Giovedì 24 agosto 2023 è iniziato lo sversamento dell’acqua radioattiva di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima nell’Oceano Pacifico; il Giappone ha cominciato l’operazione dodici anni dopo l’incidente, avvenuto l’11 marzo 2011 e causato da un megasisma sottomarino del 9° grado della scala Richter ed il successivo tsunami, con la previsione di una durata di circa 40 anni per il completamento dell’attività.
Tale attività è stata decisa dal governo Giapponese in quanto lo spazio di stoccaggio destinato alle acque di raffreddamento ed indicata come la meno dannosa fra le scelte possibili anche se ci sono pareri contrastanti:
- 1.34, i milioni di tonnellate di acque contaminate (oltre 500 piscine olimpioniche);
- l’acqua, filtrata e diluita, sarà rilasciata ad un chilometro dalla costa di Fukushima;
- 500.000, i litri massimi al giorno che saranno sversati attraverso un condotto sottomarino;
- l’operazione durerà 40 anni e saranno sversati anche le ulteriori acque che saranno utilizzate nei prossimi anni;
- dodici anni, per la precisione dodici anni e quattro mesi, è il tempo di dimezzamento della radioattività del trizio.
Il processo di diluizione
Prima di procedere allo sversamento le acque sono filtrate attraverso un sistema di filtraggio utilizzato dalla TEPCO (Tokyo Electric Power Company) chiamato ALPS (Advanced Liquids Processing System); secondo la TEMPCO la radioattività dell’acqua è stata diminuita a 1.500 becquerel per litro (Bq/L: il becquerel è l’unità di misura della radioattività) che rispetta i limiti della normativa giapponese (60.000 Bq/L) e quelli delle linee guida dell’OMS (10.000 Bq/L).
I filtri chimici utilizzati dal sistema ALPS permettono di rimuovere tutti gli elementi radioattivi ad eccezione del trizio, un isotopo dell’idrogeno, che rimane comunque in concentrazioni piuttosto basse, circa 3g di trizio sul totale dell’acqua contaminata; il trizio, già presente naturalmente in tutte le acque del Pianeta ed ha una radioattività considerata poco pericolosa in quanto non penetra i tessuti viventi, può produrre danni agli organismi se viene ingerito o inalato a concentrazioni elevate.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) delle Nazioni Unite ha dato parere favorevole al rilascio e offerto la sua supervisione tecnica (in quanto non esiste un sistema di depurazione efficace al 100% ed è quindi necessario analizzare continuamente lo stato delle acque e gli sversamenti).
I pareri contrari
La scelta ha subito ricevuto opposizioni e proteste quali, ad esempio:
- secondo gli esperti Usa del National Association of Marine Laboratories, organizzazione che riunisce un centinaio di istituzioni scientifiche americane che si occupano di ambiente marino, non ci sono dati scientifici adeguati a sostegno delle tesi del Giappone sulla sicurezza dell’operazione;
- Greenpeace Giappone, attraverso una nota, ha precisato che l’operazione non tiene conto delle prove scientifiche, viola i diritti umani delle comunità in Giappone e nella regione del Pacifico e non è conforme al diritto marittimo internazionale;
- le associazioni di pescatori giapponesi sono preoccupate che i consumatori scelgano di rivolgersi ad altri mercati.
Conclusioni
Indipendentemente dalla quantità di materiale radioattivo che sarà immesso nell’Oceano, sicuramente una quantità molto bassa, tale operazione rappresenta una azione che mette sempre più sotto stress la biodiversità marina; il diritto ad avere un ambiente pulito, sano e sostenibile non può essere non considerato.