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Campagna elettorale gratuita e d’autore

Oliver Stone ha il diritto di esprimere la sua opinione e la direzione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dato il calibro del personaggio, ha il diritto di ospitare la prima dei suoi lavori, fuori concorso. Mi immagino poi che il film sia stato selezionato quando ancora non sapevamo che a settembre ci sarebbe stata la campagna elettorale. Il fatto è che Stone è anche un maestro per quel che riguarda la creazione di un immaginario filmico – chiedete al fantasma di Jim Morrison: quanti ricordano come fosse lui veramente, dopo esser stato infarcito di glam e maledettismo nel celebre film sui Doors? Quindi quel che dobbiamo chiederci è inizialmente quanto sia stato opportuno che un maestro dell’immaginario filmico presentasse (in Italia, in piena campagna elettorale dove il tema dell’energia è centrale) un documentario spintamente nuclearista. In pratica ha fatto della campagna elettorale gratuita e d’autore, con buona pace di Peppa Pig.

Ammetto che non l’ho visto, sono stata accreditata alla Mostra ma ho preso il covid e scrivo dalla mia cameretta, in quarantena. Ho letto però i resoconti dei miei colleghi, le rassegne stampa, le dichiarazioni dello stesso Stone e ho i capelli dritti. Non meno di tre giorni fa l’Italian Climate Network ha promosso a pieni voti il programma di AVS come il più impegnato in questa campagna elettorale contro la crisi climatica: spoiler, siamo contro il nucleare e ci sostiene un solido comitato scientifico che include Mercalli, Balzani, Butera. A un nostro panel intitolato: “No a nucleare e gas come fonti green” del febbraio scorso ha partecipato il Premio Nobel Giorgio Parisi. Eppure Oliver Stone (che, ricordiamo, di mestiere concepisce e supervisiona materiale audiovisivo) sostiene fermamente che il nucleare è l’unica (l’unica!) opzione per combattere il cambiamento climatico.

Il piccione sulla scacchiera

Inutile sgolarsi e ripetere le solite cose: il nucleare necessita acqua per funzionare bene, molta acqua, e dato che la nostra nazione si troverà per forza di cose di fronte a una crisi idrica, un sistema che senza l’acqua crea grandi danni e che quando la utilizza la intossica non è proprio l’ideale, giusto? Per costruire una centrale occorrono decenni, la crisi è ora. Decenni e spreco di soldi pubblici per accentrare l’energia nelle mani di pochi quando potrebbe essere democratizzata. E ancora, non va perso il treno della transizione ecologica, e invece lo stiamo mancando ignorando la strada che già Germania e in parte Portogallo stanno considerando. Altro spoiler: no, l’Energiewende non è come ve la raccontano. Ci stiamo lavorando, sul comunicarla meglio.

Eppure poi ascolti Stone e ti viene da pensare. Da pensare che è inutile fare discorsi razionali se quel che ti torna indietro è ideologia. È inutile fare discorsi razionali se poi, per qualche gioco retorico, l’invasato, l’estremista, quello più pericoloso del cambiamento climatico diventi per magia tu. Non vi sembra di star giocando a scacchi con il proverbiale piccione che passeggia sulla scacchiera?

Stone vs Salomé

Ecco, un film che ho visto a Venezia e che in un certo senso risponde all’ottimismo cieco di Stone è La syndacaliste di Jean-Paul Salomé con Isabelle Huppert. Stavolta niente spoiler: occorre vederlo. Peraltro è una storia vera e non esprime opinioni esplicite e incrollabili: espone certi fatti, indaga il modo in cui vengono trattate le donne quando attaccano i vertici di centri di potere. Ecco, parliamo del potere del nucleare in Francia e del perché la democratizzazione dell’energia va a vantaggio e non a svantaggio della gente. È bene fare un po’ di ripasso della cronaca estera, spesso trattata con una superficialità disarmante.

Invece cosa accade? Che non solo i politici conservatori parlano di nucleare in modo populista, non solo molti elettori ed elettrici sostengono il nucleare perché i loro aggiornamenti sull’energia sono rimasti fermi ai loro studi di dieci, quindici anni fa o perché non riescono a capire che bisogna attuare un cambiamento più profondo a livello strutturale di modello economico per sopravvivere come specie, ma ecco che arriva bel bello dagli Stati Uniti un grande regista e, spostando immaginario (mi tocca dirlo) è possibile che sposti voti.

Lavorare sull’immaginario

Sentieri selvaggi al film dà una stella, lo chiama: “Un atto di proselitismo per l’atomo, che si rifiuta di includere punti di vista diversi per creare il dialogo necessario a una tematica complessa”. Il regista ha dichiarato al Lido: “C’è stato, a partire dagli anni 70, un grande inganno il movimento antinucleare, finanziato in parte dalla Arco, il grande gruppo petrolifero, ha convinto governi, media, opinione pubblica che il nucleare era negativo, tossico, pericoloso. Ci hanno confuso tra armi nucleari come la bomba atomica e l’energia nucleare”. Giuro che sono parole dell’autore di JFK, non di qualche ultras dell’atomo di casa nostra.

Ma forse da questa storia ne possiamo anche trarre qualcosa di buono.

Sono infatti convinta che, in contesto italiano, la destra lavora con l’immaginario molto più e molto più efficacemente di noi. E non è solo una questione di soldi, di investimento in pubblicità, di fare la voce grossa: è una mera questione di capacità di passare immagini e infilarle nella testa di chi ascolta, che poi valuterà se tenerle o no. Ho già parlato di quanto sia deleteria e porti alla sconfitta la mancanza di speranza: ecco, costruttivamente, noi dovremmo fare come Oliver Stone. Prenderci gli spazi culturali che ci spettano – che sia la produzione di un film, la scrittura di un libro o il gestire un circolo – e ribattere a tutta la confusione sul futuro, che regna sovrana, trasformando le idee in immaginario forte. Oltre le elezioni, è quel che mi auguro che accada.

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