mal'aria

Nel 2021 sono state contestate 3 infrazioni all’Italia per l’inquinamento atmosferico delle nostre città: le polveri sottili PM2,5 e PM10 e il biossido di azoto (NO2) hanno superato i limiti fissati dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Questi alcuni dei dati dell’ultimo rapporto “Mal’Aria” di Legambiente, sulla situazione dell’inquinamento atmosferico nelle città italiane.

L’Italia inadempiente

L’Italia è stata dunque ritenuta “inadempiente agli obblighi di riduzione dell’inquinamento dell’aria” dalla Corte di Giustizia UE accogliendo il ricorso della Commissione Europea.

Questo provvedimento, al momento, riguarda solo il biossido di azoto (NO2), ma l’Italia è inadempiente anche per le polveri sottili PM2,5 e PM10. In tutto ci costerà in sanzioni oltre 2 miliardi di euro, attraverso il taglio di fondi destinati al Paese e alle regioni.

Il danno non è solo legato alle sanzioni, ma soprattutto ai danni alla salute dei cittadini e alle conseguenti spese sanitarie e di assenza dal lavoro, come ci spiega in una nota il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti, pubblicata sul sito istituzionale dell’associazione: “L’Italia è, infatti, il primo paese in Europa per morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 90.000 decessi l’anno. Da un punto di vista economico, parliamo di diverse decine di miliardi (stimati tra i 47 e i 142 miliardi di euro/anno) tra spese sanitarie e giornate di lavoro perse”.

Volendo prendere per buono il valore inferiore parliamo di tantissimi soldi che potrebbero essere investiti diversamente, se la questione inquinamento atmosferico fosse presa sul serio. Nei fatti, però, è dimostrata la quasi indifferenza sull’argomento da parte delle amministrazioni. Anzi vengono incentivati ulteriormente gli acquisti di auto a combustione con motore diesel, che sono la causa di maggiore inquinamento da biossido di azoto nelle città.

I dati del nuovo Mal’Aria

Oggi vengono diffusi i dati di Mal’Aria 2022 edizione autunnale e la situazione non è migliorata, anzi è sensibilmente peggiorata.

Sono state prese in esame 13 città: Bari, Bergamo, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Palermo, Parma, Perugia, Prato, Roma e Torino.

I dati esaminati sono quelli relativi all’inquinanti atmosferici: polveri sottili, PM2,5 e PM10 e biossido di azoto NO2. Purtroppo la situazione è già da codice rosso. Nessuna città rispetta i valori suggeriti dall’OMS per la tutela della salute.

L’eccedenza , in percentuale, del valore medio annuo registrato dall’1 Gennaio 2022 ad oggi, rispetto al valore suggerito dall’OMS, come limite per la tutela della salute umana, va per il PM10 dal +36% di Perugia al +122% di Milano, per il PM2,5 dal +123% di Roma al +340% di Bergamo e Torino, per il biossido di azoto dal +97% di Parma fino al +257% di Milano.

A Milano la situazione è seria, sforati già ad inizio anno i limiti fissati dalle norme europee. 110.000 bambini e studenti respirano ogni giorno aria nociva nei pressi delle scuole, con il livello di veleni molto al di sopra dei limiti di legge. Milano è terzultima su 36 grandi città europee come qualità dell’aria, peggio fa solo Torino. Torino dal canto suo, insieme a Milano e Padova ha già sforato il limite delle 35 giornate con una media giornaliera di PM10 presenti nell’aria di 50 microgrammi per metro cubo, esattamente ha superato questo limite per ben 69 giornate.

Agire subito

Di fronte a questa situazione, passato un altro anno di decisioni paventate e mai prese o di fatto non applicate, bisogna agire subito, come bisognava agire subito negli anni scorsi e magari prendere spunto da alcuni insegnamenti che ci ha lasciato la pandemia. Nulla, tutto è rimasto come prima, anzi ora è peggio di prima.

Senza perdere altro tempo, per dimezzare le emissioni entro il 2030, si deve, come suggerito nel rapporto Mal’Aria, accelerare la portata delle nuove tecnologie verdi e digitali e quindi offrire alternative credibili all’auto. Quindi aumentare gli investimenti nell’offerta di trasporto rapido di massa (treni, metropolitane e tram), mobilità sempre più elettrica a partire dai mezzi pubblici, redazione e applicazione dei PUMS (Piani Urbani di Mobilità Sostenibile), incremento delle ZTL, delle zone a emissioni basse e a emissioni zero, zone 30.

Questi sono alcuni dei provvedimenti suggeriti dal rapporto che andrebbero adottati subito per sperare di abbassare i livelli di inquinamento atmosferico delle nostre città.

Continuando, invece, ad ignorare il pericolo, possiamo solo darci appuntamento alla prossima sanzione miliardaria della Commissione Europea e al prossimo studio che ci ricorderà quanto veleno stiamo respirando!

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