Il museo e la cultura della sostenibilità: Biomuseologia
Biomuseologia è il titolo di un saggio di grande interesse scritto da Maurizio Vanni, docente di museologia, storico dell’arte, esperto di marketing museale e curatore di più di 600 mostre che hanno avuto luogo in Italia e all’estero.
Il testo affronta un tema molto attuale e di grande respiro, vale a dire il ruolo trainante che le istituzioni museali possono avere nella transizione ecologica ed i dettami che dovrebbero seguire in quanto tali per ridurre al minimo il loro impatto ambientale. Da circa 40 anni ONU e UNESCO insistono sull’importanza di una presa di coscienza della problematica ambientale sulla cultura. E’ una questione filosofica, di stile di vita.
Andare incontro a una nuova domanda
I musei devono infatti svolgere un ruolo importante nel condividere con il pubblico le nuove esigenze, trovando soluzioni che rendano i nostri musei più inclusivi, andando incontro ad una nuova domanda che non è più fatta solo di specialisti, appassionati, addetti ai lavori. D’altra parte secondo l’Icom (International Council of Museums), cioè il board internazionale che disciplina il cammino dei musei e condivide linee guida anche gestionali, un museo non deve essere gestito come un’impresa per produrre utili, ma deve adempiere al compito che ha verso il pubblico. Il museo deve essere secondo la definizione Icom esperienziale, inclusivo e sostenibile.
La biomuseologia non va confusa con la bioingegneria o la bioarchitettura, cioè non si occupa della struttura degli edifici che fanno cultura, di pareti , muri o coperture, problema peraltro molto sentito in Italia vista l’antichità di alcune sedi museali o più in generale della loro età media.
Al contrario si occupa di tutto quello che si può fare senza alterare o tagliare le strutture portanti, quindi anche e soprattutto della conservazione ottimale e della protezione delle opere esposte, molto sensibili come è noto ai criteri di illuminazione e climatizzazione.
Emissioni dannose
Sappiamo infatti che la parte di spettro elettromagnetico utile alla visione di un’opera d’arte è quella appartenente alla porzione della luce visibile, ma molte sorgenti luminose in realtà, naturali o artificiali, possono contenere nel loro spettro di emissione altre radiazioni, quali ultravioletto e infrarosso, non utili alla visione e dannose per i materiali, agendo sui pigmenti dei colori, provocando surriscaldamento locali, alterando leganti organici o trasportando polveri.
Allo stesso modo la temperatura alla quale un’opera è esposta in maniera continuativa va controllata costantemente, perché potenzialmente causa di deterioramento e danneggiamenti. Tutto questo però ha un costo energetico, quindi economico ma anche ambientale.
Maurizio Vanni si è recato negli Stati Uniti per studiare le soluzioni adottate in quel paese rispetto alla biomuseologia, spostandosi tra Los Angeles, New York e Washington. Negli Usa esistono decine di musei di nuova concezione mentre al momento in Italia eccelle solo il Muse di Trento, museo ad impatto zero. Inaugurato nel 2013 il Museo delle Scienze di Trento è stato progettato da Renzo Piano e ha ricevuto la certificazione LEED Gold.
Una greenhouse
Si sviluppa su cinque piani più uno interrato e una serra tropicale, una vera e propria greenhouse che interpreta le biodiversità planetarie. All’interno del museo sono presenti pannelli fotovoltaici e geotermici e il sistema degli impianti dell’edificio è centralizzato e meccanizzato. Un sofisticato sistema di tende comandate da sensori di temperatura viene gestito in automatico per ridurre l’irraggiamento nelle ore estive e facilitarlo durante le giornate invernali. L’illuminazione e la ventilazione naturale, in alcuni spazi, permettono la riduzione dei consumi e la realizzazione di ambienti più confortevoli.
Buone notizie arrivano però anche dal MART di Rovereto, che dispone di uno speciale software per il controllo delle luci, e da altre piccole realtà nazionali. In definitiva i criteri della museologia stanno cambiando e con essa i percorsi espositivi. Nei musei di domani il benessere dei visitatori, naturalmente al centro di ogni offerta culturale, sarà anche legato ad una relazione con la sostenibilità ambientale. È ancora più auspicabile che siano i visitatori stessi a pretenderla e scegliere l’offerta anche in funzione di questo.