Sono nata nel 1960, faccio parte della generazione dei baby-boomers ed ho conosciuto nel corso della vita il pennino, il calamaio, il gettone telefonico, lo sbarco sulla Luna, la guerra fredda, il crollo dell’ Unione Sovietica e del Muro di Berlino, l’assistenza sanitaria mutualistica come pure l’attuale era digitale, il servizio sanitario nazionale, la globalizzazione, l’incremento generale della spettanza di vita ed il miglioramento diffuso delle condizioni igienico-sanitarie e della scolarizzazione.
Tutte le recenti conquiste sociali, di cui ho appena fatto cenno, sono state messe in relazione alla crescita economica e all’industrializzazione del Paese, tanto che a lungo è stata celebrata l’Italia come settima potenza industriale del Pianeta. Per molti decenni tutti gli schieramenti politici italiani ed anche la Chiesa hanno voluto vedere nella crescita economica italiana e nel benessere diffuso, almeno fino agli anni ’80 del secolo scorso, un enorme e vantaggioso progresso generale, trainato dal modello consumistico della nostra società. In realtà dalla Rivoluzione industriale fino ai giorni nostri abbiamo imposto una modalità lineare di funzionamento della civiltà su un pianeta che funziona in modo circolare. Ci siamo illusi, accecati dall’iniziale benessere che questa visione economica ha prodotto, di aver realizzato una degnissima vita per noi e per i nostri figli e non abbiamo voluto considerarne il lato oscuro.
Il lato oscuro del progresso
A lungo abbiamo, forse inconsapevolmente, ignorato il lato oscuro del progresso ma più il tempo passa e più ci stiamo rendendo conto che in nome della crescita economica, del lavoro e del benessere economico, peraltro oggi sempre più incerto, abbiamo sacrificato la salubrità dell’aria, dei fiumi, laghi e mare, del nostro cibo e la nostra stessa salute. È noto che soprattutto dal secondo dopoguerra ad oggi l’attività lavorativa umana si è resa responsabile di un inquinamento pervasivo dell’aria, dell’acqua e del suolo con l’immissione nell’ambiente di più di 100000 sostante chimiche censite, ma a tutt’oggi le caratteristiche di reattività biologica di moltissimi contaminanti ambientali risultano ancora misconosciute anche per i limiti intrinseci delle analisi tossicologiche convenzionali basate sul fuorviante “modello animale”.
Un recentissimo report del WWF correttamente segnala che migliaia di sostanze chimiche convivono con noi. Le ritroviamo nell’aria, nell’acqua, nel suolo, negli alimenti, nei vestiti, negli utensili, nei mobili, nei giocattoli, nei cosmetici e nei farmaci. La nostra società non sarebbe la stessa senza di esse ma molte possono avere un impatto negativo sulla salute dell’uomo e sull’ambiente. Il WWF Italia ha lanciato l’allarme ricordando che ogni anno nel mondo 220 miliardi di tonnellate di sostanze chimiche vengono rilasciate nell’ambiente e che a livello globale sono in commercio oltre 100mila sostanze tossiche. Solo in Europa, nel 2020, sono state prodotte e utilizzate oltre 200 milioni di tonnellate di sostanze chimiche pericolose per la salute umana e oltre 50 milioni di tonnellate pericolose per l’ambiente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha identificato le 10 principali sostanze chimiche presenti nell’ambiente che destano preoccupazione per la salute pubblica mondiale, tra cui: particolato atmosferico (es. PM10, PM2,5), metalli pesanti (es. mercurio, piombo e arsenico), pesticidi e inquinanti organici persistenti (POP) come i policlorobifenili (PCB) e le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), benzeni e diossine.
Ambiente tossico
Tutti gli ambienti possono essere potenziale fonte di inquinanti: dalle città, alle campagne, fino a spazi chiusi come case, scuole e luoghi di lavoro, soprattutto in un contesto di industrializzazione e urbanizzazione incontrollate, di crescita demografica e utilizzo intensivo di combustibili fossili. Possiamo bere, mangiare e respirare queste sostanze senza neanche accorgercene. Per fare alcuni esempi ogni giorno nel nostro corpo entrano più di 100mila microplastiche dall’aria, dall’acqua e dal cibo, una quantità pari a diversi milligrammi al giorno. In città, ad esempio, respiriamo microplastiche provenienti soprattutto dagli pneumatici, e in casa possiamo inalare microplastiche dalla polvere.
A tavola invece possiamo ingerire non solo microplastiche attraverso soprattutto frutti di mare, ma anche metalli pesanti, che sono la causa di elevati tassi di malattia e mortalità. Si stima che con il consumo dei prodotti della pesca possiamo ingerire fino a circa 55mila microplastiche da pesci, molluschi, crostacei e ricci di mare e che con una sola porzione di pesce spada (circa 60 grammi per i bambini e 150 per gli adulti) si può superare la dose settimanale tollerabile di metilmercurio.
L’entità dell’esposizione umana alle microplastiche attraverso la dieta è un dato molto preoccupante. Il maggiore timore è rappresentato dal rischio cancerogeno correlato questo specifico tipo d’inquinante, che potrebbe determinarsi a partire dal deposito di questi materiali negli organi, uno scenario confermato già da diversi studi in vitro a carico di cellule degli apparati digerente e riproduttore, e dal fatto che i bambini sembrano essere la popolazione più vulnerabile a questo tipo d’inquinamento. Per quanto riguarda i metalli pesanti si stima che oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo siano a rischio di un’esposizione eccessiva all’arsenico e che oltre 900mila decessi prematuri ogni anno sono causati dal piombo.
Altro contaminante che assumiamo attraverso la dieta sono i pesticidi. L’utilizzo dei pesticidi in agricoltura ad oggi è massiccio e solo una piccolissima percentuale raggiunge gli organismi bersaglio, mentre gran parte si disperde nell’ambiente e colpisce specie non bersaglio. Il risultato è che ritroviamo residui di pesticidi nell’aria, nell’acqua e nel cibo. A livello globale, infatti, circa un terzo dei prodotti agricoli viene prodotto con l’uso sempre più diffuso di pesticidi e fitofarmaci che vanno a contaminare l’ambiente, le filiere agroalimentari, le falde acquifere e noi stessi. L’Italia è al sesto posto a livello mondiale con l’impiego di 114.000 tonnellate l’anno.
L’impatto del progresso sulla salute umana
La conseguenza di questa situazione è che l’inquinamento chimico da sostanze tossiche e il loro impatto sulla salute umana sono tra i problemi più urgenti degli ultimi tre decenni e che l’uomo oggi è probabilmente la specie più esposta a complesse miscele di sostanze chimiche inquinanti e contaminanti. Neanche l’essere umano, come l’ambiente, è in grado di metabolizzare molte sostanze chimiche di sintesi a cui è esposto quotidianamente e ben 400 sostanze chimiche o loro metaboliti sono state rinvenute nel corpo umano (ad esempio nell’urina, nel sangue, nel liquido amniotico, nel latte materno e nei tessuti adiposi).
Gli studi nell’UE indicano la presenza nel sangue e nei tessuti umani soprattutto di alcuni pesticidi, prodotti farmaceutici, metalli pesanti, plastificanti e ritardanti di fiamma. Particolarmente preoccupante è la presenza sempre più frequente di miscele di sostanze nocive note e sospette (soprattutto pesticidi, bisfenoli, ftalati, PCBs e PFAS) nel sangue materno, nel siero ombelicale, nella placenta, nel latte umano e nelle urine di mamme e bambini. Queste sostanze possono avere effetti negativi sullo sviluppo, la riproduzione e il sistema immunitario sia a livello prenatale sia successivamente nell’arco di vita; pertanto, il rischio è che possano influire anche sulle popolazioni future.
Il contributo dell’inquinamento chimico ambientale al carico globale di malattie è quindi ormai accertato: secondo l’OMS nel mondo, il 22% del carico globale di malattie e il 24% di tutti i decessi sono legati a fattori ambientali, soprattutto l’inquinamento. Negli ultimi due decenni, i decessi causati dalle moderne forme di inquinamento multiplo e diffuso sono aumentati del 66% causando ogni anno oltre 9 milioni nel mondo di morti. In generale l’inquinamento atmosferico ambientale rimane il più pericoloso: causa oltre 5-7 milioni di morti all’anno a livello globale. Il 91% della popolazione mondiale è mediamente esposto a livelli degli inquinanti nell’aria al di sopra dei valori raccomandati dall’OMS per la salvaguardia della salute.
L’Italia ha il triste primato fra i Paesi europei per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico, con lo smog che causa fino a 90mila morti premature l’anno. Nel 2009 l’inquinamento chimico è stato definito come uno dei limiti planetari da non oltrepassare per salvaguardare l’umanità. Non possiamo più sottovalutare il rischio che l’inquinamento ambientale rappresenta per la nostra salute e quella del Pianeta. L’uomo, da causa dell’inquinamento globale deve diventare soluzione.
Possibili soluzioni
Per limitare gli effetti negativi delle sostanze chimiche occorrerebbe promuovere la ricerca scientifica in campo tossicologico ed ecotossicologico per incrementare la conoscenza sulla nocività delle sostanze chimiche e sulle loro miscele presenti nell’ambiente utilizzando al posto del fallace modello animale le moderne metodologie di ricerca incruente ed human based, quali organoidi ed organ on chip; incoraggiare un utilizzo responsabile di prodotti per la cura della casa e della persona, come i cosmetici, i tessili, le apparecchiature elettroniche, i materiali destinati a contatto con gli alimenti fino agli alimenti stessi e perfino l’arredamento per ridurre l’esposizione quotidiana a cocktail di sostanze che possono rappresentare un rischio per la nostra salute; promuovere l’adozione di un’etichettatura adeguata che aiuti i cittadini ad essere consapevoli dei rischi e ad adottare misure appropriate di prevenzione; limitare l’esposizione alle sostanze chimiche pericolose negli acquisti di beni e servizi nelle strutture scolastiche, pubbliche e sanitarie; ridurre l’impiego di materie plastiche monouso e non necessarie, per eliminare la loro dispersione in natura e ridurre il rischio per la salute pubblica rappresentato dal loro contenuto di sostanze chimiche pericolose e dannose, prioritariamente per il sistema endocrino; promuovere un’alimentazione che limiti l’esposizione alle sostanze chimiche tossiche importante soprattutto per gruppi vulnerabili, come le donne in gravidanza e i bambini, per esempio grazie al consumo di prodotti biologici per ridurre il carico di pesticidi.
Infine, non possiamo dimenticare che inquinamento, cambiamento climatico e perdita di biodiversità sono strettamente collegati. Gli sforzi a livello globale per contrastare l’inquinamento chimico possono e devono essere sinergici con altri programmi di politica ambientale globali per effettuare una transizione ecologica rapida e su larga scala, in ottemperanza anche degli SDGs 2030. La sana gestione delle sostanze chimiche e la prevenzione del loro impatto negativo sull’ambiente e sulla salute umana potrebbe apportare un doppio beneficio sia per la salute umana che per quella del pianeta.
Letture consigliate
- Report WWF Italia 19/01/2023
- L’invasione delle Microplastiche. Ecologica online 28/04/2022
- Pesticidi: un’epidemia silenziosa. Dalla medicina nuove metodologie incruente. Ecologica online 07/04/2022