Quando parliamo di nuove tecnologie immaginiamo sempre gli automi, i robot con vita e coscienza propria tipici dei film. La realtà è invece molto distante da questa visione. Le nuove tecnologie infatti non sono disumanizzanti. Anzi non sono mai state così umane e legate agli esseri umani: l’uomo è al centro della quarta rivoluzione industriale. È la tecnologia al servizio dell’uomo, non il contrario. Spiegherò il perché con alcuni esempi:
Arte
L’intelligenza artificiale (come si può evincere dalle immagini) può creare delle bellissime immagini in pochi secondi.
Io non so disegnare, eppure ho creato queste immagini (con l’app IMAGINE). L’artista sparirà? No, perchè ci vuole comunque “il tocco” dell’artista, in quanto bisogna dare degli input, delle informazioni all’IA. L’arte cambierà probabilmente il modo di svilupparsi, ma non spariranno gli artisti.
Per la musica vale lo stesso (a tal proposito consigliamo i Breezer che hanno fatto uscire un album sullo stile degli Oasis, dove la voce di Liam Gallagher è fatta con IA, da cui il nome AISIS). Anche se nella musica c’è molta matematica quindi capiamo bene che è perfetta per l’IA, sarà sempre un artista che dovrà dare gli input. Quando fecero la loro comparsa i dispositivi per registrare la musica, i concerti non sparirono. La tecnologia da sola non fa nulla. Ci vuole sempre qualcuno che dà le istruzioni. L’uomo resta essenziale.
Modifica dell’essere umano
Per esempio c’è stato un interessante esperimento descritto ne “La tirannia dell’algoritmo” di Benasayag dove sono stati monitorati due gruppi di tassisti, uno che usava i navigatori e uno che non li usava. Dopo tre anni, i tassisti col navigatore avevano i nodi sottocorticali del cervello, che notificano spazio e tempo, atrofizzati, se pur in maniera reversibile. Questo potrà avvenire per altre capacità o parti del corpo umano, anzi è ovvio che avvenga. È come quando si è sedentari e le gambe perdono in forza. Siamo nel pieno di una fase evolutiva. Cambieremo come siamo sempre cambiati nel corso del tempo. Svilupperemo capacità nuove, e ne perderemo di altre ormai inutili.
Etica
Qui si apre quello che è probabilmente il maggior risvolto umano e umanista. La filosofia e l’etica saranno essenziali per direzionare il cambiamento, mettere limiti dove necessari, comprendere e applicare i cambiamenti nella società attraverso le tecnologie (per questo consiglio TECNO_EVO di Alessandro Isidoro Re).
Un dato cambiamento è possibile, ma è auspicabile? Ci dovranno essere accordi internazionali tra i vari portatori di interesse e la politica, come si fece per le armi chimiche (Parigi ’93). Pensiamo alla clonazione (è etica? che limiti porci? I cloni hanno diritti umani o meno?) o alla guida autonoma (in caso di incidente auto-pedone qual’è la priorità di salvataggio?), cyber-chirurgia (impiantare cyber organi è ok? Fino a che limite? Fino quando si può essere ancora considerati umani?) senza contare le fecondazioni indirette e la capacità di creare nuova vita, nuovi tessuti e di modificare il DNA. Inoltre c’è tutto il tema della privacy (chi controlla i big data? Come vengono usati? C’è trasparenza e informazione sufficiente?). Senza contare le apparecchiature indossabili (per esempio gli smartwatch ma anche i macchinari non invasivi per gli anziani o i fragili con cui monitorare i parametri vitali h24) le app di controllo (vedi rider).
Per concludere le tecnologie apporteranno enormi cambiamenti nella nostra società. Dobbiamo chiederci quali cambiamenti sono accettabili, giusti e quali no. Resta il fatto che noi non dobbiamo metterci in concorrenza con le tecnologie dato che noi possediamo caratteristiche che ora (e probabilmente mai) potranno essere sostituite, quali i sentimenti, l’empatia, la cura di noi stessi e gli altri. Sarebbe come se un contadino si mettesse in concorrenza con il trattore o la zappa.
Dobbiamo usare le tecnologie come mezzo per liberare tempo da dedicare alla nostra vita, alla famiglia e ad arricchirci umanamente. Non combattiamo le macchine, valorizziamo noi stessi.