Perchè continuiamo lo spreco di cibo e risorse alimentari nella nostra quotidianità?

Il 47 % dei cittadini e delle cittadine italiani (quasi una persona su 2) ammettono di scordare spesso il cibo acquistato, mentre il 46% degli intervistati dall’Osservatorio Waste Watcher, sostiene che il cibo era reduce dal frigorifero dei negozi e, una volta a casa, è deperito in fretta. Un italiano su 3 (30%) confessa di calcolare male le quantità di cibo che servono in casa, ma anche (33%) di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo a casa, quindi di esagerare negli acquisti.

Questi semplici, ma significativi dati, dimostrano, dunque, che – nell’ottica di prevenire lo sperpero domestico degli alimenti – esistono ampi margini di miglioramento tanto nelle fasi di acquisto, che in quelle di gestione del cibo.

L’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg sull’Economia circolare, la sostenibilità e gli sprechi (i cui dati e risultati sono stati oggetto dell’articolo “Osservatorio “Waste Watcher Internatonal” sullo spreco di cibo: l’Italia è abbastanza virtuosa, ma si può far meglio”) fornisce anche indicazioni di possibili provvedimenti, azioni e buona pratiche, utili a contrastare la preoccupante questione dello spreco alimentare: se la classica lista della spesa viaggia oltre il 70% quasi ovunque – dall’Europa al Canada agli Stati Uniti, un po’ peggio in Cina dove la utilizza solo 1 consumatore su 2 (49%) e in Russia solo il 54% – si privilegia l’attenzione a verificare e consumare prima i cibi a ridosso di scadenza (4 consumatori su 5 un po’ ovunque), si pratica spesso il controllo di frigo, freezer e dispensa per avere la situazione sotto controllo.

Per ridurre lo spreco, vi è una richiesta che, in particolare, sembra accomunare i cittadini degli 8 Paesi indagati dal Rapporto Waste Watcher (il G8 dello spreco degli alimenti) ed è quella di potenziare l’educazione alimentare nelle scuole e fra i cittadini/cittadine, per aumentare la consapevolezza e quindi favorire la prevenzione e riduzione dello spreco, in particolare nelle case: lo chiedono ben 86 cittadini su 100 in Italia e Russia, 85 in Spagna e 8 cittadini su 10 in Germania e Regno Unito.

anti-spreco 1
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Altri provvedimenti anti-spreco analizzati in ambito del “G8 dello Spreco alimentare”, riguardano:

  • la sensibilizzazione sui danni climatici, ed economici legati agli sprechi alimentari;
  • la previsione di etichette efficaci e innovative sui prodotti agroalimentari, ad uso dei consumatori è quella maggiormente segnalata, subito dopo la richiesta di educazione alimentare nelle scuole e per i cittadini;
  • la produzione di confezioni più piccole in chiave anti-spreco;
  • un’eventuale tassazione legata allo sperpero del cibo, ha incontrato minore fortuna tra gli intervistati/le intervistate.

Per quanto riguardo le strategie che ciascun nucleo familiare adotta per prevenire gli sprechi, sembrano ancora relativamente poco diffuse quelle più tecnologiche (App e/o piattaforme con offerte last minute), mentre restano in uso sistemi collaudati come la lista della spesa (oltre il 70% quasi ovunque – dall’Europa al Canada agli Stati Uniti, un po’ peggio in Cina dove la utilizza solo 1 consumatore su 2 (49%) e in Russia solo il 54%)  e l’abitudine di acquistare più frequentemente il cibo fresco destinando, invece, le grandi spese periodiche ai prodotti alimentari meno deperibili.Dagli Stati Uniti alla Russia, passando per Canada, Italia, Spagna e Germania, il ricorso alle APP SALVACIBO–ALERT sul proprio cibo in scadenza ai dispositivi di scambio o acquisto degli alimenti invenduti – resta abitudine ristretta a non più del 9% della popolazione. Per l’esattezza dal 3 al 7% in Italia, dal 4 al 9% in Spagna, dal 5 al 7% nel Regno Unito e in Canada, fino al 9% negli Stati Uniti e non più del 5% in Russia. Mentre sono i cinesi i più tecnologici del pianeta, in tema di prevenzione dello spreco alimentare: fino al 17% utilizzano app dedicate, in particolare per monitorare il cibo conservato a casa, ma anche per catturare l’invenduto di negozi e ristoranti.

In molti paesi del “G8 dello spreco” si privilegia, inoltre, l’attenzione a verificare e consumare prima i cibi a ridosso di scadenza (4 consumatori su 5 un po’ ovunque) oppure si pratica spesso il check di frigo, freezer e dispensa per avere la situazione sotto controllo (fra 7 e 8 cittadini su 10 ad ogni latitudine del pianeta) e, infine, ci si accerta di aver disposto in evidenza il cibo a ridosso di scadenza, attività che russi e spagnoli eseguono con grande attenzione (84% dei casi) ma anche gli italiani e gli inglesi (79%). Infine, nei Paesi europei e anglofoni, è piuttosto diffusa la dell’assaggio del cibo appena scaduto, per accertarsi se sia ancora consumabile prima di gettarlo: lo fanno soprattutto spagnoli, inglesi, tedeschi e canadesi (oltre 4 cittadini su 5), a ruota seguono Italia e Stati Uniti, meno convinti di questa pratica i cinesi, solo 1 cittadino su 2. Fra le strategie di approvvigionamento del cibo, una linea comune sembra quella di privilegiare confezioni di piccolo formato: in media lo fanno 4 consumatori su 10 ad ogni latitudine.

anti-spreco 2
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Ma come possiamo ridurre lo spreco alimentare in Italia?

Fra le principali strategie casalinghe anti-spreco, anche in Italia, prevale ancora il buon senso, infatti, tra i rimedi anti-spreco alimentare più frequentemente adottati dagli italiani/dalle italiane, si registrano, in ordine decrescente, i seguenti:

  • check della dispensa prima di fare la spesa (65%);
  • congelamento del cibo a rischio deperibilità (61%);
  • prevenzione dello spreco, controllando la quantità di cibo ottimale prima di cucinarlo (54%);
  • verifica dell’edibilità del cibo dopo la scadenza (test dell’assaggio) prima di buttarlo, perché non più commestibile (52%);
  • utilizzo di ricette culinarie con cibo di recupero dagli avanzi del pasto precedente (48%);
  • richiesta al ristoratore della doggy- o family-bag , per il trasporto a casa del cibo non consumato (34%);
  • donazione al vicino/ai vicini di casa del cibo in eccesso a rischio spreco (22%).

Più in generale, le pratiche anti-spreco alimentari che vengono maggiormente utilizzate in Italia, o quelle che comunque vengono ritenute più utili ed efficaci, abbiamo i seguenti:

  • L’89% delle famiglie italiane (ovvero, più di 9 italiani su 10) ritiene che la via principale da percorrere sia quella dell’educazione alimentare (non solo in ambito scolastico);
  • il 26%, invece, propone packaging di nuova generazione, che permettano una migliore e più lunga conservazioni degli alimenti;
  • il 20% (1 italiano su 5), infine ritiene indispensabile l’adozione di provvedimenti normativi legati allo spreco del cibo, con incentivi e sanzioni, oppure tassazioni sulla base di una sorta di “sprecometro” (raccoglierebbe il 54% del consenso);
  • l’83% degli intervistati (4 italiani/e su 5) chiede di migliorare le indicazioni sulle etichette;
  • il 72%, invece, suggerisce di produrre confezioni più piccole.

Per quanto riguarda la fase dell’acquisto dei prodotti alimentari, le strategie messe in atto per la prevenzione dello spreco:

  • vedono in testa la programmazione di spese più frequenti per alimenti freschi (4 italiani/e su 6, pari al 41%);
  • il 36%, invece, opta per l’organizzazione della distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza;
  • 1 italiano/a su 3 (34%) utilizza il tradizionale sistema della lista della spesa, quando si reca al supermercato;

Infine, in chiave di consumo, il Rapporto Waste Watcher -“Il caso Italia”, evidenzia i seguenti risultati riguardo alla misure anti-spreco:

  • l’86% degli italiani/delle italiane previene lo spreco, partendo dal cibo più deperibile, e valutando le esatte quantità prima di cucinare;
  • l’85%, assaggia e testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.

MISURE e BUONE PRATICHE ANTI-SPRECO ALIMENTARE

Tecnologia e prevenzione dello spreco

Per salvare il cibo in eccesso o prossimo alla scadenza, sia quello domestico che quello della grande distribuzione e  dei ristoranti, abbiamo ormai imparato che un valido aiuto può arrivare da App e piattaforme digitali (strategia anti-spreco numero 7): da To Good To Go, l’applicazione più scaricata in Italia, a MyFoody, che collega consumatori e supermercati, a BestBefore o Regusto, che ottimizza i processi di donazione, fino a Svuotafrigo, l’app che suggerisce oltre 25mila ricette per cucinare con quello che il frigo ci offre. Il Rapporto Waste Watcher ha sondato le abitudini dei consumatori anche da questo punto di vista. Con risultati in parte inattesi.

Eppure – sottolinea Luca Falasconi, coordinatore del Rapporto Waste Watcher “Il caso Italia” e docente all’Università di Bologna – i dati del 2022 evidenziano quella che chiamerei “stanchezza tecnologica”: nella lotta agli sprechi, l’utilizzo delle App e di dispositivi di supporto agli elettrodomestici e dispense di casa, non è ancora visto a larga maggioranza come strumento di riferimento nella lotta allo spreco. Meno del 10% dichiara di utilizzarli o di considerarli strumenti utili nella gestione anti-spreco del cibo. Si prediligono i consolidati strumenti di economia domestica”.  Il prof. Andrea Segrè, a questo proposito, ha definito questo risultato un po’ sorprendente – che il suo collega Luca Falasconi descrive come “stanchezza tecnologica” – con queste parole: «Oserei dire un po’ la rivincita dell’intelligenza “alimentare” dei consumatori su quella “artificiale”, o meglio tecnologica. Che resta pur sempre una risorsa preziosa, ma se utilizzata meccanicamente non stimola l’impegno attivo del consumatore in chiave di prevenzione. Le soluzioni più rapide ed efficaci arrivano ancora dall’esperienza dell’economia domestica».

L’App “TOO GOOD TO GO” è un applicazione per smartphone che permette ai commercianti e ai ristoratori di mettere in vendita a prezzi ridotti il cibo invenduto a fine giornata e ai consumatori di acquistare la c.d. “Magic Box”, ad 1/3 del prezzo di vendita “ufficiale”, impegnandosi quotidianamente nella lotta contro lo spreco alimentare. Nata in Danimarca nel 2015 con l’impegno di salvare il cibo e sensibilizzare, attualmente questa App è presente in 15 Paesi d’Europa (Italia inclusa), negli Stati Uniti e in Canada. Grazie al moltiplicarsi di iniziative a tema sostenibilità, tramite campagne mirate ad educare e fornire ai consumatori e agli operatori del settore i mezzi e le conoscenze per avere un impatto positivo sullo spreco di cibo nei diversi livelli della società, ad esempio, è stato lanciato il primo manuale anti-spreco di Too Good To Go, un libro in collaborazione con Il Battello a Vapore per coinvolgere anche i più piccoli in questa piccola grande missione.

LAST MINUTE MARKET è lo spin-off dell’Università di Bologna, trasformatosi poi in impresa sociale, sotto la presidenza del suo fondatore Andrea Segrè[1]. Grazie al networking con 350 punti vendita e oltre 400 enti del terzo settore Last Minute Market recupera annualmente 55mila pasti cotti, prodotti alimentari per un valore di 5,5 milioni €, farmaci per 1.000.000 € e più di 1.000 tonnellate di prodotti non alimentari.

Last Minute Market, nel 2010, ha avviato la CAMPAGNA SPRECO ZERO, diventata movimento di pensiero, presidio concreto e motore di interventi e sensibilizzazione sul tema, soprattutto grazie alla sua Dichiarazione congiunta – siglata da tante personalità e istituzioni nazionali e comunitarie –  ha fissato con la alcuni obiettivi-chiave, ripresi poi dalla Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 gennaio 2012, il primo e unico atto ufficiale sul tema a livello comunitario (il cui obiettivo dichiarato è quello di dimezzare lo spreco alimentare nei Paesi UE entro il 2025).

RECUP-Associazione di Promozione Sociale  

Si tratta di un progetto che agisce nei mercati scoperti della città di Milano e di Roma, per combattere lo spreco alimentare e l’esclusione sociale. L’associazione, solamente attraverso lo strumento del volontariato, provvede al recupero del cibo ancora commestibile nei mercati rionali, prima che venga buttato via: i resti di frutta e verdura invenduti vengono raccolti, selezionati e redistribuiti, direttamente nei mercati rionali, gratuitamente a chiunque voglia prenderlo.

 “Il cibo che perde valore economico acquista valore sociale”

 DOGGY- o FAMILY-BAG nei ristoranti

E al ristorante, come ci comportiamo? Gli italiani e in generale i cittadini europei sembrano piuttosto timidi e impacciati, la “doggy” o meglio “family” bag è richiesta in media da 4 avventori su 10 che non riescono a consumare il pasto.

Un’abitudine che sembra invece consolidata negli Stati Uniti, dove la family bag è prassi per 3 consumatori su 4 (74%). Scendiamo al 68% in Canada, al 61% in Cina, al 37% in Russia e nel Regno Unito.

Esiste una normativa anti-spreco? E’ possibile tassare lo speco alimentare?

Se i cinesi sono gli unici a prospettare soluzioni drastiche come la TASSAZIONE DELLO SPRECO ALIMENTARE, la richiesta di etichette più chiare e informative apposte sugli alimenti è considerata uno strumento importante dai cittadini di tutti i Paesi: 6 su 10 negli Stati Uniti e 8 su 10 in Italia, Russia e Canada.

La Francia è stata la prima nazione al mondo a dotarsi di una normativa contro lo spreco alimentare, che si concentra soprattutto sugli sprechi che avvengono nella produzione e nella distribuzione alimentare. Per i supermercati di almeno 400 metri quadri vige l’obbligo (con un accordo formale) di donare i prodotti prossimi alla scadenza alle organizzazioni del terzo settore e alle ONG, oppure di trasformarli in mangime per animali o in compost. Chi non adempie a questi obblighi è punibile con ammende fino a 75mila € e reclusioni fino a due anni. Sono previste sanzioni anche per chi distrugge volontariamente prodotti ancora utilizzabili, generando spreco alimentare. La legge francese, inoltre, indica le azioni per prevenire ed evitare lo spreco – anche inserendole nel percorso scolastico – e modifica le normative sulla responsabilità dei produttori sulla merce difettosa. L’esempio francese, ha contribuito certamente ad accelerare l’iniziativa italiana ed europea su questo tema. Anche in Italia, infatti, la lotta allo spreco alimentare può finalmente beneficiare di una legge specifica: la L. 19 agosto 2016, n. 166 o  legge antispreco (o Legge Gadda), impostata per favorire il recupero, le donazioni solidali e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaci e il cui obiettivo centrale è la riduzione degli sprechi nelle varie fasi della filiera, partendo dalla produzione e dalla trasformazione, fino alla distribuzione e alla somministrazione degli alimenti. Per combattere lo spreco alimentare, la normativa italiana punta sugli incentivi e sulla semplificazione della burocrazia, che finora ha ostacolato sensibilmente il recupero di cibo, partendo da un concetto di partenza piuttosto semplice: “chi non butta sarà premiato”.

I principali strumenti introdotti dalla Legge Gadda per combattere lo spreco alimentare sono, in estrema sintesi:

Con le donazioni, da parte di onlus e gli enti pubblici, è possibile elargire:

  • alimenti in buono stato oltre la data di conservazione;
  • pane invenduto entro 24 ore dalla produzione;
  • prodotti agricoli non raccolti o rimasti sui campi;
  • prodotti alimentari e farmaci con imballaggio difettoso o etichette sbagliate, purché le inesattezze non coinvolgano le date di scadenza e le indicazioni sul contenuto di sostanze potenzialmente allergeniche o fonti di intolleranze.

La merce non idonea al consumo umano e/o nel caso di confisca di prodotti alimentari, potrà essere comunque ceduta per il consumo degli animali.

Meno burocrazia per le donazioni gratuite di cibo e prodotti farmaceutici perché non sarà richiesta la modulistica scritta (è sufficiente un resoconto a fine mese dei prodotti donati e dei soggetti beneficiari) e meno tasse per quelle attività commerciali che eviteranno lo spreco alimentare per le quali la legge permette la possibilità da parte dei Comuni di ridurre la tassazione sui rifiuti, in base alla quantità certificata di prodotti ceduti.

Family bag o doggy bag: la legge “sdogana” ufficialmente l’asporto del cibo non consumato; questa pratica, però, in Italia. è ancora troppo poco diffusa.

Prevenzione. Anche le mense aziendali, ospedaliere e scolastiche verranno coinvolte nella prevenzione dello spreco, con una promozione delle produzioni a chilometro zero da parte del Ministero delle Politiche agricole. Viene istituito un fondo per lanciare progetti di riuso del cibo e per la ricerca e promozione degli imballaggi antispreco.

Il caso SPAGNA

Il cibo non si butta. Punto e basta!! E’ questo il sunto di un progetto di legge sulla prevenzione delle perdite e degli sprechi alimentari che il Governo spagnolo, – guidato dal presidente Pedro Sánchez – sta terminando di mettere a punto, con la speranza e l’ambizione di “fare scuola in Europa”. A partire dal 2023, grazie a un poderoso piano anti-spreco che coinvolge medie e grandi imprese, che saranno “costrette” a trasformare la frutta non vendibile, ad esempio, in marmellata o in succo, mentre i ristoranti si doteranno obbligatoriamente della “Doggy bag”.

Il nuovo strumento normativo adottato dal Governo, punta a modificare quei processi della catena alimentare, laddove essa è più inefficiente. Inoltre, il “progetto di legge sulla prevenzione delle perdite e degli sprechi alimentari” – essendo direttamente ispirato all’economia circolare – assume un grande valore anche sul piano etico, poichè include progetti collaborativi tra ristoranti, organizzazioni di quartiere e banche alimentari, ha spiegato il Ministro spagnolo dell’agricoltura, della pesca e dell’alimentazione, Luis Planas.  E nel caso di mancato rispetto della norma? Multe salatissime, fino a 500 mila euro.

[1] Andrea Segrè, è un agronomo ed economista italiano, professore di Politica agraria internazionale e comparata presso l’Università di Bologna. Fondatore di Last Minute Market-impresa sociale, spin off accreditato dell’Università di Bologna, ideatore della campagna “Spreco Zero”, attualmente, è direttore scientifico di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability.

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