comportamenti

Oggigiorno, gli effetti del riscaldamento globale sono sotto gli occhi di tutti, basti ricordare il nutrito elenco dei disastri naturali che hanno colpito il nostro Paese solo in quest’anno: le frane e gli smottamenti ad Ischia, l’alluvione a Senigallia, il cedimento della Marmolada, la siccità del bacino del Po.

Tutti questi eventi negativi presentano il minimo comun denominatore della crisi climatica in atto a cui i Governi internazionali cercano di porre freno. Lodevole intenzione ma, alla luce di quanto è avvenuto alla COP 27, con scarsi e deludenti risultati concreti e con accordi internazionali piuttosto deboli da un punto di vista normativo. Così, se davvero vogliamo affrontare l’emergenza in atto e attuare una concreta resistenza a questa situazione negativa dobbiamo realizzare un movimento dal basso, bisogna che si diffonda una estesa consapevolezza del fatto che la somma di comportamenti individuali virtuosi, e facili da attuare, possa generare un cambiamento del nostro insostenibile stile di vita e portare a risultati validi.

La sfera che attiene al consumo alimentare è assolutamente fondamentale a tal proposito.

Un’alimentazione più sostenibile

Infatti, sono sempre più i cittadini che vogliono compiere scelte alimentari più rispettose verso gli animali e l’ambiente, perché sono sempre più consapevoli che la scelta alimentare non è un fatto solo privato ma si estende al pubblico interesse. Siano esse scelte plant-based o opzioni alimentari onnivore ma da allevamenti più rispettosi del benessere animale, i prodotti più sostenibili esistono già. Bisogna solo identificarli!

In Italia, purtroppo, scegliere prodotti alimentari in modo consapevole non è sempre facile. Le etichette e le confezioni possono risultare poco comprensibili e spesso non ci forniscono tutte le informazioni che cerchiamo. Anche se, secondo Eurobarometro 2016 il 47% degli italiani guarda le etichette per cercare prodotti animal-friendly e il 43% dei consumatori sarebbe disposto a pagare di più per prodotti più rispettosi del benessere degli animali ben 80 miliardi di animali terrestri e 179 milioni di tonnellate di pesci ed animali marini sono uccisi ogni anno nel mondo per produrre cibo. I due terzi di queste creature senzienti vivono in crudeli sistemi intensivi, dove le condizioni di allevamento non rispettano i loro bisogni comportamentali più elementari e compromettono gravemente la loro salute e il loro benessere.

Meno sofferenza, più salute

Oltre a causare gravi sofferenze agli Animali, l’allevamento intensivo ha anche un forte impatto sull’ambiente (riscaldamento globale, inquinamento, riduzione della biodiversità), sulle persone più disagiate (disuguaglianza alimentare, land grabbing, malnutrizione) e anche sulla nostra salute. A questo proposito va ricordato che gli allevamenti intensivi sono una delle principali cause del fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che solo in Italia è responsabile della morte di 11.000 persone all’anno. Infatti, in base agli ultimi dati comparativi del 2017, il 65% degli antibiotici utilizzati in Italia è destinato agli animali allevati a fini alimentari, contro il 35% riservato agli esseri umani. Da allora, tuttavia, l’Italia ha ridotto il consumo di antibiotici negli allevamenti, scendendo da oltre mille (1058) tonnellate a meno di 700 (696,7) nel 2020. Ciononostante, resta ancora il terzo maggiore utilizzatore di antibiotici negli allevamenti in Europa. Negli ultimi decenni, a causa dell’intensificazione dei sistemi produttivi, gli antibiotici sono diventati uno strumento utilizzato dall’industria zootecnica per mantenere in vita fino alla macellazione animali che, in condizioni di sovraffollamento e vita innaturale, si ammalano con estrema facilità. Tutto ciò a scapito della possibilità di curare in modo efficace i malati colpiti da complicanze infettive o da malattie infettive primarie.

Come fare?

Scegliere carne, pesce, uova e prodotti lattiero-caseari derivanti da allevamenti più rispettosi degli animali e dell’ambiente, senza spendere più del proprio budget abituale, è possibile. Come fare? Semplice: è sufficiente mangiarne meno e scegliere solo prodotti che derivano da sistemi maggiormente rispettosi del benessere animale o, ancor meglio, passare a scelte vegetariane. Alcuni studi dimostrano che nell’Unione europea la riduzione del consumo di prodotti di origine animale avrebbe diversi vantaggi. Il passaggio a diete più salutari con il 50% in meno di carne rispetto alla media di consumo attuale porterebbe a:

  • una riduzione delle patologie cardiache e di certi tipi di tumore;
  • una riduzione del 20% dell’uso e relativo inquinamento dell’acqua di superficie e sotterranea;
  • una riduzione del 40% delle emissioni di azoto causate dall’agricoltura;
  • una riduzione del 23% dell’utilizzo di terra coltivata;
  • una riduzione del 25-40% delle emissioni di gas serra;
  • una riduzione del 75% delle importazioni di semi di soia usati come mangime animale.

Quindi diminuire il consumo di carne, pesce, uova, formaggi, latte e derivati è meglio per tutti: per noi, i nostri cari, gli animali e l’ambiente!

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