Di che cosa parliamo quando parliamo di attivismo?
Accade spesso che, partendo dagli stessi principi ideologici e dagli stessi valori, si sviluppino gruppi di attivismo con metodologie diverse. Ecco, noi di Greencast – considerato il periodo e la demonizzazione pubblica, se vogliamo, di alcune forma di disobbedienza civile – abbiamo sentito il bisogno di far dialogare fra loro un movimento e un’associazione che declinano l’attivismo in maniera diversa, seppure mossз da ideali molto vicini.
Nell’ultima puntata, dal titolo Attivismi a confronto, sentirete quindi Tommaso Iuas di Ultima Generazione e Francesco Tosato di Legambiente. Due cenni storici: se Legambiente è nata a inizio anni Ottanta dalle piazze che hanno portato al referendum contro il nucleare e abbraccia oggi ogni tema che riguarda l’ecologismo, Ultima Generazione è un movimento scaturito principalmente dal bisogno recente di decarbonizzazione, defossilizzazione e lotta al cambiamento climatico. Il nome Ultima Generazione è balzato alle cronache ultimamente per la grave faccenda che ha visto al centro Simone Ficicchia, attivo in questo movimento, che ha rischiato di subire il codice antimafia. L’intera vicenda l’ha raccontata Nicola Sabatini in questo articolo.
Ora, è stato da poco arrestato il superlatitante Matteo Messina Denaro, accusato di aver fatto saltare Falcone, Borsellino, via dei Georgofili e tutto il putiferio che accadde attorno al ’92-’93, accusato di aver ucciso uomini e averli sciolti nell’acido, di aver fatto sciogliere nell’acido addirittura un ragazzo di quindici anni. E qua mi fermo, credo che il concetto sia chiaro: il codice antimafia è stato creato per criminali di questo calibro, non per attivistз che, in nome di ideali e obiettivi condivisibili, compiono atti conflittuali, sì, ma non violenti. È bene sottolineare ancora una volta questo aspetto della questione, la cui dinamica giudiziaria ci ricorda un po’ il Volonté di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (quando associa manifestanti e rapinatori poiché entrambi, secondo lui, tendono allo stesso fine “il rovesciamento dell’ordine sociale”). Legambiente, come tuttз sappiamo, ha un altro approccio: l’ambientalismo scientifico presuppone lo studio e l’approfondimento delle tematiche, la denuncia dei problemi e la formulazione di soluzioni ecologiche unita alla presenza attiva sui vari territori. Tuttavia, che ci si senta più vicini al primo piuttosto che al secondo approccio, occorre notare – e credo che questo aspetto emerga dalla nostra puntata – come in realtà questi stessi siano complementari.
Le questioni ecologiche presuppongono studio e ricerca, è un passaggio necessario per avere cognizione di ciò di cui si parla e prendere posizione. Quando però la voce dell’attivismo si perde e disperde in agende setting dei telegiornali o scalette dei quotidiani tarate su altri parametri – e diventa perciò voce fioca nel mondo della post-verità – c’è bisogno anche di azioni plateali. Come portare la questione climatica e le contraddizioni del sistema in cima ai trend topic dei mezzi di informazione è una domanda che Ultima Generazione si pone e, seppure spesso le loro rivendicazioni sono oscurate da demonizzazioni ed esagerazioni giudiziarie come l’affaire Ficicchia, l’obiettivo è stato discretamente raggiunto. A seguito delle loro azioni, l’elefante nella stanza – il clima – è stato portato finalmente in televisione e sui media, nonostante si cercasse di ignorarlo.
Anzi, Tommaso nella puntata che, spero, ascolterete (vi faccio un piccolo spoiler solo perché è un punto che mi è rimasto impresso) riflette sul fatto che la grande arte è percepita come immortale, oltre i miseri 60 anni di speranza di vita delle persone. Quando la si vede sotto attacco, è come se questa presunta immortalità fosse minacciata. Se ci pensate, l’attacco alle opere d’arte è esso stesso una performance concettuale molto potente che ricalca quello che la questione climatica potrebbe fare e sta facendo alla specie. Quindi, altro che iconoclasti: parliamo di attivisti ben consci del medium che si va a chiamare in causa.
L’importante è tenere a mente che la non-violenza e l’impegno ecologico e sociale sono i punti di partenza comuni. Ogni persona, io credo, ha il suo modo di essere attivista. Ci sono i modi da evitare – quelli violenti, la storia ce lo insegna: ogni tipo di violenza, anche quella che non ferisce fisicamente un essere vivente, è condannabile. Tutto il resto sono strade percorribili: l’approccio scientifico e la presenza sul territorio, l’approccio istituzionale, quello creativo, quello divulgativo, quello studentesco, il nostro podcast e la vernice su una statua o su un portone. Ognuno di questi approcci risponde a un bisogno scientifico, comunicativo, emotivo, umano riguardo a una questione – non solo climatica ma ecologica a tutto tondo – non più ignorabile.