È un quesito che in qualità di Dottore Commercialista diverse associazioni mi stanno ponendo negli ultimi mesi; è una questione importante che riguarda milioni di enti no profit in Italia e che può essere vitale per il loro futuro da quando è intervenuta la riforma del Terzo Settore ad oggi in fase transitoria.
Bisogna distinguere tra APS (associazioni di promozione sociale), ODV (organizzazioni di volontariato), ONLUS che di fatto hanno l’obbligo d’iscrizione al RUNTS (nella specifica sezione) e le associazioni semplici, culturali, musicali, pro-loco, onlus, associazioni sportive, comitati etc. che ne hanno, invece, la facoltà.
Recentemente sono stati riaperti i termini fino al 31 dicembre 2023 per consentire ad APS, ODV e ONLUS di modificare lo statuto con maggioranze semplificate ai fini dell’adeguamento alle disposizioni del terzo settore.
Per fare un discorso generale e non legato alla tipologia specifica di associazione bisogna distinguere da una parte degli aspetti pratici che trovano fin da subito applicazione, dall’altra una normativa fiscale agevolata per gli Enti del Terzo settore che è ancora in fase di definizione.
Il titolo X del Codice del Terzo Settore, contiene una serie di disposizioni in tema di imposte dirette e indirette per gli ETS; ad oggi le norme sulle imposte dirette non sono operative, in quanto si attende ancora, per la loro entrata in vigore, l’autorizzazione dell’Unione Europea; dal 1° luglio 2024 (recente proroga) è invece prevista l’entrata in vigore della nuova normativa Iva per il settore no profit. Questo tema è rilevante e pesa sulle scelte di governance degli Enti del Terzo Settore in quanto il rischio è da una tal data se non si sarà iscritti al Runts di perdere tutte le attuali agevolazioni e semplificazioni fiscali.
Con questa riforma si vuole quindi a creare uno spartiacque che interverrà da quando l’attuazione della stessa sarà definitiva dove da una parte ci saranno gli iscritti al Runts che saranno come oggi enti no profit con una normativa agevolata ad hoc per il terzo settore- dall’altra diverse associazioni magari che vivono già oggi in situazioni border line e che da enti no profit potrebbero essere considerate dal fisco di fatto attività commerciali.
Un altro discorso invece sono gli aspetti pratici che già oggi vediamo come esempio l’obbligo di iscrizione al Runts se si vogliono stipulare o rinnovare le convenzioni, richiesto da alcuni Comuni e altri enti; per aderire a finanziamenti agevolati verso gli Ets; per far parte di alcune reti associative a livello nazionale e internazionale, ecc.
In conclusione, pur sapendo che la procedura richiede tempo per adeguare gli statuti alla nuova normativa del Terzo Settore e soprattutto per le piccole associazioni bisogna considerare il sostenimento di costi sia per le pratiche di iscrizione e successivamente per gli adempimenti legati alla presenza nel registro Runts, il mio consiglio è sempre quello di procedere quanto prima.