Il verde urbano può migliorare la vita delle persone solo se concepito non più come decoro o semplice riempitivo, ma come vera e propria infrastruttura strategica per la sostenibilità e la qualità della vita nelle città. Le numerose ricerche scientifiche sulla relazione tra spazi verdi, qualità della vita e mortalità nelle aree urbane devono portare a un cambio radicale di prospettiva, avverte il WWF.
Gli spazi verdi possono curare i mali delle città
Il dossier “Persone città e natura. Rinnovare l’ambiente urbano e migliorare la nostra salute” è stato pubblicato dal WWF in occasione dell’iniziativa di Urban Nature che punta a spingere i cittadini ad aggiungere un pezzetto di verde alle proprie città e realizzare piccole oasi negli ospedali pediatrici italiani. Il dato di partenza è chiaro: le città occupano il 3% della superficie del Pianeta, ospitano il 55% delle persone del mondo, producono oltre il 70% delle emissioni di carbonio e più del 50% dei rifiuti, consumano tra il 60% e l’80% dell’energia e il 75% delle risorse naturali. Tutto ciò fa aumentare la loro impronta ecologica rendendole sempre di più un fattore di moltiplicazione del rischio per la loro concentrazione di vite umane, attività e beni esposti in una superficie molto ristretta. Le città italiane sono, ad esempio, tra le più colpite dal cambiamento climatico. Nel 2020 si sono contati 1.500 eventi meteorologici estremi, quattro volte in più rispetto al 2010. Negli ultimi 43 anni tali eventi hanno provocato in Italia 22.000 morti e 100 miliardi di euro di danni economici. I 18.000 mila decessi durante l’estate del 2022 hanno fatto registrare la più alta mortalità in Europa a causa delle ondate di calore. Gli spazi verdi, secondo il WWF, possono contribuire a “curare i mali” che affliggono le città e i suoi abitanti poiché forniscono servizi ecosistemici importanti come lo stoccaggio di migliaia di tonnellate di carbonio, l’infiltrazione di milioni di metri cubi di acqua, l’assorbimento di contaminanti, la pulizia dell’aria e la mitigazione delle temperature. L’aumento complessivo del verde potrebbe evitare fino a quasi 43.000 morti all’anno in Europa.
Puntare sul rapporto positivo natura-felicità
L’attuale modello di espansione urbana non è più sostenibile, è necessario fermare la cementificazione e spingere su progetti di rinverdimento e riforestazione, ma servono anche interventi per demolire costruzioni dismesse, ripristinando il suolo naturale. I benefici ecosistemici di queste azioni sono enormi per la conservazione della biodiversità e per ridurre i danni delle bombe d’acqua attraverso, per esempio, la de-impermeabilizzazione del suolo e appunto la presenza di vaste aree verdi. In Italia cresce più il cemento della popolazione: impermeabilizzazione e cementificazione sono progredite negli ultimi 3 anni con una media di 19 ettari al giorno (l’equivalente di 26,5 campi da calcio) generando la perdita spesso irreversibile non solo di aree naturali selvatiche, ma anche di aree agricole, con seri rischi per la sicurezza alimentare.
La presenza di spazi verdi in città fornisce benessere psico-fisico creando una correlazione positiva tra verde urbano e felicità. Esiste, infatti, un’innata affiliazione emotiva dell’uomo con la natura (biofilia) e quest’ultima può contribuire a ridurre gli ambienti malsani e a facilitare l’adozione di comportamenti positivi per la salute mentale e fisica. L’ambiente naturale può diventare inoltre centro inclusivo di aggregazione sociale per tutte le età, diminuendo i livelli di stress e diventando uno strumento utile per vincere solitudine e isolamento dei settori della società più fragili come anziani e giovanissimi. Le infrastrutture verdi sono strategiche per abbattere l’inquinamento acustico prevenendo, per esempio, fino a 3.600 morti l’anno in Europa per cardiopatia ischemica legata al rumore. Quest’ultimo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, è la seconda causa ambientale di problemi di salute dopo l’inquinamento atmosferico da particolato.
I numeri vincenti 3-30-300 per realizzare la “città in giardino”
L’OMS ha proposto una formula scientifica per garantire una giusta dose di natura alle persone: la regola del 3-30-300, ossia 3 alberi tra ogni casa, 30% di copertura arborea in ogni quartiere, 300 metri di distanza massima da un parco o da uno spazio verde per ogni cittadino. La situazione delle città italiane, secondo la storica associazione ambientalista, presenta ancora un ampio margine di miglioramento. I 18 m2 complessivi di spazi pubblici aperti, che dovevano essere assicurati ad ogni residente individuati dalla normativa italiana non hanno trovato molto spazio nei grandi centri urbani. Secondo i dati della Commissione europea, nel nostro Paese oltre il 20% della popolazione non ha accesso alle aree verdi e nonostante questo, avverte il WWF, il Governo ha operato un taglio di 110 milioni sui 530 previsti per la riforestazione urbana stanziati dal PNRR.
L’appello finale del dossier è rivolto a tutti, non solo istituzioni, ma anche aziende e cittadini per realizzare soluzioni che promuovano i servizi ecosistemici, la biodiversità, la salute mentale e il benessere delle città: parchi urbani, orti pubblici e privati, giardini pensili, stagni e laghetti di ritenzione, alberi stradali, spartitraffico verdi, vegetazione integrata negli edifici (ad esempio, facciate e pareti con piante rampicanti) e micro-foreste nelle città. Non più un giardino in città, ma una città in giardino.