conflitto

Le classi sono identificate, nella teoria marxista, in proletari e borghesi, dove i primi vengono alienati attraverso il lavoro e finiscono per vivere per soddisfare non i propri desideri e interessi ma per arricchire e favorire gli interessi borghesi. Questo avviene perché i borghesi sono possessori dei mezzi di produzione necessari, mentre i proletari non hanno altro che la propria forza lavorativa.

Altri, come gli esponenti anarchici non guardano alla divisione delle classi soltanto su indizi economici ma di potere e prestigio, dove la classe sfruttatrice è dominante in quanto gestisce e controlla il potere sociale.

Credo sia ora di riprendere il dibattito e provare ad aggiornare e rivalutare tanto la lotta di classe quanto la composizione stessa delle classi. Questo articolo non dispenserà verità assolute ma un personale punto di vista che, per l’autore, ha l’unico obiettivo di riaccendere il dibattito intorno alla questione.

Cosa si intende per conflitto di classe

Intanto iniziamo col dire che il conflitto di classe appare sopito in quanto la classe sfruttata pare aver dismesso la lotta ma essa è ancora fondamentale e unica via per il progresso sociale, per l’equilibrio economico e la redistribuzione della ricchezza e del potere.

Possiamo subito escludere come soluzione il sistema corporativo che, nelle buone intenzioni, cerca di superare il conflitto di classe a favore del dialogo governato, per raggiungere l’Interesse di Stato visto come superiore rispetto all’interesse specifico di classe, ma che nella pratica finisce soltanto col favorire il mantenimento dello status quo e dunque degli interessi delle classi dominanti e di maggior potere. Il conflitto di classe, il contrasto tra interessi particolari e individuali (di classe) avviene costantemente, sia esso tra datore di lavoro e lavoratore, tra ricco e povero, tra produttore e consumatore, tra venditore e compratore, dove ognuna delle due parti cerca di massimizzare il vantaggio proprio riducendo, di conseguenza, il vantaggio dell’altro. Non dobbiamo confondere il termine contrasto o conflitto con l’idea della violenza perché essa è solo un mezzo che può venire usato.

Quali sono le classi?

Ogni classe porta con sé degli interessi comuni ed è per questo che non esiste solo la divisione duale “proletario-borghese” che ormai risulta, nella realtà fattuale, del tutto anacronistica. Pensiamo a tutte le grandi aziende che non hanno un padrone, ma sono società per azioni dove il padrone è magari uno o più fondi di investimento. Oppure pensiamo al lavoratore autonomo, all’artigiano, ovvero degli operai, dei proletari la cui unica differenza con un subordinato è non essere assoggettato alla volontà di un solo padrone ma di molti e aver accesso a mezzi di produzione propri, ma sempre al servizio delle classi dominanti.

La classe operaia può permettersi di tenere fuori queste figure ibride che, pur avendo alcune qualità della classe dei padroni, è molto più accomunata alla classe operaia? Qualcuno inserisce nella classe operaia le PMI. Io lo trovo assurdo dato che non può che esserci contrasto per il lavoratore con chi ha più di 10 dipendenti e meno di 250 con fatturato da 2 a 50 milioni, non c’è comunanza di interessi possibile.

Le classi sociali vanno riviste e rivalutate in base agli interessi particolari che accomunano gli appartenenti. Molte sono le classi in questa società (lavoratori e aziende, produttori, venditori e consumatori, affittuari e locatari, pensionati e giovani, atei e cattolici) e noi in quanto abitanti della società siamo inseriti e rappresentati da tante classi quanti sono i nostri interessi.

Il conflitto di classe, quindi il contrasto tra interessi opposti è necessario per l’equilibrio e si riproduce ogni giorno, costantemente, nelle più svariate forme.

Cosa ci sarà dopo?

Chi dice che va superata la lotta di classe dovrebbe anche spiegare con cosa vorrebbe  vederla sostituita e soprattutto come poter giungere ad una società equa e sostenibile senza ricorrere al conflitto tra interessi contrastanti perché è ormai evidentemente che da quando la classe sfruttata – la classe che oggi tira avanti la società e a cui vengono sottratti i frutti del proprio lavoro e negati i diritti più elementari – ha smesso di lottare per se stessa, perdendo di fatto la coscienza e la solidarietà di classe, la classe dei dominanti è avanzata nei soprusi quotidiani e nell’accumulazione di capitale e potere.

La lotta di classe serve a ribilanciare tutto questo. Dobbiamo riprendere la lotta di classe, ripartendo dalla coscienza di classe, ovvero la consapevolezza di essere parte di una classe, per sfidare nuovamente la classe dominante e portarla, se non all’estinzione, almeno ad un riequilibrio.

Perchè in questa società dove le diseguaglianze sociali si fanno sempre più evidenti, dove una ristretta cerchia di privilegiati inquina e avvelena la società e il territorio a spese di una maggioranza, dove i mezzi di sussistenza sono sempre più risicati e dove la forbice tra ricchi e poveri, tra accumulatori e depauperati, si allarga ogni giorno di più, ci sono attualmente tutte le condizioni necessarie affinché rifiorisca una nuova stagione di lotta.

Riprendiamoci la nostra dignità.

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