Il reddito di Cittadinanza (Rdc) è stato introdotto nel 2019 dal governo Conte I (M5S-Lega). Era un punto qualificante del programma del M5S. È forse lo strumento che più di tutti ha fatto discutere in questi anni. Chi chiede di abolirlo raccogliendo, con scarsi risultati, delle firme. Chi di ridurlo e chi invece di potenziarlo. Le principali critiche sollevate riguardano il numero dei precettori (per alcuni troppi, per altri troppo pochi), l’effetto di disincentivo al lavoro chiamato “effetto divano” e la permeabilità alle truffe. Cercheremo di fare luce su questi aspetti partendo dai numeri. Ma prima…
Cos’è il Rdc?
Il RdC è una misura di contrasto alla povertà, inclusione sociale e reinserimento nel mondo del lavoro pensato per nuclei familiari. Viene erogato per un massimo di 18 mesi. Può essere rinnovato per altri 18 mesi con una sospensione di un mese tra un provvedimento e l’altro. Diventa “Pensione di Cittadinanza” se tutti i componenti del nucleo familiare hanno superato i 67 anni. Per la pensione di Cittadinanza non c’è limite temporale nell’erogazione del servizio.
L’importo massimo del RdC mensile è 780€ di cui 280€ massimo vanno solo per il sostegno dell’affitto (630 /150 per la Pdc). I requisiti principali per accedere al servizio sono:
- Residenza in Italia da almeno 10 anni di cui gli ultimi 2 continuativi
- Valore ISEE inferiore a 9.360€
- Patrimonio immobiliare non oltre 30.000 euro, senza considerare la casa di abitazione
- Patrimonio finanziario non superiore a 6.000 euro, incrementabili in base alla composizione del nucleo
- Presentare, se tenuti all’obbligo, la DID (Dichiarazione di immediata disponibilità) entro 30 giorni
Il costo per le casse dello stato è stato 3,8mld nel 2019, 7,2mld nel 2020 e 8,6mld nel 2021 (quest’ultimo stimato, dati CGIA). In manovra di bilancio nel 2022 saranno stanziati 1,2mld portandolo a regime di 8,8mld.
Il sussidio si perde se si rifiutano due offerte di lavoro (erano 3) “congrue”. Per “congrua” si intende per la prima offerta massimo 80km/100 minuti di distanza dal domicilio, la seconda vale tutto il territorio nazionale. Vale anche per contratti a tempo determinato o indeterminato parziale.
I numeri
A settembre 2021, secondo l’Osservatorio INPS sul RdC/PdC i nuclei familiari beneficiari di almeno una mensilità di RdC/PdC sono stati 1.686.416 per un totale di 3.79.0744 persone.
A ottobre 2020, secondo l’ultimo report della Corte di Conti, gli effettivi attivabili (al netto quindi di esonerati,rinviati all’inclusione, esclusi o rinuncianti) erano 1.046.304. Di questi hanno stipulato un contratto di lavoro 352.068 persone di cui a tempo indeterminato per il 15,4%, di apprendistato 4% e tempo a determinato 65% (di cui 69,8% fino a 6 mesi, 9,3% oltre 12 mesi). I beneficiari che a settembre 2021 avevano ancora un contratto attivo di lavoro erano 192.851.
Tangorra commissario straordinario di ANPAL, voluto dal Governo Draghi al posto del discusso Domenico Parisi, ha annunciato che a novembre circa 540 mila beneficiari del RdC avevano trovato lavoro.
Il lavoro dei navigator (2.633 persone) ha portato, fino a febbraio 2021, a 1.041.771 soggetti accolti, 489.054 soggetti presi in carico per stipulare un ppl (Patto per il Lavoro), 248.008 piani personalizzati.
Inoltre hanno contattato 588.521 aziende per le rivelazioni sui bisogni occupazionali e per spiegare le opportunità del RdC. Hanno ricevuto dalle imprese, secondo MOO-Mappatura opportunità occupazionali” di ANPAL, solo 29.610 opportunità e 55.846 posizioni lavorative di cui 24% disponibilità immediata e 47% tra 6 e 12 mesi. Il 68% di queste offerte è dovuto ad un aumento del lavoro, il 22% da turnover e solo il 4% dovuto a innovazione dei processi produttivi.
Chi sono i beneficiari
Il profilo dei beneficiari vede una sostanziale parità tra uomini e donne (52,3% queste ultime).
L’età media è più bassa al sud e isole (più della metà è under 40), nel nord e nel centro è più considerevole la quota over 40.
Per quanto riguarda il livello di istruzione particolarmente elevata risulta la quota di detentori di licenza media, seguita dal 26,4% di diploma superiore e laureati al 2,6%.
L’indice profiling (che misura le possibilità di trovare occupazione entro 12 mesi e che si misura tra 0 estrema facilità e 1 estrema difficoltà) mediamente è 0,876, isole 0,9, sud 0,885, nord est 0,824. Sono dunque, mediamente, soggetti difficili da reinserire e lontani dal mercato del lavoro.
Pricinipali criticità del RdC
(Approfondiremo le criticità sollevate dal “Comitato scientifico sul RdC” e dal dibattito pubblico)
- Take up insufficiente: come per tutti i sussidi basati sulla richiesta dei cittadini il rischio è che molti non facciano nemmeno la domanda “autoescludendosi” pur avendo tutti i diritti. Il Comitato ha rimandato ad un report successivo l’approfondimento di questo punto
- Obbligo di spendere tutto il sussidio: entro fine mese, pena vedersi decurtato il sussidio nel mese successivo. E’ una regola illogica che va in totale contrasto con una lungimirante gestione del bilancio familiare che deve tenere sempre conto di spese impreviste (meccanico,sanità,multe) o che non avvengono tutti i mesi (assicurazione,bollo).
- Fine pena mai: è escluso dal sussidio chi ha subito una condanna penale se non sono passati 10 anni dalla condanna. Ma questo va in disaccordo con il principio di espiazione della colpa e del carcere come metodo rieducativo e di re-integrazione nella società.
- Meglio soli che mal accompagnati: il sussidio, per come è strutturato oggi, premia maggiormente i singoli (27% del reddito mediano della stessa tipologia di famiglia) rispetto alle famiglie monogenitoriali (17% del mediano) e la situazione peggiora con più figli a carico. Inoltre le famiglie con soli adulti son avvantaggiate rispetto alle famiglie con figli soprattutto se numerose.
- Soglia reddito: molte famiglie con ISEE adatto ad ottenere il RdC vengono escluse perché il reddito supera la soglia dei 6000€ (38% sul totale delle richieste di cui più del 50% con minori).
- Prima gli italiani: il RdC è spesso precluso alle famiglie straniere (anche con protezione internazionale). Spesso non hanno il requisito di 10 anni di residenza (di cui gli ultimi 2 continuativi), anche perché il Decreto Sicurezza glì impedì l’iscrizione. Ma devono anche dimostrare che nella terra di origine non hanno patrimoni ma, come sappiamo, spesso è un documento impossibile da avere.
- Patrimonio: c’è una iniquità tra chi ha il patrimonio mobiliare minimo e chi lo ha vicino alla soglia massima. Perché esso è solo un requisito di accesso e non un valore che influenza il totale sussidio.
- Aliquota marginale: all’80% (il sussidio si riduce di 80 centesimi ogni euro guadagnato) che poi arriva al 100% una volta aggiornato l’ISEE. Questo non fa emergere un potenziale lavoro a nero e disincentiva la ricerca di un reddito aggiuntivo perché significa perdere altrettanto sussidio.
- Incentivi alle imprese solo sui contratti a tempo indeterminato: essendo i beneficiari del reddito spesso di difficile reinserimento e poco qualificati è difficile che vengano per loro previsti contratti a tempo indeterminato già a partire dalla prima offerta di lavoro.
Proposte sul tavolo
- Lasciare in capo alle famiglie la scelta di quando e come spendere il sussidio, togliendo l’obbligatorietà di spenderlo tutto entro fine mese.
- Eliminare il tempo di attesa tra la condanna e la possibilità di ottenere il sussidio.
- Rivedere la scala di equivalenza e alzarne il livello per l’accesso e per l’importo, riducendo magari l’importo base, questo per garantire che le famiglie con figli, specie se numerose, non siano penalizzate. – Ridurre l’aliquota marginale (portandola al 60%) fino ad una soglia ad esempio il reddito esente da imposizione fiscale (nel 2021 8174 lavoratore dipendente, 4800 autonomo).
- Ridurre da 10 a 5 anni il requisito di residenza.
- Considerare parte del patrimonio mobiliare come reddito disponibile. Così facendo sommando il reddito familiare alla quota di patrimonio mobiliare il rdc andrebbe solo a coprire la quota parte per raggiungere la soglia.
- Introdurre forme di sconto per genitori separati che hanno il patrimonio immobiliare (casa di proprietà) in cui vivono l’ex coniuge e i figli, di cui non ha disponibilità.
- Allargare gli incentivi alle imprese anche su contratti indeterminati parziali o determinati con durata superiore a 12 mesi.
- Assumere a tempo indeterminato tutti i navigator e assegnarli ai CPI, anche per l’attuazione del piano GOL del Governo.
Conclusioni
Il RdC, pur avendo varie criticità che devono essere affrontate, si è dimostrato uno strumento utile per la lotta alla povertà. Ha delle carenze dal punto di vista delle politiche attive, ma non sono imputabili allo strumento in sé quanto al sistema generale. Le politiche attive sono ferme da anni, come spiega la Corte dei Conti. E non è vero che i posti ci sono ma i beneficiari non vogliono lavorare. Lo dimostra la scarsissima richiesta di 55mila posizioni, di cui solo un quarto a disponibilità immediata, da parte delle aziende a fronte di quasi 600mila aziende contattate. E i numeri delle assunzioni parlano chiaro. Secondo l’osservatorio sul precariato tra maggio e luglio solo di stagionali abbiamo avuto 555mila assunzioni. Spesso quello che frena è la qualità del lavoro richiesto o la mancanza di qualifiche necessarie (il tristemente famoso mismatch).
I Navigator hanno dato un contributo importante e non meritano di essere licenziati, dato che spesso sono giovani laureati e che ormai hanno alle spalle un anno e mezzo di esperienza.
In conclusione basta demonizzazioni del RdC. Miglioriamolo in maniera laica e razionale, riducendo o eliminando le criticità magari ascoltando il comitato scientifico (le proposte governative, come spiega Saraceno membro del comitato, non tengono minimamente conto del report).
Investiamo sui CPI, sulla formazione e riqualificazione dei lavoratori.