infortuni

Leggendo i numeri dell’INAIL, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e agosto 2022 sono state 484.561 (+38,7% rispetto allo stesso periodo del 2021), 677 delle quali con esito mortale (-12,3%). Sono inoltre in aumento le patologie di origine professionale denunciate (39.367,+7,9%).

In questo articolo però prenderemo a riferimento i dati Inail del 2019 ultimo anno non influenzato dalla pandemia, ovvero 641.638 denunce di cui mortali 1.089.

Questi numeri sono drammatici ma non devono indurci ad annunci social populisti un tanto al chilo perché la situazione è in un trend di netto miglioramento.

Nel 1971 le denunce di infortunio furono 1.562.879 di cui mortali 3.800. Nel 2001 invece furono 1.001.181 di cui mortali 1.528. Ricordiamo inoltre che nei dati prima del 2010 le denunce d’infortunio mortale sono comprese anche quelle aventi definizione amministrativa negativa.

Come abbiamo attivato questo trend positivo? Seguendo 3 parole chiave: innovazione, formazione, legislazione.

Legislazione

In Italia attualmente la Salute e Sicurezza sul lavoro è regolamentata dal Testo Unico, il Dlgs 81/08 che sostituì integralmente la Legge 626/94, modificato dalla legge 215/21. L’attuale norma fu scritta durante l’ultimo governo Prodi quando al Ministero del Lavoro sedeva Cesare Damiano. Useremo anche le sue parole (e di Maria Giovannone) durante un’intervista a “Puntosicuro” per capire cosa si può migliorare nel sistema di prevenzione e sanzione.

Noi pensiamo vadano incentivate le aziende mediante il classico metodo “carota e bastone”  dove per il bastone intendiamo sanzioni molto incisive e controlli quanto più capillari possibili per carota intendiamo metodi e incentivi premiali alle aziende virtuose e che investono in sicurezza. La 215/21 prevede molto “bastone” (Oltre alle assunzioni INL e all’aumento della capacità e possibilità ispettiva dell’Ispettorato, prevede un controllo costante Interno mediante la figura del preposto) ma purtroppo poca “carota”. Noi proponiamo, oltre alle proposte presenti in questo articolo, un bollino blu ottenuto mediante qualificazione delle aziende (controlli preventivi su competenze, professionalità, numero di operai, applicazione dei CCNL, assenza di sanzioni amministrative). Proponiamo inoltre una maggiore autonomia di spesa per l’INAIL (40 miliardi di euro depositati sul conto infruttifero della Tesoreria, secondo il Presidente CIV Giovanni Luciano).
Un altro punto fondamentale è la strutturazione di una legge sulla rappresentanza in quanto spesso sono proprio i lavoratori meno tutelati e abbandonati a se stessi, governati da CCNL “pirata” dove lo sfruttamento, la precarietà e l’irregolarità (straordinari incontrollati e non pagati, sottoinquadramento, assenza di formazione specifica) sono endemici, ad essere le vittime di infortuni anche mortali. Alcuni di questi settori sono Ristorazione e Turismo, Edilizia, Spettacolo, Agricoltura,Logistica.

Ci preme ricordare che la riduzione dell’orario di lavoro (settimana corta oppure riduzione delle ore lavorate a parità di salario) sta dimostrando la sua efficacia sia in termini di una maggiore produttività e sia, soprattutto, in una maggiore attenzione che porterà presumibilmente ad una riduzione degli infortuni. Ma di questo tema parleremo più approfonditamente in un articolo dedicato.

Formazione

Va di pari passo con la legislazione. Maggiori obblighi hanno portato a una maggiore consapevolezza e dunque ad una riduzione degli infortuni.
La formazione dei datori di lavoro e soprattutto dei lavoratori è essenziale affinchè si possano ridurre gli infortuni soprattutto in un epoca di repentini cambiamenti nelle tecnologie e nei sistemi di lavoro. Bisogna rendere la formazione un diritto universale ed esigibile dal lavoratore.

Vanno inoltre implementati i controlli sulla reale efficacia dei e partecipazione ai corsi (chi vi scrive è primo testimone dei ”corsi fantasma” ovvero quelli a cui un lavoratore non partecipa ma da cui il lavoratore ottiene il certificato grazie ad una semplice firma di presenza non rispondente alla realtà fattuale). Va soprattutto valorizzato da subito, fin dalla scuola (inserito nella formazione per i PCTO) la cultura della sicurezza (un lavoro insicuro non è lavoro, è sfruttamento) perchè molto spesso essa non viene vista come un diritto imprescindibile dal lavoratore, ma come una zavorra, un peso. Le aziende devono capire che ogni euro speso in formazione sulla sicurezza non è una spesa, ma un investimento. Un lavoratore sicuro è più felice e produttivo.

Innovazione

Sappiamo che attrezzature e macchinari più moderni sono sinonimo di maggiore sicurezza e salubrità, minor inquinamento e spreco. Secondo uno studio di UCIMU, nel 2019 i macchinari utensili in Italia erano mediamente più vecchi rispetto all’ultima rilevazione (2014), avendo un’età media di 14 anni e 5 mesi (+1 anno e 9 mesi) di cui il 48% con età superiore a 20 anni (era il 27%), cresce però la quota di macchinari con meno di 5 anni al 16,1% (era il 13,1%) dovuto alla spinta degli incentivi 4.0. In questa cornice si allarga inoltre la forbice tra grandi aziende e PMI.
Gli incentivi vanno dunque rivisti e resi strutturali per favorire una programmazione degli investimenti.

Ma parliamo di innovazione tecnologica e digitale, in 3 parole “Quarta Rivoluzione Industriale”. Questi cambiamenti nel sistema produttivo e conseguente progresso sociale saranno caratterizzati da due qualità: “interconnessione” e “decentralizzazione”.
Tecnologie come la stampa 3D porteranno ad un minore rischio azzerando o quasi il trasporto dei materiali che potranno essere “stampati” direttamente in cantiere. Pensiamo poi allo smartworking che ridurrà gli spostamenti (circa la metà dei morti sul lavoro è in itinere da e verso il luogo di lavoro) che potranno essere più sicuri mediante la guida autonoma e aumenterà il benessere e la produttività dei lavoratori.
Sistemi come la realtà aumentata e la realtà virtuale permetteranno all’operatore di lavorare da remoto mediante sensori, riducendo il rischio. L’automazione e i robot serviranno a ridurre il carico di lavoro e, presumibilmente, ridurranno drasticamente i lavori manuali e ripetitivi (quelli dove avvengono la maggior parte degli infortuni) a favore del lavoro concettuale, qualificato.
Sistemi integrati mediante robot, sensori aumenteranno la sicurezza nelle aziende e favoriranno il lavoro da remoto.

Ma come governare tutto questo complesso di nuove tecnologie e sistemi di lavoro? Ne parleremo approfonditamente in un altro articolo, qua ci preme ricordare che il cambiamento tecnologico e sociale è ora. Dobbiamo intercettarlo e avere la forza e il coraggio di governarlo con piani decennali che tengano conto della sostenibilità ambientale e sociale.

In conclusione le soluzioni per ridurre i morti e gli infortuni sul lavoro ci sono. Abbiamo fatto tanto, dovremo fare ancora molto. Una cosa da non fare è quella di ridurre il proprio impegno a  piangere un morto che potevamo evitare.

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