Un nuovo studio pubblicato su “Nature Water” mostra che il mondo sta rischiando una crisi idrica mondiale più grave del previsto. La connessione tra le precipitazioni e la quantità di acqua disponibile nei fiumi è più stretta di quanto si pensasse in precedenza.
I risultati mostrano che i pericoli legati al cambiamento climatico per l’approvvigionamento idrico in molte parti del mondo potrebbero essere stati sottovalutati. Particolarmente a rischio sono Africa, Australia e Nord America, che potrebbero subire una crisi dell’approvvigionamento idrico entro il 2050.
Gli autori dello studio sostengono che le proiezioni attuali sono relativamente carenti e che i modelli di previsione dovrebbero essere regolati in base a misurazioni effettive. Il team di ricerca ha costruito un database di osservazioni di flusso da oltre 9.500 bacini idrografici in tutto il mondo, con serie temporali che si estendono per diversi decenni.
In Italia
Quanto all’Italia, manca un controllo sul consumo di acqua sia per uso residenziale che produttivo. Il consumo pro capite è 100 litri più alto della media europea e solo il 20% dei prelievi d’acqua è destinato all’uso civile, mentre il restante 80% è fuori controllo, con il settore agricolo che rappresenta il 53% dei prelievi. Inoltre, ogni anno vengono buttati in mare 9 miliardi di metri cubi d’acqua che in altre parti d’Europa vengono riutilizzati.
Gli ecologisti penano che la costruzione di bacini artificiali, proposta da vari fronti, non risolverà il problema della scarsità d’acqua, soprattutto perché non c’è una politica che punti ad una riduzione dello spreco idrico, in particolare nel settore agricolo intensivo.
Le soluzioni
Per affrontare le frequenti alluvioni e le periodiche siccità, è necessario anche piantare alberi che contribuiscano a contrastare l’inquinamento e le precipitazioni estreme, costruire tetti verdi, parchi, stagni e altre superfici permeabili che possano assorbire l’acqua durante le piogge torrenziali. Si dovrebbe superare la visione tecnocentrica e interventista del secolo scorso e riconoscere la funzionalità degli ecosistemi, iniziando dalla protezione delle falde, che sono il luogo ideale per lo stoccaggio dell’acqua, a patto che non siano ostacolate da interventi umani o dalla cementificazione del suolo.