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L’occupazione globale nel settore energetico ha superato i livelli del periodo pre-pandemia grazie alla crescita degli occupati nei settori dell’energia pulita. Lo rivela la prima edizione del rapporto World Energy Employment Report redatto dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA).

L’occupazione nel settore energetico è in ripresa in tutto il mondo

L’industria energetica conta nel mondo oltre sessantacinque milioni di persone, circa il 2% della forza lavoro totale. Questi lavoratori sono distribuiti equamente tra l’approvvigionamento di carburante (21 milioni), il settore energetico (20 milioni) e gli usi finali (24 milioni) come l’efficienza energetica e la produzione di veicoli. La crescita è stata trainata soprattutto dall’energia pulita. Al contrario, i settori legati al petrolio e gas, che avevano registrato i maggiori cali di occupazione all’inizio della pandemia, non si sono ancora del tutto ripresi. A oggi, i lavoratori dell’energia pulita costituiscono più della metà dell’occupazione energetica globale e sono coinvolti in gran parte nella costruzione di nuovi progetti e nella produzione di tecnologie per potenziare l’energia a basse emissioni. Allo stesso tempo, anche il settore del petrolio e del gas sta vivendo ora una ripresa dell’occupazione, con nuovi progetti in fase di sviluppo, in particolare legati alle nuove infrastrutture per il gas naturale liquefatto (GNL). Il report avverte che le risposte politiche alla pandemia e all’invasione russa dell’Ucraina determineranno un aumento della domanda di nuove assunzioni e continueranno a modificare lo status quo delle catene globali di approvvigionamento energetico.

Più della metà dell’occupazione energetica si concentra nella regione Asia-Pacifico. Si tratta di una conseguenza della rapida espansione in queste aree di infrastrutture energetiche e della notevole disponibilità di manodopera a basso costo, che consente di creare centri di produzione utili sia per i mercati locali sia per quelli di esportazione. La sola Cina accoglie il 30% della forza lavoro energetica globale. Le società energetiche affermate in America settentrionale e in Europa, tuttavia, mantengono la loro posizione di forza nel mercato globale e hanno una base occupazionale considerevole grazie ai progetti nazionali ed esteri, come nel caso dell’ingegneria petrolifera e del gas, eolica e dei veicoli.

Il settore energetico richiede lavoratori qualificati. Le donne sono ancora poche

Secondo le previsioni dell’IEA, l’occupazione nei settori dell’energia pulita è destinata a crescere, superando il calo dei posti di lavoro nell’industria dei combustibili fossili. In uno scenario dove si punta a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050, l’agenzia stima che entro il 2030 potrebbero essere creati 14 milioni di nuovi posti di lavoro, mentre altri 16 milioni di lavoratori potrebbero transitare verso nuove posizioni, sempre legate all’energie pulite. Circa il 60% di questi nuovi posti di lavoro richiederà un notevole grado di formazione per l’incremento delle competenze. Tutto questo sarà utile per garantire che le transizioni energetiche possano andare a beneficio del maggior numero di persone. Il 45% dei lavoratori energetici mondiali svolge, infatti, occupazioni altamente qualificate, rispetto a circa il 25% per l’economia in generale.  I responsabili politici devono garantire, avverte l’agenzia, una giusta riqualificazione e formazione di tutti i lavoratori che potrebbero essere colpiti dai cambiamenti industriali, specialmente nel settore del carbone, dove l’occupazione è in costante calo da diversi anni.

Un’attenzione particolare è rivolta all’occupazione femminile. Le donne, infatti, sono decisamente sottorappresentate nel settore energetico. Nonostante rappresentino il 39% dell’occupazione mondiale, le lavoratrici nei settori dell’energia sono solo il 16% del totale. Come nell’occupazione, le donne costituiscono una quota molto piccola anche dell’alta dirigenza nell’energia, poco meno del 14% in media. Non ci sono differenze sostanziali nell’occupazione femminile tra combustibili fossili ed energia pulita. L’analisi però sottolinea che le start-up di energia pulita mostrano segni di cambiamento, con una quota maggiore di donne fondatrici e inventrici, anche se ancora molto al di sotto della parità. Numerosi studi, ricorda l’approfondimento dell’IEA, dimostrano che una migliore diversità migliora le prestazioni dell’azienda, la competitività a lungo termine e garantisce una maggiore innovazione, tutti fattori che contribuiscono ai progressi necessari per raggiungere gli obiettivi di cambiamento globale.

I paesi di tutto il mondo stanno rispondendo all’attuale crisi cercando di accelerare la crescita delle industrie di energia pulita locali. Queste regioni conosceranno un’enorme crescita di posti di lavoro“, ha affermato il direttore esecutivo dell’AIE Fatih Birol. “Cogliere quest’opportunità richiede lavoratori qualificati. Governi, aziende, rappresentanti del lavoro ed educatori devono unirsi per sviluppare i programmi necessari per far crescere questa forza lavoro e garantire un’occupazione di qualità“.

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