Gli alberi, le foreste e gli spazi verdi svolgono un ruolo fondamentale nel garantire una vita sana su scala globale, promuovendo la salute fisica e mentale della popolazione e riducendo i rischi di mortalità. Lo ribadisce uno studio, presentato dagli scienziati dell’International Union of Forest Research Organizations (IUFRO) durante la Giornata internazionale delle foreste.
Lo studio
Il gruppo di ricerca, composto da 44 scienziati esperti in diversi ambiti tematici, ha valutato gli impatti che le foreste e gli ambienti verdi possono provocare sulla salute umana. Secondo quanto emerge dall’indagine, queste realtà supportano un’ampia gamma di benefici per la salute fisica, mentale, sociale e spirituale, ad esempio promuovendo lo sviluppo neurologico dei bambini, riducendo il rischio di problemi di salute come diabete, insorgenza di tumori, depressione, disturbi legati allo stress e invecchiamento cognitivo. Allo stesso tempo, aggiungono gli esperti, le foreste possono migliorare le interazioni sociali e il rilassamento.
Stando alle stime del rapporto, almeno il 24 per cento dei decessi che si verificano a livello globale potrebbe essere ricollegato a fattori ambientali negativi come l’inquinamento atmosferico ed eventi meteorologici estremi. Morte prematura e malattie potrebbero in parte essere quindi prevenute attraverso il contatto con ambienti più sani e spazi verdi più efficienti.
Gli impatti sulla salute
“Il nostro lavoro – afferma Cecil Konijnendijk, presidente del Panel e ricercatore presso l’Università della British Columbia, in Canada – sostiene una prospettiva One Health, che riconosce la correlazione e l’interdipendenza tra la salute umana, degli animali, delle piante e dell’ambiente in generale. I dati suggeriscono che i responsabili delle decisioni in materia di foreste, salute e domini correlati dovrebbero adottare prospettive più integrative per affrontare le sfide legate a questi temi”.
Gli esperti aggiungono che esistono anche alcuni impatti negativi che devono essere mitigati e affrontati. Ad esempio l’insorgenza di allergie, la maggiore probabilità di focolai epidemici di malattie trasmesse dagli animali o il rischio di incendi boschivi possono compromettere la salute umana. “Tali conseguenze negative – osservano gli autori – sono principalmente dovuti a rapporti malsani tra umanità e ambienti verdi, ad esempio una cattiva gestione delle foreste o una scelta inappropriata delle specie vegetali per gli spazi urbani. In particolare, si stima che il cambiamento dell’uso del suolo abbia causato l’insorgenza di oltre il 30 per cento delle nuove malattie diffusesi dal 1960”. “È pertanto fondamentale migliorare la comprensione del ruolo della natura nel fornire benefici agli esseri umani – concludono gli scienziati – e, di conseguenza, il ruolo che la continua distruzione della natura sta svolgendo nell’aumento dei rischi per la salute. Per affrontare le sfide sanitarie è infatti necessario riconoscere e proteggere i legami tra la salute umana e il benessere delle alte specie, degli ecosistemi e del pianeta nel suo insieme”.
Il patrimonio italiano
Il patrimonio forestale italiano è costituito da circa 9 milioni di ettari. All’interno delle aree protette la superficie forestale è di oltre 3 milioni e 800mila ettari, nei Parchi nazionali è di oltre 250mila ettari. A livello mondiale, occupa oltre un terzo del territorio. A ricordarlo il Mase in una nota in occasione della Giornata internazionale delle foreste.
Nel nostro Paese, sin dal Regio decreto forestale del 1923, la normativa mira a tutelare e ad aumentare gli ecosistemi forestali. La collaborazione tra i due ministeri competenti, Agricoltura e Ambiente, ha dato negli anni i suoi frutti, dalle Linee guida forestali al Programma quadro del settore forestale, dal Testo unico in materia di foreste e filiere forestali alla Strategia nazionale foreste. “Una collaborazione che si è rivelata strategica”, sottolinea il Mase. Alla gestione sostenibile delle foreste il Mase fornisce il suo contributo anche con altre misure, come i progetti Life-foreste, i programmi ‘Parchi per il clima’ e quelli attuativi del decreto clima e del Pnrr.