I dati relativi all’inflazione annuale rilasciati da Eurostat indicano che il tasso d’inflazione annuale in Unione Europea è arrivato a luglio al 9,8% (a luglio 2021 era al 2,5%) e nell’area Euro (Belgio, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Solvacchia e Finlandia) all’8,9% (2,2% un anno fa).
In una intervista condotta dalla Reuters e rilasciata dalla Bce, Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, identifica quali sono le tre cause principali dello spropositato aumento dell’inflazione:
- climateflation (inflazione da crisi climatica), legata ai costi del cambiamento climatico con i numerosi disastri naturali ed i gravi eventi meteorologici (ad esempio la siccità di questa prima parte dell’anno ha provocato una diminuzione della resa delle coltivazioni con un forte aumento dei prezzi);
- fossilflation (inflazione da combustibili fossili), maggiore responsabile per via degli aumenti dei prezzi del petrolio e del gas dovuta alla speculazione sui mercati energetici;
- greenflation (inflazione legata alla transizione ecologica), legato al costo dei materiali utilizzati per le tecnologie verdi, quali rame, litio e cobalto.
I dati
Tutte gli stati Europei hanno avuto un incremento di almeno 4 volte quella che era l’inflazione un anno fa; solo la Germania non ha quadruplicato il dato (8,5% del 2022 contro 3,1% del 2021) ma, partendo da una delle inflazioni maggiori del luglio 2021, la percentuale attuale è comunque elevata ed assimilabile quella italiana (8,4%).
Fra le nazioni che hanno risentito di meno della crisi ci sono la Svizzera con il 3,3% e, in area Euro, la Francia con il 6,8%; Estonia, Lituania e Lettonia sono in una situazione molto critica avendo una inflazione superiore al 20%.
Non si vedono segni di miglioramento e lo dimostra il confronto con giugno 2022 in quanto tutte le nazioni hanno continuato ad aumentare l’inflazione; l’Italia è uno dei pochi stati che ha isto il dato in diminuzione, seppure in quantità limitata (dall’8,5% all’8,4%).
Qualsiasi settore contribuisce all’incremento dei prezzi e se, un anno fa, i costi legati all’energia contribuivano in modo predominante sull’inflazione (1,34 su 2,17 pari al 62%), a luglio 2022 tali costi rappresentano meno del 50% dell’incidenza (4,02 su 8,86); l’incremento del prezzo di cibo, servizi e altri beni industriali è stato provocato in parte proprio dall’aumento dei prezzi dell’energia ma anche da ulteriori fattori come la siccità e l’instabilità politica internazionale.
Considerazioni della BCE
Schnabel analizza la situazione indicando che:
- l’economia in area Euro sta rallentando ed il timore è che si passi dall’attuale inflazione alla stagflazione (crescita dell’inflazione in abbinamento ad una stagnazione economica);
- per poter tornare ad una inflazione del 2% i tempi saranno lunghi e dipenderanno dai risvolti della pandemia e della guerra;
- il problema di base è l’economia eccessivamente incentrata sui combustibili fossili, per di più importati in larghissima maggioranza;
- è necessario accelerare la transizione verso le energie rinnovabili considerando che, siccome ci vogliono dai cinque ai dieci anni per sviluppare nuove miniere, i prezzi delle materie prime continueranno a salire.
Conclusioni
Con lo scoppio della guerra in Ucraina e le ripercussioni sulle importazioni del gas era ipotizzabile un aumento dell’inflazione “importante” per tutte le nazioni europee; sommando i danni provocati dai cambiamenti climatici il rischio di una recessione diventa reale.
Come poter rilanciare l’economia Europea? Aumentare gli sforzi affinchè si raggiunga un accordo per la pace nella guerra in Ucraina, creare una propria autonomia energetica ed accelerare la transizione verde sono azioni fondamentale per poter cominciare a farlo.