achenbach

Andreas Achenbach nacque a Kassel nel 1815 ed entrò giovanissimo all’accademia di pittura di Dusseldorf, divenendo con gli anni un valido pittore specializzato soprattutto nei paesaggi. Viaggiò a lungo attraverso l’Europa, toccando in particolare Scandinavia, Paesi Bassi e Italia. Ne trasse spunto e sollecitazioni per le proprie opere che si caratterizzarono subito per una vena realistica, un poco distante da quella prevalentemente romantica che caratterizzava il suo tempo, tanto da essere considerato un riformatore e tra i fondatori della scuola realistica tedesca. La stragrande maggioranza delle sue opere è conservata nei principali musei tedeschi, in particolare presso la Nationalgalerie di Berlino e la Neue Pinacothek di Monaco di Baviera. In Italia si può ammirare il lavoro del paesaggista tedesco alla Galleria d’arte moderna di Milano, dove brillano due sue opere: Marina agitata sotto un cielo burrascoso e Tramonto dopo un temporale a Porto Venere nel golfo della Spezia.

Marina agitata

L’esame della sua produzione indica che fin dalla seconda metà degli anni Trenta dell’Ottocento egli seppe codificare un preciso repertorio iconografico, in cui prevalgono vedute marine di sapore nordico, navi alle prese con mari in tempesta, scene di naufragio. Nella Marina agitata si ritrovano tutti gli elementi canonici, tipici delle sue drammatiche rappresentazioni pittoriche. La scena fotografa un paesaggio costiero, forse ispirato genericamente alle zone di Capri o Sorrento, mentre una fortificazione medievale di carattere nordico, simile ai castelli lungo il Reno, domina il paesaggio. In primo piano c’è una povera imbarcazione di pescatori squassata dalle onde spumose, mentre alcune figure si muovono sugli scogli in equilibrio precario. A ben vedere il primo piano, più che dalla barca, è dominato dal mare in tempesta e dalla sua furia, resa con una maestria e con dei colori di assoluto realismo. L’ampia porzione di tela riservata al cielo è dominata da nubi minacciose, sulle quali si stagliano dei gabbiani in volo.

Tramonto dopo un temporale

Nel Tramonto dopo un temporale la scena è invece ambientata sicuramente a Porto Venere, il borgo dell’estremo levante ligure tra le Cinque Terre e La Spezia. Achenbach vi era stato durante il lungo viaggio che lo portò nella nostra penisola tra il 1843 e il 1845. La posizione è suggestiva dal punto di vista paesaggistico, con un aspro promontorio, dominato dalla solitaria chiesa di San Pietro e, in posizione più elevata, dal castello costruito dalla Repubblica di Genova. L’artista tedesco ebbe modo di confrontarsi diverse volte con questo soggetto, in particolare con delle incisioni di cui si ha notizia. In questo caso specifico l’ambientazione è al calar del sole e le quinte scenografiche sono costituite dall’isola Palmaria a sinistra e dal già citato promontorio a destra, con gli edifici costruiti a picco sul mare. Anche in questo caso il mare è agitato, con onde spumose che rendono difficoltose le manovre di alcune imbarcazioni che tentano a fatica di prendere il largo. Il cielo, dominato dai toni aranciati del tramonto e segnato dagli immancabili gabbiani in volo, pare volersi liberare dalle nubi del temporale appena trascorso, eppure queste tinte soavi e rassicuranti contrastano con il moto ancora tumultuoso dei marosi, simbolo dinamico di un furore che accenna a fatica a placarsi. Anche in questo caso sono rintracciabili tutti gli elementi che fecero la fortuna di questo artista, resi con un romanticismo drammatico ed una verosimiglianza straordinaria.

Il fratello Oswald

Anche Oswald Achenbach, più piccolo di Andreas di dodici anni, fu un apprezzato paesaggista della scuola tedesca. Era innamorato dell’Italia, anche di più del fratello, e si soffermò in particolare sui paesaggi costieri della Campania. Fu sicuramente ispirato da Andreas e ne seguì le orme. Tuttavia in questo caso prevalsero atmosfere incantevoli ma senza contrasti, con colori caldi e luci delicate. Le scene dipinte da Oswald sono di una bellezza tanto pura e intensa da rendere i dettagli fotografici inessenziali alla meraviglia. D’altra parte pare che i due fratelli, caratterialmente molto diversi, un poco si detestassero e forse anche per questa ragione furono definiti l’alfa e l’omega della pittura tedesca, alludendo scherzosamente anche alle iniziali dei loro due nomi. Di sicuro c’è che la natura è la protagonista assoluta dell’opera di entrambi, una natura che pare letteralmente sovrastare gli esseri umani, componenti minori e trascurabili nelle loro opere, sia che si tratti della sua potenza esplosiva che della sua straordinaria bellezza. Un sentimento romantico che avremmo tutti un bisogno disperato di recuperare.

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