A metà luglio, Marc Benayoun, il direttore esecutivo di EDF (Electricitè de France) ha affermato che in Francia non ci sono blackout dal 1978 e che, nonostante la situazione molto difficile, ci sarebbe stata la possibilità di trascorrere l’inverno senza alleggerire il carico; a dicembre, secondo Réseau de Transport d’Électricité, ci saranno da 1 a 6 blackout nel prossimo inverno.
La motivazione principale è l’attuale spegnimento di 20 reattori (su 56 disponibili); Efd è in ritardo sul programma di manutenzione degli impianti nucleari e con molta probabilità non riuscirà a riavviare i dieci reattori che erano previsti per dicembre.
La situazione francese è buona per gli altri settore energetici con le dighe che si stanno riempendo regolarmente ed una scorta di gas che è al 97% delle riserve nazionali, in leggero calo rispetto all’ultimo periodo (99%); per evitare un blackout ci sarà però bisogno dell’aiuto meteorologico in quanto il vento può essere un buon alleato (le turbine eoliche possono fornire fino al 30% della produzione di elettricità francese) così come il clima non troppo rigido.
Corrosione da stress
A novembre erano in funzione 26 reattori su 56, meno del 50%, ed Edf prevede di averne 46 operativi all’inizio de nuovo anno secondo un piano che però non sembra che possa essere rispettato; dei 30 reattori non attivi, 18 erano spenti per manutenzione programmata ma gli altri 12 sono stati fermati per problemi di corrosione.
La corrosione da stress (o sotto sforzo) è stato rilevato in prossimità di saldature su sezioni di tubazioni in acciaio inossidabile facenti parte di circuiti ausiliari ed è costituito da microfratture di pochi millimetri che non sono visibili ad occhio nudo; il problema riguarda i reattori più recenti (1.300 MW e 1.450 MW) che hanno sezioni di tubo più lunghe (quindi più saldature e più fragili) e nello specifico riguarda i circuiti di iniezione di sicurezza (RIS) e di raffreddamento di arresto (RRA), necessari per la rimozione del calore generato dal nocciole del reattore.
I primi guasti sono stati identificati nell’ottobre 2021 sul reattore 1 di Civaux (Vienne) e, dopo le verifiche opportune i risultati sui 56 reattori sono i seguenti:
- 40 (in 18 impianti) sono “non sensibili o solo leggermente sensibili al fenomeno CCS” e saranno ispezionati nel 2024-2025 durante le fermate di manutenzione programmate;
- 16 sono considerati “sensibili o altamente sensibili” al fenomeno di cui
- 10 sono in fase di trattamento;
- 6 saranno sottoposti ad ispezione nel corso del 2023.
Il piano di riattivazione
Per poter riavviare il maggior numero possibile di reattori EdF ha provveduto a ridimensionare le proprie squadre mobilitando più di 600 persone, saldatori e montatori di tubi altamente qualificati, in quanto ci sono limiti di esposizione alle radiazioni ed un cantiere per un reattore dura in media dalle 22 alle 23 settimane; purtroppo il piano si sta allungando più del previsto e, come pubblicato dalla stessa EDF, il riavvio dei 46 reattori previsto per fine anno è ora ipotizzato per febbraio 2023.
A partire dall’estate del 2022, EDF ha modificato il metodo di controllo utilizzandone ispezionando con ultrasuoni lo stato metallurgico, senza dover tagliare i tubi, con un possibile risparmio di tempo; secondo l’operatore di rete francese la disponibilità nucleare sarà inferiore rispetto a quanto previsto a settembre aumentando il rischio di una crisi di approvvigionamento energetico a gennaio.