Il Po è il più grande fiume italiano (652 chilmetri di lunghezza, 1.540 metri cubi di portata media e 71.000 chilometri quadrati di bacino idrografico) e la rinaturazione della sua area è inserita nel PNRR (Missione 2, Componente 4, Investimento 3.3); con i 357 milioni previsti per il progetto è prevista la salvaguardia della biodiversità e della sicurezza di chi vive vicino al fiume.
Il processo di rinaturazione, dovuto all’eccessiva canalizzazione dell’alveo, l’inquinamento delle acque, il consumo di suolo e le escavazioni nel letto del fiume, prevede una serie di interventi fra i quali:
- un processo di ricostruzione ecologica dei corsi d’acqua;
- diminuzione dell’intensità dell’uso delle risorse fluviali (acqua, suolo e inerti);
- promozione dell’uso delle risorse e dei prodotti locali;
- promozione di politiche di adattamento attenuando il ruolo degli interventi strutturali;
- potenziamento dell’informazione e dell’educazione ambientale;
- promozione dell’identità del fiume inteso come patrimonio comune ai fini della riappropriazione culturale e sociale.
Tutti gli interventi sono divisi in 5 tipologie:
- la riqualificazione di lanche e rami abbandonati;
- la riattivazione e riapertura di lanche e rami abbandonati;
- la riduzione dell’artificialità dell’alveo e in particolare l’adeguamento dei “pennelli”;
- la riforestazione diffusa naturalistica;
- il contenimento di specie vegetali alloctone invasive.
Contraddizioni
La rinaturazione del Po è l’unico grande investimento del PNRR destinato alla biodiversità ed è stato proposto ed ideato da Wwf Italia e Associazione nazionale estrattori lapidei ed affini (Anepla), due realtà estremamente differenti fra loro (Anepla riunisce le aziende che gestiscono cave di ghiaia e sabbia, prelevando materiale anche dal letto dei fiumi); i due soggetti proponenti sono però stati esclusi in un secondo momento dal progetto, che prevedere 56 aree da rinaturalizzare, per limitare la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa solo alle Amministrazioni pubbliche.
Molte comunità locali, ambientalisti ed amministratori esprimono insoddisfazione per la scarsa condivisione ed una disconnessione generale dalle esigenze dei territori; ad aggravare l’insoddisfazione è il coinvolgimento, come soggetto appaltante, di AIPO, Agenzia Interregionale per il fiume PO, che è alle prese con uno scandalo di corruzione in quanto l’ex direttore Meuccio Berselli ed altre quattro persone sono state indagate dopo il ritrovamento di borse e buste piene di denaro in abitazioni private e negli uffici di Parma, Reggio Emilia e Cremona.
Diverse sezioni locali di Legambiente, Confagricoltura e Coldiretti si sono apertamente dichiarate contrarie al progetto per diversi motivi, dai danni subiti dalle attività legate all’agricoltura alle modalità di salvaguardia delle biodiversità e di sicurezza.
Conclusioni
Il progetto, seppur con tutte le contraddizioni presenti, avrebbe bisogno di una accelerata, probabilmente con un controllo ed una trasparenza maggiori, e non è pensabile perdere l’opportunità di mettere in sicurezza diversi tratti lungo il maggiore fiume italiano, anche pensando all’intensità sempre maggiore degli eventi climatici, con la possibilità di non perdere ulteriore biodiversità.