ecologia

L’origine del termine

La definizione ufficiale di ecologia è quella coniata nel 1866 dallo scienziato tedesco Ernst Haeckel nel suo libro Generelle Morphologie der Organismen, ossia la seguente: “L’insieme delle conoscenze che riguardano l’economia della natura, l’indagine del complesso delle relazioni di un animale con il suo contesto sia inorganico sia organico, comprendente soprattutto le sue relazioni positive e negative con altri animali e le piante con cui viene direttamente o indirettamente a contatto. In una parola, l’ecologia è lo studio di tutte quelle complesse interrelazioni alle quali Darwin fece riferimento come le condizioni della lotta per l’esistenza”. Si tratta di una definizione che tiene conto come per il termine economia del suffisso greco oikos, che si traduce con famiglia oppure con casa. Quindi se economia equivale a gestione della casa, ecologia significa studio scientifico della casa e dei suoi equilibri.

L’ambientalismo

Dall’ecologia è nato poi l’ambientalismo, ossia un atteggiamento votato alla salvaguardia di questi equilibri, questione resa sempre più attuale dall’impatto che le attività umane hanno avuto in maniera via via crescente sull’ecosistema nel suo complesso. Si è provato cioè a dare una risposta puntuale alle tante singole emergenze ambientali: l’inquinamento dell’acqua o dell’aria, l’uso di fonti energetiche più pulite, l’attenuazione dell’impatto delle grandi infrastrutture. L’ambientalismo quindi accetta il modello esistente, capitalistico e produttivista, chiedendo solo di volta in volta dei correttivi.

L’ecologia politica

Dall’ambientalismo tende invece a smarcarsi l’ecologia politica, almeno secondo un dibattito molto acceso in Francia ed alimentato da un articolo apparso qualche anno fa su Liberation a firma Guillaume Carbou, docente di comunicazione dell’università di Bordeaux. L’ecologia politica sarebbe un’istanza più alta, perché punta a dare una risposta complessiva a tutte le emergenze ambientali, attraverso una comprensione profonda di quelle che sono le vere necessità di uomini e donne, ma anche della natura stessa. Questa risposta passerebbe attraverso una revisione generalizzata del modo in cui viviamo le nostre vite, cambiando un sistema fondato sulla tecnocrazia e soprattutto sull’iperconsumismo, foriero di una enorme quantità di rifiuti, e sull’iperproduzione, a sua volta capace di innescare una competizione sfrenata a livello globale che ha come conseguenza la distruzione e lo snaturamento di enormi porzioni di territorio.

L’ecologia cosmica

Ultimamente poi si comincia a parlare anche di ecologia cosmica. Di cosa si tratta? Cosa c’entra adesso lo spazio? Intanto bisogna premettere che proprio lo spazio ha dato un grosso contributo al consolidamento delle battaglie ambientaliste. L’impatto delle attività umane sul nostro pianeta è chiaramente visibile dallo spazio: il buco d’ozono, le desertificazioni, l’inquinamento dell’aria. Il satellite dell’ESA Sentinel 5P lanciato nello spazio nel 2017 per studiare l’atmosfera ha scoperto grandi quantità di ossido di azoto nell’aria che circonda alcune parti dell’Europa. Si tratta, come è noto, del gas contenuto negli scarichi di automobili, camion e altri veicoli, ma anche prodotto dalle grandi fabbriche che bruciano combustibili fossili. La concentrazione di questo agente estremamente nocivo è particolarmente evidente sull’Olanda, la Val Padana, il bacino della Ruhr, alcune zone della Spagna.

Tuttavia quando si parla di ecologia cosmica ci si riferisce ad un’altra cosa, una nuova frontiera, lontana ma neanche troppo, vale a dire lo studio degli equilibri tra l’ambiente ed eventuali forme di vita presenti su esopianeti (pianeti esterni al nostro sistema solare) giudicati abitabili e quindi in grado di ospitare potenzialmente esseri viventi. Grazie all’attuale capacità di rilevare pianeti di piccole dimensioni ad enormi distanze è possibile affermare con una certa convinzione che il 22% delle stelle simili al Sole siano accompagnate da pianeti simili alla Terra e collocati nella cosiddetta zona di abitabilità.

Poiché solo nella nostra galassia di stelle simili al Sole ce ne sono decine di miliardi, la conseguenza è che dovrebbero esistere anche decine di miliardi di pianeti simili alla Terra ed in condizione di ospitare la vita in maniera analoga a quanto accade sul nostro pianeta. Una tale abbondanza ci permette di parlare con un certo fondamento empirico di “ecologia cosmica”, ossia dello studio di come e perché si svilupa, oppure no, la vita in condizioni ideali, sconfessando il grande biologo Jacques Monod che parlava di immensità indifferente del cosmo. Il più vicino di questi pianeti “analoghi” si trova solo, si fa per dire, a 12 anni luce dalla Terra e qualche settimana fa il Daily Mail ha rilanciato la notizia di un segnale radio proveniente proprio da questo esopianeta. Ebbene, speriamo di non dover parlare in un prossimo futuro anche di ambientalismo cosmico.

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