La Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva 2022 è stata pubblicata il 5 novembre scorso dal Ministero dell’Economia. Da tale Relazione emerge il dato importante che l’evasione fiscale nel nostro Paese tende a diminuire, soprattutto in relazione all’IVA, mentre quella collegata all’IRPEF risulta in netto aumento.
Il tax gap
La Relazione di quest’anno conferma il dato per il 2019 dove il tax gap, cioè la propensione alla fuga dal fisco misurata dalla distanza tra il gettito fiscale potenzialmente dovuto e quello realmente riscosso, si attesta al 18,4 per cento, evidenziando ulteriormente la tendenza alla riduzione riscontrata in questi ultimi anni: il tax gap è infatti calato di 3,7 punti percentuali dal 2014 ovvero, in termini assoluti, di circa 11 miliardi (da 110 a 99).
Anche le prime e provvisorie indicazioni sul 2020 vanno nella medesima direzione, ma si nota ormai con nettezza una rilevante disomogeneità nelle tendenze del cosiddetto “gap”, cioè la propensione all’evasione delle singole imposte. Da un lato, il gap Iva continua a diminuire, e se ne prevede la riduzione al 19,3 per cento nel 2020, ovvero 8 punti in meno rispetto al 2014. Dall’altro lato, il gap Irpef per la parte relativa ai redditi da lavoro autonomo e da impresa individuale continua, invece, ad aumentare, e nel 2020 si prevede raggiunga il 68,7 per cento contro il 63,9 per cento del 2014.
Le soluzioni tentate
Negli anni recenti si è cercato di contrastare questa situazione varando molti provvedimenti quali la fatturazione elettronica e le iniziative di incentivo all’adempimento spontaneo che sono stati efficaci nel ridurre l’evasione dell’IVA senza consenso. Si tratta dell’evasione IVA che avviene lungo la catena di distribuzione e produzione, senza che fornitore e cliente siano perfettamente concordi sulle modalità e sulla quantità di evasione e che quindi, proprio in mancanza di questo consenso, lascia tracce che possono essere sfruttate, incentivando la parte che evade maggiormente a correggere il proprio comportamento o sottoponendola a un controllo fiscale. In linea teorica, contrastando questa forma di evasione dell’Iva si riduce anche l’evasione delle imposte dirette, ma quest’ultima risente fortemente dell’evasione con consenso, che si ha quando fornitore e cliente sono perfettamente allineati nel comportamento evasivo. Avviene, in particolare, nelle vendite di beni e servizi al consumatore finale, quando non viene emesso alcuno scontrino o fattura o quando l’importo fiscale della transazione è inferiore a quello effettivo.
Il tema per il prossimo futuro è quindi quello di riuscire a ridurre anche questo tipo di evasione e, di conseguenza, il tax gap dell’Irpef per la componente dei redditi da lavoro autonomo e da impresa nonché quello dell’Iva con consenso. Se non si riuscisse a farlo potrebbero essere a rischio gli obiettivi di riduzione del tax gap inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevedono un valore non superiore al 17,6 per cento entro il 2023 e non superiore al 15,8 per cento entro il 2024. Infatti, si può ritenere che con il 2020 si possano stabilizzare gli effetti delle misure prese negli anni scorsi per contrastare l’evasione dell’Iva.
Le politiche
Questa preoccupazione sposta l’attenzione sul tema delle politiche. Nell’ultima parte della Relazione vengono riportate una serie di proposte che mirano a espandere l’efficienza dell’amministrazione finanziaria nell’utilizzo dei dati. Tra queste vi sono, ad esempio, la generalizzazione a tutte le banche dati del meccanismo di analisi del rischio finalmente entrato in vigore a giugno di quest’anno nonché la possibilità di utilizzo del data scraping, ovvero l’estrazione dei dati pubblici presenti sul web e sulle piattaforme social, già introdotto in Francia e, dopo diversi contrasti, validato anche dal Conseil d’Etat lo scorso luglio.
In Italia, invece, l’attuale maggioranza politica propone forme di flat tax e di regimi semplificati per autonomi e imprenditori individuali che, secondo i proponenti, dovrebbero far diminuire l’evasione grazie alla riduzione delle aliquote. In realtà, la Relazione individua, tra i lavoratori autonomi, la categoria dei “falsi minimi” formata da contribuenti che hanno scelto di non dichiarare più di 65.000 euro/anno per beneficiare della superagevolazione rappresentata dalla flat tax del 15%. Oltre ad individuare questa importante problematica di sottodichiarazione concentrata in alcune categorie di contribuenti, la Relazione offre un’indicazione interessante anche sul seguente aspetto. La propensione all’evasione scende a 99,2 miliardi nel 2019 dai 102,9 del 2018 grazie soprattutto al calo di tax gap IVA colpito dalla fatturazione elettronica. Questo dato semplice basta già da solo a far riflettere su quanto sia importante il pagamento tracciabile nel contrasto all’evasione.
Infine, enorme materia di analisi e revisione risultano essere le tax expeditures, cioè la marea di agevolazioni più o meno settoriali riconosciute dal Fisco per un costo erariale complessivo pari a 82, 57 miliardi nel 2022 ed entrate nel mirino dell’azione del Governo quando la premier Meloni il 5 novembre scorso ha affermato “Non disperderemo risorse in bonus inutili”. Alle opposizioni il diritto e dovere di vigilare in merito.
Letture consigliate
- Santoro. Il punto sull’evasione fiscale. 7/11/2022 Lavoce.info
- Mobili; G. Trovati. Fisco, più evasione Irpef 68,7% tra gli autonomi, rischi dalla flat tax. Il Sole24ore 7/11/2022