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A quattro anni dalle prime manifestazioni per il clima (tutti ricorderete Greta Thunberg), iniziamo a fare la conta dei dispersi.

Tra i mancanti all’appello sicuramente le grandi multinazionali, ma anche e soprattutto i politici. E se vogliamo proprio dirla tutta, da quando abbiamo iniziato a manifestare per chiedere ai governi di dare ascolto agli scienziati (che ci avvertono del disastro da prima degli anni ’80), la più grande assenza registrata è quella della Crisi Climatica dentro le agende politiche.

Occasioni mancate

È bene ricordarlo, perché per l’ennesima volta in Italia sta per cambiare il governo, e questa volta siamo in buona compagnia: anche in Svezia, paese di Greta Thunberg, rinnoveranno il parlamento (appena 15 giorni prima di noi).

E, proprio come ci ricorda l’attivista più famosa al mondo, è stato fatto veramente troppo poco per il contrasto – o l’adattamento – al collasso climatico in atto. Per esempio a Febbraio, Greta Thunberg è andata nell’Artico Svedese per unirsi ad una protesta della popolazione indigena Sámi, in opposizione all’apertura di una miniera nel territorio che usano per far pascolare le renne. A Marzo il governo ha deciso di dare comunque il via ai lavori.

Nei soli ultimi 4 anni in Italia, è stato dato il via libera ambientale a trivellare 10 nuovi giacimenti metano e petrolio tramite 20 nuovi pozzi: su 123 concessioni minerarie, sono 108 quelle legate al gas ed oltre il 70% si trovano in aree definite non idonee. Di queste, sono state 20 quelle revocate. Inoltre, il ministero della Transizione ecologica ha deciso di aggiornare il piano per poter incrementare la produzione di gas italiano, presentando una sorta di piano regolatore che indica dov’è consentita l’estrazione di idrocarburi.

Negli ultimi 7 anni invece, la media di nuova capacità di rinnovabili (solare/eolico) installate ha registrato uno dei risultati peggiori in Europa.

Call to action dei Fridays

Senza parlare del fatto che la guerra in atto in Ucraina non ci ha fatto rivedere le nostre modalità di approvvigionamento energetico. Continuiamo a comprare gas a prezzi sempre più elevati e da paesi sempre nuovi e più distanti; costruiamo rigassificatori e parliamo di riaprire le centrali a carbone. Intanto, la multinazionale ENI, che è una delle 30 aziende più inquinanti al mondo, in Italia si occupa della formazione sulla crisi climatica nelle scuole.

Insomma, non certo lo scenario che ci aspettavamo, ma non è il caso di darsi per vinti.“Fridays for Future Italia” ha lanciato per il 23 Settembre una nuova manifestazione, per ottenere un impegno reale sull’ambiente prima (con il voto) e dopo le elezioni del 25 Settembre (con l’azione della classe dirigente tutta).

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