Con la definizione di preraffaelliti si fa riferimento ad un movimento artistico nato in Gran Bretagna a metà Ottocento e per certi aspetti affine al simbolismo e all’art nouveau, che osò mettere in discussione Raffaello e la pittura accademica che da questo era scaturita e che aveva dominato la scena per alcuni secoli. Essi si rifecero, nel tentativo di perseguire un ideale antiaccademico, alle opere realizzate prima di Raffaello, pittore ritenuto colpevole di “aver inquinato l’arte esaltando l’idealizzazione della natura e il sacrificio della realtà in nome della bellezza”.
I principi
I pittori preraffaelliti si posero dunque l’obiettivo di abolire i modelli vigenti dell’arte vittoriana dell’epoca, un’arte che come un intero modello sociale appariva ormai logora e bisognosa di un cambiamento, e nel fare questo tentarono di unificare fra loro i concetti di vita, di arte e di bellezza riportando in essere i costumi di un passato immaginario e nostalgico, ove predominavano temi letterari e fiabeschi, ma anche biblici e sociali, senza trascurare la pittura di paesaggio che, sebbene non centrale nella loro produzione, finì per influenzare profondamente Corot e la scuola di Barbizon (Ecologica: Barbizonniers e impressionisti). I maggiori pittori preraffaelliti sono unanimemente considerati i tre fondatori del movimento, vale a dire John Everett Millais, Wiliam Hunt e Dante Gabriel Rossetti, che fu anche uno dei poeti più importanti dell’epoca vittoriana. A questi si unirono in un secondo momento Ford Madox Brown, Edward Burne Jones e John William Waterhouse. Le loro opere traboccano di dense pennellate fatte di colori lucenti, attraverso immagini nitide e particolareggiate alla maniera nordica, nelle quali si fondono mondi onirici e fiabeschi, che però diventano crudelmente reali. La rottura con la tradizione è evidente, niente più ritratti rispettosi e panorami suggestivi ma distanti. Il preraffaellismo al contrario parlava all’anima, cercando di ritrovare nello spettatore lo sguardo stupito e un po’ incantato di un bambino.
L’Ofelia
Uno dei quadri simbolo del movimento è l’Ofelia di John Everett Millais, dove una dei personaggi più famosi dell’Amleto di Shakespeare è ritratta nel celebre passaggio nel quale la giovane, precedentemente respinta da Amleto e completamente fuori di sé per la morte del padre perpetrata dallo stesso, cade disgraziatamente in un ruscello e vi annega: “Le sue vesti si gonfiarono, e come una sirena per poco la sorressero, mentre cantava brani di canzoni antiche, come una ignara del suo stesso rischio, o come una creatura nata e formata per quell’elemento. Ma non poté durare a lungo, finché le sue vesti, pesanti dal loro imbeversi, trassero la povera infelice dalle sue melodie alla morte fangosa”.
Millais per ritrarre la sua Ofelia scelse la modella Elizabeth Siddal, una delle donne chiave dell’epopea preraffaellita e mise in campo tutta la sua conoscenza naturalistica, caricando l’opera di dettagli tecnici e scientifici ma anche di annessi valori simbolici. Ecco allora che i ranuncoli bianchi simboleggiavano ingratitudine e superficialità, le margherite l’innocenza della ragazza, mentre le rose invece erano simbolo di gioventù, amore e bellezza. L’olmaria, la regina dei prati, sottolineava la futilità della morte della fanciulla, l’adonide il dolore che stava lacerando la ragazza, mentre il papavero con i suoi lugubri semi neri era il simbolo del sonno e della morte.
Millais nella fase matura della sua opera finirà per rinnegare l’esperienza preraffaellita, indicando come modelli della propria pittura addirittura Rembrandt e Velazquez, e lo stesso movimento si spegnerà dopo pochi decenni di vita riuscendo tuttavia a lasciare un segno nell’arte, nella letteratura attraverso una reciproca contaminazione, addirittura nella moda visto che le donne inglesi cominceranno a vestirsi come le donne dipinte dai preraffaelliti e soprattutto sdoganeranno l’idea di un corpo libero di muoversi e di mostrarsi nella propria bellezza, senza corsetti e costrizioni varie. Come ebbe a dire il poeta, storico e critico d’arte John Ruskin, che dei preraffaelliti fu grande sostenitore: “L’arte migliore è quella in cui la mano, la testa e il cuore di un uomo procedono in accordo”.