L’inquinamento atmosferico, i danni economici
Anche i monumenti subiscono le conseguenze delle polveri sottili. Che l’inquinamento atmosferico sia un danno enorme, tra le varie cose, anche per l’economia pubblica non lo scopriamo di certo oggi. Eppure, una transizione ecologica che limiti davvero l’impatto degli agenti inquinanti viene spesso messa ancora in secondo piano per non intaccare il profitto delle grandi realtà economiche. A pagare profumatamente il prezzo di questa scelta scellerata è però la comunità, con buona pace dei soldi dei contribuenti investiti nel riparare ai danni che ogni giorno vengono perpetrati per questo motivo.
Tale dinamica risulta essere particolarmente veritiera nel caso dei gravi problemi alla salute che colpiscono coloro i quali abitano in aree particolarmente inquinanti. Esistono però altre voci della spesa pubblica che vengono intaccate dall’inquinamento. Tra queste, una che troppo spesso si tende a sottovalutare è quella della manutenzione del patrimonio artistico. A lanciare l’allarme in tal senso è stata la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) in un report pubblicato pochi giorni fa.
Le spese per il restauro dei monumenti
Nello studio vengono messe in correlazione le spese previste per il mantenimento e il restauro dei monumenti con la corrosione e le incrostazioni che originano da un’esposizione diretta e continua agli agenti inquinanti. Un esempio contenuto all’interno del report è emblematico: per la sola pulizia delle incrostazioni di calcare dalla facciata del Colosseo a Roma – sito patrimonio dell’UNESCO, anche se forse è superfluo ricordarlo – la cifra spesa è di circa 680 mila euro annui.
L’UNECE è andata poi oltre, promuovendo una nuova ricerca specifica su tre monumenti europei. Ad essere stati presi in considerazione, stavolta, sono stati la Residenza di Würzburg in Germania, il sito di San Doimo a Spalato, in Croazia, e la Reggia di Caserta in Italia. E proprio quest’ultima, tra i cinque luoghi più visitati in Italia negli per il 2021 e per il 2022, è risultata essere quello più a rischio dei tre. Lo studio si concentra più nel dettaglio sulla minaccia che per il patrimonio artistico rappresentano il particolato PM10 e l’ossido di azoto (NO2), due composti considerati estremamente inquinanti e corrosivi.
PM10 e ossido di azoto viaggiano
La Commissione mette però in guardia dal considerare – in una lettura piuttosto miope del fenomeno, in verità – il problema come una manifestazione locale. Se è vero, infatti, che parte degli agenti in questione vengono prodotti nelle zone adiacenti ai siti di riferimento, allo stesso tempo il PM10 e l’ossido di azoto, come anche molti altri composti di questo tipo, possono viaggiare per centinaia e centinaia di chilometri. In Europa Meridionale, ad esempio, una percentuale rilevante delle sostanze inquinanti è prodotta dalle navi che affollano il Mediterraneo e, addirittura, dalle polveri provenienti sin dal deserto del Sahara.
Insomma, che la lotta all’inquinamento atmosferico sia una questione da affrontare in maniera globale è ormai una verità difficile da negare. Eppure, come le difficoltà che abbiamo sottolineato in apertura a concepire l’inquinamento come un fenomeno anti-economico dimostrano, è forse giusto sottolineare un’altra volta ancora la necessità di un impegno universale.
Quel che importa, infatti, è prendere coscienza dell’urgenza di agire in maniera drastica e immediata. Prima che sia troppo tardi.