Il 16 settembre 2022 Oxfam, leader mondiale nei progetti di sviluppo in ambito rurale e nel portare acqua e servizi igienico sanitari nelle emergenze, ha pubblicato il report “Hunger in a heating world – How the climate crisis is fuelling hunger in an already hungry world” nel quale si evidenzia che la fame nel mondo è alimentata anche dagli impatti del cambiamento climatico.
La sintesi dello studio evidenzia una situazione critica che deve essere affrontata immediatamente:
- un terzo del Pakistan allagato;
- in Somalia la peggiore siccità degli ultimi 40 anni;
- eventi meteorologici estremi quintuplicati negli ultimi 50 anni;
- fame acuta più che raddoppiata, da 21 milioni a 48 milioni di persone, nei paesi più colpiti dal 2000 (Afghanistan, Burkina Faso, Gibuti, Guatemala, Haiti, Kenya, Madagascar, Niger, Somalia e Zimbabwe) che sono responsabili solo dello 0,13% delle emissioni globali di carbonio ed i meno preparati ad affrontare la crisi climatica;
- 18 giorni dei profitti dell’industria del petrolio e del gas (circa 2,8 miliardi di dollari al giorno per ciascuno degli ultimi 50 anni), coprirebbero l’intero appello umanitario delle Nazioni Unite che ammonta a 48,82 miliardi di dollari per il 2022.
Ingiustizia climatica
Gli eventi meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici (siccità, incendi, tifoni, inondazioni e cicloni) uniti all’innalzamento del livello del mare ed alla desertificazione causano perdite di raccolti, bestiame e pesca, degradano il suolo e gli ecosistemi ed interrompono le catene alimentari locali; la sola siccità è costata ai paesi a basso e medio reddito circa 37 miliardi di dollari in perdite tra il 2008 e il 2018.
Inoltre, le condizioni meteorologiche estreme causano carenza di acqua e cibo e costringono le persone a spostarsi; ad esempio, in Somalia, quasi un milione di persone ha abbandonato la propria casa dal gennaio 2022 a causa della siccità.
I paesi che hanno meno risorse per far fronte alla crisi climatica ne sono anche i meno responsabili mentre i paesi del G20, che controllano l’80% dell’economia mondiale, insieme rappresentano oltre tre quarti delle emissioni mondiali (76%); un’imposta aggiuntiva dell’1% sui profitti dei combustibili fossili basterebbe a finanziare l’intero programma globale per la sicurezza alimentare delle Nazioni Unite.
A dimostrazione di quanto la crisi climatica stia aumentando le disuguaglianze ci sono i dati di due recenti eventi di siccità:
- Stati Uniti – grazie alla preparazione al cambiamento climatico ed alla potenza economica, il governo può sostenere i piccoli agricoltori colpiti e le persone svantaggiate nonostante sia alle prese dal 2020 con la peggiore siccità degli ultimi secoli;
- Somalia (172° su 182 paesi nell’indice di adattamento mondiale) – la siccità ha portato conseguenze molto gravi (oltre 7 milioni di somali ridotti alla fame e circa tre milioni di capi di bestiame morti) e servirebbero 1,5 miliardi di dollari, equivalente al 30% del PIL somalo, per fornire acqua e cibo per evitare che altre persone muoiano per la fame.
Gli eventi estremi più significativi sono localizzati nelle aree più povere:
- i tifoni asiatici in Bangladesh, Nepal, Pakistan e India e nelle principali parti del sud-est asiatico fra cui le Filippine;
- la siccità dell’Africa orientale con oltre 21 milioni di persone in Etiopia, Kenya e Somalia che stanno soffrendo di fame acuta;
- i cicloni dell’Africa meridionale che hanno colpito Mozambico, Malawi e Zimbabwe interrompendo l’accesso ai servizi e all’istruzione e sfollando milioni di persone;
- la siccità del Sahel con 6,3 milioni di casi di malnutrizione acuta ed un aumento del 62% rispetto al 2018;
- il corridoio asciutto dell’America Centrale con impatto sull’agricoltura (caffè e mais per primi) e su 10 milioni di persone che vivono in Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador e Guatemala;
- l’innalzamento del livello del mare del Pacifico con lo sbiancamento dei coralli e la destabilizzazione dell’intero ecosistema marino;
- la scarsità d’acqua del bacino del fiume Eufrate e Tigri in una zona nota per la terra fertile (Siria, Iraq e Turchia) con diminuzioni di oltre il 50% dei raccolti.
Azioni possibili e conclusione
Oxfam ha identificato alcune azioni urgenti da intraprendere:
- fornire aiuti per affrontare l’immediata crisi della fame in questi hotspot climatici;
- garantire un clima adeguato e un finanziamento anticipato per aiutare le persone colpite ad adattarsi, prepararsi e far fronte al prossimo disastro;
- risarcire i paesi più colpiti per ciò che hanno già perso a causa della crisi climatica;
- ridurre gli impatti futuri sul clima presentando piani climatici realistici che riducano le emissioni per limitare il riscaldamento al di sotto di 1,5°C.
Aiuti e risarcimenti dovrebbero essere forniti dai paesi più ricchi e inquinanti e dalle aziende che traggono profitti dalle attività dannose per il pianeta.
Anche l’Italia è stata colpita da eventi estremi in aumento rispetto agli anni precedenti, ivi compreso un periodo di siccità particolarmente lungo, e per ora la capacità di adattamento dimostrata è stata sufficiente ad impedire problematiche peggiori (la nostra nazione è ritenuta, come tutti gli stati del G7, ad alta adattabilità al cambiamento climatico e bassa vulnerabilità).