scienziato

Gianluca Grimalda è stato licenziato. L’economista della Bocconi, scienziato del clima, che si è rifiutato di tornare dalla Papua Nuova Guinea in aereo per non inquinare, ha dovuto forzatamente cessare la sua attività per conto dell’istituto di Kiel per l’economia mondiale sito in Germania.

Grimalda si trovava in Papua Nuova Guinea per lavoro, avendo passato gli ultimi sei mesi in viaggio per Bougainville, l’isola più grande dell’arcipelago delle Salamon, una delle realtà più vulnerabili agli impatti del riscaldamento globale. La risoluzione del contratto ha fatto seguito alla diffida a tornare a Kiel entro cinque giorni, ricevuta a fine settembre, e lo scienziato ha già annunciato che presenterà una causa legale e farà ricorso contro questa decisione.

Obiezione di coscienza

Grimalda è obiettore di coscienza al volo dal 2010, forte delle sue convinzioni ma anche di dati scientifici chiarissimi. Il solo viaggio in aereo dalla Papua Nuova Guinea comporterebbe emissioni di anidride carbonica dieci volte maggiore rispetto ad un viaggio ordinario imbarcandosi su navi da carico, traghetti, treni e pullman, 5.300 kg di gas serra dell’aereo contro 420 kg del viaggio lento. Le sue parole non lasciano adito a dubbi: “Il viaggio aereo è il modo più veloce per bruciare combustibili fossili, quindi il modo più veloce per camminare verso la catastrofe”.

Il rifiuto di Grimalda non è il primo, anche in passato aveva imposto una modalità slow travel e l’istituto di Kiel non si era opposto, riconoscendo i giorni di viaggio come giorni di lavoro. Il rapporto ha cominciato a logorarsi nel 2022 quando lo scienziato ha partecipato a diverse azioni di disobbedienza civile insieme al gruppo Scientist Rebellion, un gruppo internazionale di scienziati ambientalisti, gemello di Extinction Rebellion, che si batte per la decrescita, la giustizia climatica e interventi più efficaci per contrastare il cambiamento in corso.

Altri casi

Sempre di questi giorni e sempre in Germania è la notizia che altri quattro scienziati, di cui tre italiani, saranno portati in tribunale per rispondere dei fatti verificatisi a Monaco di Baviera nel 2022. Si tratta anche in questo caso di attivisti di Scientist Rébellion che in vista del COP27 di Sharm-el-Sheik misero in atto tre azioni dirette e non violente contro la società di investimenti BlackRock, la casa automobilistica BMW e il governo tedesco, per le loro responsabilità nella crisi climatica.

Furono in tredici gli attivisti che si introdussero nella BMW di Monaco di Baviera gettando vernice su alcuni modelli di lusso, prima di incollare se stessi e dei manifesti ad uno di questi. Uno di loro, Leonardo Rebeschini, astrofisico, è convinto che sia l’unica via: “I governi mondiali hanno dimostrato chiaramente che o non credono nella scienza o non sono disposti a proteggere la popolazione dai disastri ecologici. È nostro dovere morale fare tutto il necessario per spingere al cambiamento”. Intanto gli scienziati coinvolti, dopo essere stati tenuti in detenzione preventiva per una settimana all’epoca dei fatti, rischiano una multa fino a 12.800 euro oppure 160 giorni di carcere per danni alla proprietà e violenza privata. Eppure per Rebeschini si impone una scelta impellente: “Il 2023 sarà ricordato come l’anno in cui le cose hanno cominciato a precipitare fuori controllo, non possiamo continuare a negoziare con le leggi della natura. È ora di scegliere da che parte stare: o siamo dalla parte della resistenza, o siamo dalla parte della complicità”.

Intanto il 24 ottobre prossimo il già citato Lorenzo Rebeschini, Lorenzo Masini (master in Biotecnologie Vegetali), Angelo Aiello (Scienze Naturali) e Nate Rugh (scienziato dell’ambiente), statunitense residente in Spagna, compariranno davanti al giudice competente.

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