ciclabili

Zero. È questo il totale dei fondi che il bilancio dello Stato avrà a disposizione a partire dal primo gennaio 2023 per le ciclabili urbane. Nell’epoca segnata dalla necessaria transizione ecologica, il nuovo governo ha deciso di azzerare completamente i finanziamenti destinati al potenziamento delle piste ciclabili in tutta Italia. Si ribellano le associazioni ambientaliste. Eleonora Evi (Alleanza Verdi e Sinistra): scelta gravissima.

Nella Legge di Bilancio sono stati tagliati 94 milioni di euro già previsti per le piste ciclabili

Il testo della prima Legge di Bilancio del governo Meloni, già licenziato dalla Ragioneria Generale dello Stato, è stato depositato in Parlamento e nella nota integrativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è stato deciso il taglio definitivo di tutti i possibili investimenti in favore dei Comuni (e dei cittadini) per la costruzione di piste ciclabili urbane. Tradotto in numeri, si tratta di 94 milioni di euro per gli anni 2023 e 2024, che erano rimasti nel Fondo per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane e non ancora assegnati. Il fondo era stato istituito dalla legge di bilancio 160/2019.

La notizia ha allarmato le numerose associazioni impegnate da anni sul tema della mobilità sostenibile. In una nota congiunta, Clean Cities, Fiab, Kyoto Club, Legambiente, Greenpeace, Transport & Environment e Cittadini per l’aria, hanno chiesto al Parlamento di rimediare al clamoroso errore. “La crisi climatica si aggrava, e ogni anno muoiono tra i 50mila e i 60mila italiani, a causa dei livelli di inquinamento dell’aria ben al di sopra dei limiti fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.È necessario” – prosegue la nota – “offrire alle persone l’opportunità di muoversi in sicurezza usando la bici per raggiungere i propri luoghi di lavoro, di studio o di svago. Ad oggi molte non possono perché le strade sono il dominio incontrastato delle automobili. Poche infrastrutture ciclabili, piste spesso non collegate tra loro, e mancanza di una visione che metta insieme pianificazione urbanistica e mobilità sostenibile, rendono difficile, e spesso impossibile, utilizzare la bicicletta come mezzo alternativo all’automobile”.

L’Italia è fra gli ultimi posti in Europa in tema di ciclabilità

La notizia sa di beffa soprattutto alla luce del recente dossier L’Italia non è un paese per bici pubblicato pochi giorni fa da Clean Cities, FIAB, Kyoto Club, Legambiente. L’Italia investe nell’auto quasi 100 volte più che nella bici: 98 miliardi di euro per il settore automotive e le infrastrutture stradali contro poco più di un miliardo per bonus bici e ciclabili urbane ed extraurbane. Le città italiane sono spesso in coda nelle classifiche europee sulla ciclabilità e, tornando al contesto italiano, emergono gravi disparità fra le città centro-settentrionali e meridionali, con quest’ultime ancora molto indietro. Il gap con il resto d’Europa è notevole, alle città italiane mancano almeno 16.000 km di ciclabili in più (rispetto al 2020), per un totale di 21.000 km al 2030. L’investimento per raggiungere questo risultato dovrebbe essere di almeno 3,2 miliardi di euro nell’arco dei prossimi sette anni, pari a 500 milioni di euro all’anno.

La bicicletta, in connessione in efficienti mezzi di trasporto pubblico, potrà essere utilizzata da milioni di italiani nei loro spostamenti di breve e media distanza solo se si creeranno le giuste condizioni di sicurezza, promozione e di incentivi. Molti Comuni hanno piani ambiziosi, sottolinea la nota di Legambiente, che spesso però restano inattuati. Le ciclabili sono cresciute del 20% tra il 2015 e il 2020, ma oltre un terzo dei Comuni non ha costruito un solo chilometro in più, o peggio, alcuni di questi sono stati rimossi.

Lo sconcerto degli ambientalisti. Ora spazio al Parlamento

Nella nota congiunta, le associazioni bollano la scelta di azzerare le poche risorse per la ciclabilità come una proposta inaccettabile, che riporta l’Italia indietro di decenni e che impedisce alle Amministrazioni locali di rendere le città davvero ciclabili, riducendo l’uso dell’automobile privata.

La parola passa ora ai parlamentari. La deputata del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, Eleonora Evi, ha definito scandalosa la scelta del governo. Evi, che è anche co-portavoce di Europa Verde, ha parlato di scelta non solo gravissima, di fatto un duro colpo alla mobilità sulle due ruote, ma, anche scandalosa alla luce dell’alto numero di morti premature causate dello smog e delle diverse procedure di infrazione europee già corso.

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