Le vicende politiche delle ultime settimane, caratterizzate da invettive, promesse, tradimenti, se non da un vero e proprio mercato del pesce, finalizzato al posto in lista se non al collegio blindato, stanno scavando un solco ancora più profondo tra chi vede nella politica uno strumento di affermazione personale e chi fortunatamente si ostina a vedere in essa, con un senso etico molto più alto, la via maestra per provare a migliorare la società.
Questi ultimi sono quelli che Mancuso classificherebbe come coloro che hanno sviluppato una mente innamorata, un concetto niente affatto banale che il filosofo scrittore ha declinato nella sua ultima opera dal titolo analogo. Vito Mancuso, docente universitario e autore di numerosi saggi di successo, ha fondato e dirige presso il MAST di Bologna il laboratorio di Etica ed è sempre stato molto sensibile alla questione con un approccio analitico e convincente.
La mente innamorata
Ma cosa è una mente innamorata? Essa coincide con l’elaborazione di una filosofia che ingrandisca l’animo e magnifichi l’intelletto. Una filosofia vera, non nel senso di esatta, ma di autentica e radicata profondamente nell’esistenza di una persona e quindi in grado di trasformarla, diventando in tal modo filosofia di vita. La filosofia diventa allora spiritualità, un modo complessivo di essere e di sentire.
Numerosi pensatori hanno provato a descrivere questo stato, come ad esempio il celebre Giordano Bruno, arso vivo per mano dell’Inquisizione il 17 febbraio 1600 in Campo de’ fiori a Roma per il suo reiterato rifiuto ad ammettere il geocentrismo e l’antropocentrismo. Egli parlava nello specifico di “furore”. Tuttavia questo concetto non ha nulla a che fare con l’irrazionalità, ma si tratta piuttosto di una razionalità potenziata dal calore del sentimento, nella quale la spinta non è data solo dal raziocinio ma anche dalla passione e dall’amore, così che l’essere umano metta in gioco sé stesso nella sua interezza. Chi sperimenta tale pienezza della mente inizia a pensare non più a partire da sé, ma a partire dall’unità di tutte le cose, per cui la sua visione del mondo cambia radicalmente infondendo un coraggio tale da collocare il soggetto al di sopra dei piaceri ordinari e persino della morte.
In ogni caso il laboratorio decisivo, molto prima del mondo esteriore, è il mondo interiore, ossia la mente, più in particolare l’amore che nutre la mente. Questa stretta connessione tra pensiero e vita permette di distinguere la ricerca filosofica da quella scientifica, così come spiegò brillantemente nel XX secolo il filosofo Karl Jaspers attraverso un confronto tra l’atteggiamento avuto rispetto alla stessa questione dal già citato Giordano Bruno e da Galileo Galilei. Il primo rifiutò l’abiura, il secondo vi si sottomise. Bruno credeva, mentre Galileo sapeva. Bruno rappresentava la verità in quanto amore, la verità della filosofia, che aspira ad essere esatta ma è molto di più, è passione, furore, coinvolgimento totale, al contrario Galileo rappresentava solo la verità della scienza, una verità dimostrabile anche da altri, per la quale non valeva la pena morire. Bruno invece non poteva abiurare, perché abiurando avrebbe negato sé stesso, perché la sua verità, in quanto complessiva filosofia di vita, lo riguardava in prima persona.
La questione ambientale
Partendo da questi ragionamenti sulla mente innamorata, lo stato di maggiore appagamento a cui l’esistenza di un uomo possa giungere, Mancuso fa una riflessione sulle nostre inquietudini di oggi e sulle emergenze in corso, ponendo la questione ambientale al primo posto. L’inaridimento peraltro non riguarda solo l’ambiente esterno, ma va di pari passo con quello interno. Il consumismo infatti non si è limitato a farci consumare ma ha indotto ciascuno di noi attraverso la pubblicità a credere di essere il centro del mondo, non importa quanto soffrano le acque, l’aria, le piante, gli animali, gli altri esseri umani.
Questa filosofia come conseguenza toglie terreno all’etica e al sentire morale nel mondo interiore. La scienza, unica forma di conoscenza oggi universalmente accreditata, non è peraltro strutturalmente in grado di fornire indicazioni etiche ed ogni giorno sperimentiamo questo vuoto drammatico. Ecco quindi che la questione ecologica può rappresentare la culla di una rinnovata visione della realtà e di una altrettanto rinnovata autocomprensione, costringendoci a tutta una serie di domande esistenziali. “Curando la Terra, quindi, curiamo noi stessi. Salvando la Terra, salviamo noi stessi da quel cambiamento climatico interiore che produce inaridimento delle coscienze, deforestazione dei cuori, desertificazione delle anime, estinzione del senso di umanità”.
A questa crisi bisogna dare una risposta altamente politica. Abbiamo appurato che il predominio dell’economia ha prodotto devastazione ambientale, una devastazione che si sta materializzando anche attraverso zoonosi sempre più frequenti, i cosiddetti salti di specie, e ci troviamo oggi davanti ad una scelta cruciale su quale debba essere il valore guida dell’azione politica e cioè se debba coincidere con il perseguimento della ricchezza o della tutela della salute. Appare allora evidente che servono scelte coraggiose, ma soprattutto che servono donne e uomini con una mente innamorata.