guano

Il guano è un tipo di letame di colore bianco particolarmente ricco di fosforo e azoto, derivato dagli escrementi degli uccelli e usato in varie parti del mondo come fertilizzante.

Dal Sudamerica

La parola guano deriva dalla traduzione spagnola del termine huanu, utilizzato in lingua quechua, la lingua originaria delle popolazioni andine. Ebbene già all’epoca delle civiltà precolombiane erano note le potenzialità del guano, tanto che gli scavi archeologici hanno dimostrato che le popolazioni andine raccoglievano questi escrementi in maniera sistematica. Per oltre 1500 anni le piccole isole al largo delle coste del Perù vennero setacciate con cura e i documenti lasciati dai colonizzatori spagnoli confermano l’estrema importanza che veniva assegnata a questa sostanza. Nell’impero inca l’accesso alle riserve di guano era regolamentato e il disturbo degli uccelli che lo producono era punito addirittura con la morte.

La cacca dunque porta fortuna, non solo a pestarla come da simpatica credenza popolare, ma soprattutto a raccoglierla. Nelle isole quasi disabitate al largo del Perù, dove gli uccelli godono di un’esistenza quasi indisturbata, gli strati di guano sovrapponendosi possono raggiungere anche decine di metri di spessore e quello raccolto ha un importante valore economico, rappresentando una delle principali voci di export.

In Europa

In Europa ci si è accorti relativamente tardi delle proprietà di questa importante risorsa naturale, ben dopo gli indigeni. Il primo europeo a capirci qualcosa e a scriverne diffusamente fu il naturalista e geografo tedesco Alexander von Humboldt ai primi dell’Ottocento. Questo accese una nuova luce sul guano e la notorietà derivata dalle opere di von Humboldt portò in breve tempo ad una esportazione diffusa, la qual cosa finì, incredibile ma vero, per alimentare addirittura dei conflitti se non delle vere e proprie guerre, alla stregua di quanto succedeva per il caffè, il te, il cacao e altre spezie.

Il controllo sul guano giocò per esempio un ruolo chiave nella guerra per il predominio sulle isole Chincha, combattuta tra il 1864 e il 1866 dalla Spagna contro un’alleanza costituita da Cile e Perù. Sull’onda della “febbre da guano” gli Stati Uniti approvarono nella seconda metà dell’Ottocento il Guano Islands Act, un trattato che permetteva ai cittadini americani che scoprivano depositi su isole non ancora registrate e riconosciute di appropriarsene legalmente.

Un business virtuoso

Attualmente il guano, dono principalmente di cormorani e pellicani del Perù, rappresenta un esempio virtuoso di come fare business nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità. La raccolta viene effettuata ancora oggi a mano e senza dispositivi meccanici che spaventerebbero gli uccelli. Le isole dove l’oro bianco viene prodotto con più assiduità sono sorvegliate tutto l’anno per scongiurare il bracconaggio, ma anche la prevedibile raccolta illegale, anche se le operazioni di raccolta hanno luogo nel corso di un periodo di circa otto mesi.

Non solo, il governo peruviano è obbligato a proteggere anche l’ecosistema marino in cui gli uccelli sono inseriti, pena un raccolto di qualità e quantità inferiore. Oggi grazie alle sue 21 isole del guano il Perù è il principale produttore ed esportatore di questa materia prima, sempre più richiesta dalle coltivazioni biologiche. Chissà se Piero Manzoni, artista del XX secolo e autore della celebre opera merda d’artista esposta al Museo del Novecento di Milano, con la quale si prendeva un poco gioco dell’arte contemporanea, avesse mai sentito parlare del guano. L’opera richiederebbe infatti di essere reinterpretata con un senso nuovo e decisamente imprevisto.

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