie alla loro maggiore capacità di adattarsi ai cambiamenti.

L’analisi si estende anche alle proiezioni sul futuro, esplorando diversi scenari possibili. Ad esempio, lo studio evidenzia che i cambiamenti climatici potrebbero ridurre la crescita economica media e peggiorare le disuguaglianze. Mettendo a confronto lo scenario di emissioni moderate, denominato Rcp6.0, con uno scenario di riferimento che non prevede ulteriori riscaldamenti, gli autori prevedono che il coefficiente di Gini in Sudafrica — un indicatore statistico delle diseguaglianze economiche — potrebbe aumentare da 3 a 6 punti entro la fine del secolo. Questo incremento potrebbe comportare una perdita di benessere potenziale fino al 50%, soprattutto se associato all’impatto del riscaldamento sul PIL, che da solo potrebbe arrivare al 43% entro il 2100 in Sudafrica.

Le conclusioni degli scienziati

La sintesi delle conclusioni presentate nello studio sottolinea un aspetto critico: se le politiche climatiche non considerano le diseguaglianze socio-economiche nella loro formulazione, possono provocare effetti controproducenti, aggravando la situazione dei gruppi sociali più vulnerabili. Shouro Dasgupta, ricercatore presso il Cmcc e l’Università Ca’ Foscari Venezia, mette in luce come il cambiamento climatico non solo aumenta le disuguaglianze, ma come quest’ultime possono a loro volta intensificare gli impatti sociali del riscaldamento globale, attraverso una maggiore esposizione e vulnerabilità delle popolazioni. Egli avverte che senza un serio impegno nella mitigazione dei cambiamenti climatici, il benessere generale rischia di deteriorarsi notevolmente.

Soheil Shayegh, ricercatore presso l’Rff-Cmcc European Institute on Economics and the Environment, rileva che politiche di adattamento climatico efficaci e specificamente calibrate per le diverse comunità possono minimizzare gli effetti nocivi di un aumento eccessivo delle temperature e massimizzare i benefici derivanti dal mantenimento di un aumento termico moderato.

Johannes Emmerling, senior scientist presso lo stesso istituto, enfatizza che mentre è ampiamente riconosciuto che il cambiamento climatico influisce sui sistemi biofisici e sull’economia, è meno chiaro come questi impatti economici siano distribuiti tra le popolazioni. Per il caso specifico del Sudafrica, lo studio indica che le conseguenze del riscaldamento globale saranno più gravi per le famiglie a basso reddito, potenziando dunque le disuguaglianze. Emmerling conclude sottolineando l’importanza della mitigazione dei cambiamenti climatici, che diventa essenziale non solo per ragioni ecologiche ed economiche, ma anche per ridurre le diseguaglianze sociali. Esattamente come prefigurava Alex Langer.

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