Una stima prudente ci dice che il consistente aumento della popolazione europea, verificatosi tra il 1700 e il 1900, sia dovuto per un buon 25% al contributo alimentare di un tubero arrivato dalle Americhe: la patata. La patata arrivò in Europa grazie ai conquistadores spagnoli al seguito di Francisco Pizarro, che vi vennero in contatto nelle Ande a partire dal 1537, per la precisione nella regione peruviana del lago Titicaca dove presumibilmente le patate vengono consumate da almeno 10000 anni. Gli spagnoli inizialmente non ne colsero il valore, assetati come erano di oro necessario a finanziare le numerose guerre in corso in Europa, conseguenza di una conflittualità senza precedenti scatenata dalla piccola glaciazione. Durante il viaggio di ritorno se ne cibarono grandemente, così come di un’altra prelibatezza locale quale il mais, e si accorsero che mangiando patate non cadevano vittima dello scorbuto, notoriamente dovuto ad una carenza di vitamina C di cui invece le patate sono ricche.
Un tubero resiliente
Oggi questo tubero piuttosto calorico, sicuramente in misura maggiore rispetto ai cereali, è parte integrante della nostra alimentazione di base, sebbene fino al medioevo in Europa nessuno ne avesse mai sentito parlare e fosse completamente sconosciuto ai grandi imperi del mondo antico euroasiatico. Si affermò rapidamente come coltura anche perché è una pianta piuttosto “facile” e soprattutto pratica: non deve essere infatti trebbiata, né tantomeno seccata e macinata. Inoltre quando arrivò in Europa mostrò un’altra caratteristica altrettanto importante e cioè mise in evidenza la sua invulnerabilità sia alle devastazioni umane che a quelle ambientali. Quando ad esempio le truppe nemiche attaccavano un villaggio e bruciavano le messi per ridurre i suoi abitanti alla fame, non danneggiavano le patate protette nel sottosuolo, anche con la pianta superficiale incenerita. Allo stesso modo la grandine e le inondazioni, nemici giurati dei campi di cereali, nulla potevano contro le patate. Infine questi tuberi si mostrarono molto facili da cucinare, una vera e propria benedizione, sebbene alcune parti esterne della pianta insospettissero in quanto velenose, in particolare i frutti simili a dei pomodori ma ricchi di solanina, sostanza tossica sia per l’uomo che per gli animali.
Un tubero dai mille usi
Secondo gli studiosi la patata e il suo supplemento nutrizionale diedero lo slancio necessario ad avviare la rivoluzione industriale, grazie ad una migliore alimentazione e ad un concomitante e necessario aumento della popolazione. Anche l’allevamento ne trasse beneficio poiché circa un terzo del bestiame venne alimentato con patate. Si scoprì in seguito che questo tubero si prestava ottimamente anche a essere distillato, permettendo la produzione di grappe a base di purea mescolata con malto d’orzo. In Irlanda però il tubero delle meraviglie finì per diventare, a scapito della biodiversità, quasi una monocoltura (non è mai una scelta saggia), in particolare la varietà detta Irish Lumpur, adatta a prosperare in terreni magri e umidi come quelli irlandesi. Questo espose il paese a partire dal 1845 al colpo di coda della piccola glaciazione. Quell’anno l’estate fu infatti particolarmente fredda e umida, condizione ideale per alcune spore di miceti, in particolare la Phytophthora infestans, capaci di aggredire le foglie e poi di scendere con la pioggia nel terreno raggiungendo i tuberi e riducendoli ad una poltiglia brunastra. Il fenomeno si ripeté per quattro anni di fila precipitando l’Irlanda in una carestia durissima mai vista prima. Almeno un milione di irlandesi morì di fame, mentre un altro milione e mezzo fu costretto ad emigrare, prevalentemente negli Stati Uniti. Ancora una volta un fenomeno climatico innescò una crisi alimentare senza precedenti e la solita conseguente ondata migratoria, anch’essa destinata a portare conseguenze storiche di un certo rilievo.
Al giorno d’oggi
Questo ci induce ad una ulteriore riflessione. Come se la passa oggi la patata in Perù? Potremo ancora farci affidamento? O dobbiamo sperare in un nuovo tubero miracoloso? La storia ci offre degli insegnamenti, traccia delle linee guida, ma non è mai esattamente uguale a sé stessa. La patata oggi non se la passa benissimo, non ama il caldo eccessivo e i contadini peruviani sono costretti a cercare altitudini sempre maggiori sulle pendici delle Ande alla ricerca della temperatura ottimale. Da tempo i ricercatori sparsi per il mondo sono impegnati a selezionare patate particolarmente resistenti al caldo o irrigabili con acqua salata, tutto questo mentre ogni anno il nostro pianeta perde “solo” 12 milioni di ettari di terreno coltivabile a causa dell’eccessivo sfruttamento o della progressiva desertificazione.