Il settore privato non porrà mai fine alla deforestazione; questa è una delle conclusioni chiave delineata dal settimo report “Forest 500” pubblicato dalla Ong Global Canopy. Il report prende in considerazione le politiche e le prestazioni di 350 aziende e di 150 istituzioni finanziarie legate alla deforestazione.
Nonostante manchi poco ad uno dei passaggi fondamentali per il raggiungimento dell’obiettivo net-zero, la scadenza del 2025 (per aziende ed istituzioni finanziarie) prefissata dalle Nazioni Unite per eliminare la deforestazione dovuta all’estrazione di materie prime, il 40% delle imprese e delle istituzioni finanziarie con la maggiore esposizione sulla deforestazione tropicale non ha ancora impostato le proprie politiche sulla deforestazione; la deforestazione è legata indissolubilmente all’abusi dei diritti umani e, analizzando il report, le aziende non riescono a riconoscere e, conseguentemente, ad agire sull’ampia gamma di violazioni dei diritti umani collegate alla proprie attività.
Il rischio delle azioni parziali
Il rapporto evidenzia numeri preoccupanti, sia per quanto riguarda gli impegni presi dalle aziende che per l’effettiva attuazione degli stessi:
- 109 (31%) aziende delle 350 prese in esame non hanno politiche di deforestazione complete;
- solo il 50% delle aziende con un impegno totale dichiarato effettua il monitoraggio dei fornitori e delle aree di approvvigionamento per verificare che siano in linea con le linee guida aziendali;
- nessuna delle società valutate soddisfa i requisiti in materia di diritti umani.
Le 150 istituzioni finanziarie prese in considerazione dello studio forniscono finanziamenti per 6.1 trilioni di dollari alle imprese nelle filiere a rischio forestale ma il settore non ha fatto progressi sensibili:
- 16 (11%) hanno politiche complete sulla deforestazione;
- 92 (61%) non verificano l’indirizzo dei propri prestiti ed investimenti;
- nel 2022, tali istituti hanno concesso finanziamenti per 3.6 trilioni di dollari alle aziende con la più alta esposizione di rischio deforestazione;
- 48 (32%) hanno riconosciuto pubblicamente la deforestazione come rischio aziendale;
- 41 (27%) hanno adottato la FPIC (Free, prior and informed consent – consenso libero, preventivo e informato);
- nove (6%) hanno una policy per rispettare gli usi dei Popoli indigeni e delle Comunità Locali.
Conclusioni del report
Il 2023 deve essere un anno spartiacque per il progresso in quanto l’ultimo rapporto Forest 500 mostra che aziende e le istituzioni finanziarie stanno già operando in ritardo; la fine della deforestazione tropicale non è solo un obiettivo ma l’unica opportunità di mantenere vivibile il nostro pianeta.
La deforestazione influisce sulle temperature globali, emissioni, biodiversità, precipitazioni, spostamento e sicurezza del cibo e l’inazione è un rischio per la finanza, un rischio per l’economia ed un rischio per la vita; servono impegni e politiche forti, rendicontazione trasparente e responsabilità per rimediare ai danni del passato e garantire il progresso.
Come è possibile intervenire? Tutte le parti interessate hanno un ruolo da svolgere e nel report sono identificate alcune azioni:
- da parte di Aziende ed istituzioni finanziarie:
- riconoscimento dii rischi di una continua inazione (legislativo, finanziario, operativo) per quelle senza alcuna politica attuale;
- garanzia e monitoraggio dell’applicazione degli impegni presi per quelle con politiche già in atto;
- Impostazione degli impegni di deforestazione con un obiettivo data massimo del 2025;
- includere la bonifica per qualsiasi deforestazione e violazioni dei diritti umani dopo il 2020;
- da parte dei governi:
- consentire alle aziende ed alle istituzioni finanziarie l’implementazione di politiche adeguate;
- rafforzare ed includere nelle istituzioni finanziarie la “due diligence” per verificare gli ambiti di utilizzo dei finanziamenti.