grande guerra

Si avvicina la ricorrenza del 4 Novembre e con essa tutta una serie di iniziative votate al ricordo e alla celebrazione degli eventi che caratterizzarono la Grande Guerra. Una vera e propria ecatombe, se solo si pensa che il bilancio finale del primo conflitto mondiale parla di 17 milioni di morti tra militari e civili, di 20 milioni tra feriti e mutilati. Una strage di vite umane, con decine di milioni di famiglie spezzate negli affetti, condannate a un futuro di pena e di incertezza.

Resistenza alla follia

Non mancò tuttavia una qualche forma spontanea di resistenza alla follia collettiva, in diverse zone del fronte occidentale, nei giorni che precedettero il Natale del 1914. Un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche e britanniche lasciarono spontaneamente le trincee per incontrarsi nella terra di nessuno e fraternizzare, scambiandosi cibo e souvenir, fino a organizzare improvvisate partite di calcio. Era la vita che si ribellava alla morte, un bagliore di luce nelle tenebre più oscure. Durò poco e presto il rumore assordante di armi automatiche, mitragliatrici, cannoni e fucili mitragliatori riprese a dominare le giornate al fronte. La grande guerra fu purtroppo anche l’occasione per sperimentare nuove armi dal potenziale devastante, come lanciafiamme e soprattutto le terribili armi chimiche, quali fosgene ed iprite.

Il bilancio non considerato

Ma al bilancio finale di questa immane tragedia manca una voce, quella dei milioni di animali innocenti sacrificati allo stesso modo e senza possibilità di scelta in questo vero e proprio cataclisma globale. Il primo conflitto mondiale fu infatti una guerra diversa da tutte quelle combattute fino ad allora e fu per certi aspetti un punto d’incontro tra il mondo tecnologico emergente e il mondo rurale.

Gli animali ebbero un ruolo sempre più fondamentale mano a mano che i mesi di guerra passavano, incorporati nel cosiddetto “treno”, ossia l’apparato militare che muoveva tutte le operazioni logistiche degli eserciti: cucine da campo, trasporto feriti, trasporto viveri e armamenti. Quindi soprattutto muli, fondamentali sulle montagne, ma anche buoi e cani. Questi ultimi, insieme ai piccioni viaggiatori, vennero spesso sacrificati nel rilevamento della presenza di gas tossici. I cani furono inoltre utilizzati per il ritrovamento dei feriti e, vicino ai soldati, divennero sovente il loro unico legame di affezione durante il conflitto bellico.

Numeri sottostimati

Ma gli animali vennero utilizzati anche come cibo, in macelli provvisori allestiti vicino agli accampamenti. Complessivamente nella grande guerra secondo le stime ufficiali furono mobilitati 16 milioni di animali, di cui 11 milioni di cavalli, duecentomila piccioni, oltre centomila cani, oltre che muli, asini, buoi e maiali. Ma potrebbe trattarsi di numeri molto lontani dalla realtà. Ad esempio, considerato che la sola Russia utilizzò durante il conflitto circa cinquantamila cani, il numero reale dei cani morti su tutti i campi di battaglia potrebbe sfiorare il milione. Una moltitudine di esseri viventi traditi nella fiducia riposta nell’uomo.

La Gran Bretagna ha ricordato a Londra tutti gli animali caduti in battaglia con un memoriale, Animals in War Memorial Fund, dedicato simbolicamente al soldato numero 2709, un piccione viaggiatore morto in servizio. Il monumento si trova nei pressi di Hyde Park e fu inaugurato nel novembre del 2004, in occasione del novantesimo anniversario dallo scoppio della guerra.

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