leone

Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa.
Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame.
Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante è che cominci a correre.”

Vittime della competizione

In questa nostra società ormai ci svegliamo e iniziamo a correre, spinti da una spinta concorrenziale che ha infettato ogni settore. Il capitalismo nella sua forma peggiore porta le persone a credere di essere in costante competizione, a scuola, a lavoro, nella vita. Devi correre più degli altri per vincere. Così finisce che se non riesci ad eccellere in ogni cosa che fai, sei un fallito. Se non hai la forma perfetta sei un fallito. La pubblicità e la politica te lo dicono ogni giorno “o corri o muori”.

Pensiamo solo al numero di suicidi (4000 all’anno in Italia nel 2019) o di studenti universitari e/o giovani (500 under 34, 200 under 24) che abbiamo letto nelle cronache.

Sono stati vittime e carcerieri di se stessi. La loro colpa è stata soltanto quella di non essere riusciti a soddisfare le aspettative della società. Hanno preferito ammazzarsi piuttosto che ammettere di essere persone ordinarie, di aver avuto delle difficoltà. 

Ma questo avviene in ogni settore, costantemente nella nostra vita. L’abuso di alcol, droghe, psicofarmaci dimostra che questa società non garantisce il benessere mentale e dunque fisico. 

Chi si ferma è perduto, chi si ferma è un fallito

Se ti fermi, qualcun altro prenderà il tuo posto. Siamo in competizione con ogni individuo su questa terra. Così facendo si erode giorno dopo giorno la solidarietà umana, tra simili. Così si è perso il concetto di classe

“Immigrati ci rubano il lavoro” bisogna fermarli, dobbiamo obbligarli a stare a casa loro. 

“Stare sul divano” è percepito come un crimine peggiore del rubare. Perché gli oggetti , i soldi si possono recuperare o riacquistare, il tempo no. La società consumista pretende di occupare ogni secondo delle nostre vite: o usi il tuo tempo per produrre beni o servizi o usi il tuo tempo per acquistarli. 

Non puoi avere tempo per te

E questo indottrinamento inizia già da bambini. La mattina a scuola, poi dopo scuola, poi attività sportiva, poi compiti, poi cena un po’ di tv e a letto che è già tardi, domani c’è scuola… 

Dobbiamo sempre eccellere, dobbiamo essere i migliori. Se troviamo qualcuno più bravo di noi, non dobbiamo ammirarlo e imparare, ma dobbiamo trovare il modo più veloce di eliminarlo dalla corsa. 

Il Covid ci ha regalato alcune cose positive come appunto il riappropriarsi del proprio tempo, della propria vita. Da qui il fenomeno delle grandi dimissioni, la spinta sociale per lo smart-working e la settimana corta. Ma non basta perché stiamo ritornando alla normalità, una normalità concorrenziale, dunque tossica, malata. 

La società della performance

La concorrenza può essere utile se essa serve per darci uno stimolo al miglioramento. Ma non può diventare una ossessione, si può essere ordinari, si può far parte del mucchio. Perché se è vero che uno su mille ce la fa come cantava Morandi, dobbiamo anche accettare di poter essere parte degli altri 999, senza sentirsi dei perdenti. 

La pubblicità, i media ci mostrano sempre degli esempi di eccellenza e li vendono come “normalità + impegno”, ma non è così. C’è molto altro oltre l’impegno: c’è il talento, c’è la predisposizione, c’è una vita meno complicata, c’è una situazione economica e sociale più favorevole. Ad esempio secondo Almalaurea “Considerando il complesso della popolazione tra i 45 e i 64 anni, infatti, la quota di laureati è del 14,1% tra gli uomini e del 16,1% tra le donne. Ma se concentriamo l’attenzione sui genitori dei laureati, tali quote salgono al 21,1% e al 21,8%. È evidente, dunque, che i laureati provengono da contesti familiari culturalmente più favoriti”.

Concludo con un invito: riprendiamoci le nostre vite, il nostro tempo. Siamo padroni di noi stessi. L’ordinarietà è un diritto, l’ozio un toccasana. Perché se ogni mattina invece di svegliarci e correre ci fermassimo a guardarci l’un l’altro, a guardarci attorno scopriremmo che il leone non esiste, siamo tutte gazzelle e il nostro cibo è vicino a noi e basta per tutti.

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