I partiti di centro-destra in Parlamento europeo si sono attivati per ostacolare due direttive della Commissione su ripristino degli habitat naturali e riduzione dei pesticidi.
Le alleanze e le modalità per conseguire questi obiettivi scarsamente lungimiranti sono stati discussi e approvati dal maggiore partito europeo, il PPE, nella sua “Assemblea politica” svoltasi a Monaco di Baviera il 4 e 5 maggio 2023. L’offensiva organizzata dal centrodestra riguarda in particolare due normative che la Commissione aveva proposto il 22 giugno 2022: i regolamenti Ue sul ripristino degli habitat naturali e sull’uso sostenibile (e riduzione) dei pesticidi.
Le proposte
La prima proposta assegna a tutti gli Stati membri obiettivi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in vari ecosistemi, per almeno il 20 % delle superfici terrestri e marine entro il 2030, e poi per tutti gli ecosistemi con habitat degradati entro il 2050. Gli Stati membri dovranno elaborare dei “Piani nazionali di ripristino” per il conseguimento degli obiettivi, con un sostegno comunitario di circa cento miliardi di euro.
La seconda proposta fissa l’obiettivo vincolante di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi chimici, entro il 2030. Anche in questo caso gli Stati membri decideranno i propri obiettivi nazionali di riduzione entro parametri stabiliti per conseguire questo traguardo a livello Ue. Prima di poter utilizzare pesticidi chimici, come misura di ultima istanza, gli agricoltori dovranno adottare le pratiche di difesa integrata, con metodi ecologici alternativi di prevenzione e controllo degli organismi nocivi.
L’uso dei pesticidi sarà comunque vietato del tutto nelle zone sensibili: giardini pubblici e aree verdi urbane, parchi giochi, scuole, campi sportivi, sentieri pubblici, zone protette Natura 2000 e le aree dedicate a preservare gli impollinatori. Gli Stati membri dovranno presentare alla Commissione delle relazioni annuali dettagliate sui progressi compiuti. Ed è anche previsto che gli agricoltori ricevano una compensazione dalla Pac (Politica agricola comune) per tutti i costi connessi all’attuazione delle nuove norme, per un periodo transitorio di cinque anni.
La bocciatura della destra
Entrambe le proposte sono state bocciate in una risoluzione approvata dall’Assemblea politica del PPE, che ha qualificato la prima come “irresponsabile”, perché richiederebbe di sottrarre alla produzione agricola il 10% dei terreni oggi coltivati e considera la seconda come «non fattibile». Il leader del Ppe, il tedesco Manfred Weber, ha chiesto alla Commissione di prevedere una moratoria di due anni per le sopracitate iniziative normative.
Accanto al PPE (176 seggi su 705 in totale) è schierato anche il gruppo conservatore ECR (66 eurodeputati, compresi gli eletti di FdI), più almeno un terzo del gruppo euroliberale “Renew” (101 seggi). Un portavoce di Renew ha motivato il loro attacco alle due proposte affermando che dovrebbero essere sostenibili anche dal punto di vista sociale ed economico, non solo ambientale.
La strategia del PPE di Weber è puntare a un’alleanza organica con l’ECR, cercando di accordarsi su questi temi anche con i liberali di Renew (in particolare tedeschi e olandesi), ottenendo anche l’appoggio esterno della formazione di estrema destra ID (Identità e Democrazia, 62 eurodeputati, tra cui gli italiani della Lega).
Le elezioni a venire
Ormai si profilano le elezioni europee del 2024, che potrebbero segnare la vittoria di questa alleanza e quindi una nuova maggioranza nell’Assemblea di Strasburgo, incentrata sul PPE e l’ECR (con l’appoggio di Renew), invece che su PPE, Socialisti e Renew (con l’appoggio esterno dei Verdi), come è stato finora.
Nel frattempo, ci saranno diverse elezioni politiche nazionali (in Grecia, in Polonia, in Spagna) in cui il PPE spera continui a montare l’ondata che ha visto la destra vincere in Italia, Svezia e Finlandia. Un segnale molto importante, poi, è quello venuto dalle elezioni provinciali in Olanda, a marzo, con l’affermazione clamorosa del “Movimento civico contadino” (contrarissimo, neanche a dirlo, alla riduzione dei pesticidi).
Il PPE e i suoi alleati stanno cercando di arrivare al voto europeo senza accordi sulle due proposte, sperando che le normative siano bloccate, o cambiate radicalmente, da una nuova maggioranza di centro destra al Parlamento europeo. Questa possibile svolta a destra delle Istituzioni europee rappresenta un grande pericolo per l’impegno del nostro continente verso la sostenibilità ambientale, la tutela della Natura e della salute dei Cittadini europei.
Parimenti rischia di essere sotto attacco un’altra proposta della Commissione (del febbraio scorso) riguardante gli ecosistemi marini, che vieterebbe in particolare, entro il 2030, la pesca di fondo con le reti a strascico nelle aree Natura 2000 della direttiva Habitat.
Un altro terreno di scontro, infine, è la direttiva sulle emissioni industriali per quanto riguarda la sua applicazione agli allevamenti intensivi. Questa direttiva, proposta dalla Commissione nell’aprile 2022, definisce le soglie massime per il numero di animali allevati oltre le quali gli stabilimenti verranno considerati di tipo “industriale” e quindi sottoposti a regole più strette sulle emissioni.