L’Iltalian institute for planetary health (IIPH), in collaborazione con l’Università del Sacro Cuore di Roma, ha redatto il documento “Il cambiamento climatico in Italia: l’impatto sulla salute umana e i processi di adattamento” analizzando lo scenario italiano sulla base del report AR6 (Sixth Assessment Report) pubblicato dall’IPCC (gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico): servono misure maggiori per proteggere la salute in quanto il cambiamento climatico la sta già danneggiando, ma la buona notizia è che le soluzioni applicabili avvantaggeranno anche l’economia.
Partendo dall’analisi globale il report evidenzia l’aumento delle malattie cardiovascolari dovuti all’esposizione all’inquinamento atmosferico od ai fumi degli incendi ed i problemi di accesso ai servizi sanitari dovuto ad eventi climatici estremi; altri fattori importanti sono rappresentati dall’aumento delle disuguaglianze e da uno stress sempre maggiore (aumento della temperatura, ansia e traumi per eventi eccezionali, perdita dei mezzi di sussistenza).
La realtà italiana
Sono due le cause principali, legate al cambiamento climatico, che hanno provocato vittime e gravi malattie gravi in Italia:
- incendi boschivi
- fra i paesi presenti in Europa, Medio Oriente e Nord Africa, l’Italia è seconda solo alla Turchia in quanto a superfici bruciate;
- la quasi totalità degli eventi, circa il 90%, accade nei mesi di luglio ed agosto, il dato non è casuale in quanto sono è il periodo più caldo e secco dell’anno;
- quasi 160.000 ettari di terreno bruciato con le aree meridionali ed insulari maggiormente colpite;
- 15 incendi hanno superato i 1.000 ettari di dimensione ed il più grande, in Sardegna, ha interessato e divorato oltre 13.000 ettari;
- caldo e siccità
- l’incremento della temperatura rispetto alla meda 1961-1990 è di 1.54 °C con le aree urbane, specialmente quelle in pianura padana, colpite maggiormente (Milano, Torino e Bologna segnano un +2.8 gradi);
- la riduzione delle precipitazioni è del 5%, sempre rispetto alla media 1961-1990, con il periodo primaverile che risente più di altre stagioni di tale contrazione.
Nel documento sono proposte alcune possibili opzioni di adattamento al caldo estremo fra cui:
- interventi di arredamento urbano;
- sistemi di allerta ed indicazioni di comportamento;
- norme edilizie per garantire un migliore isolamento ed evitare consumo di suolo.
La salute mentale e le migrazioni
Uno degli aspetti che non bisogna assolutamente sottovalutare è l’impatto del cambiamento climatico sulla salute mentale e sul benessere; i problemi, possono avere gravità differenti ed essere diretti o indiretti, includono ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress, suicidio, abuso di sostanze e problemi del sonno.
Secondo l’IPCC, le migrazioni legate al clima si suddividono in 4 macrocategorie:
- migrazione adattativa – dovuto a scelta individuale o familiare;
- sfollamento involontario – unica opzione disponibile;
- trasferimento organizzato – per un insieme di persone;
- immobilità – per ragioni culturali, sociali, economiche.
Attualmente, le migrazioni climatiche partono dai paesi più poveri (che non hanno possibilità di aiutare la proprio popolazione) ma tutti i territori sono impattati, non ultima l’Europa nella quale ci sono state 650.000 persone vittime dei disastri climatici (tempeste, inondazioni e temperature estreme); il rischio migrazione è presente anche in Italia, a Venezia a causa dell’innalzamento del livello dei mari ed in alcune regioni quali Sicilia, Puglia e Calabria con il rischio di desertificazione.
Adattare il sistema salute
Il documento evidenzia quali sono gli sforzi di adattamento del sistema salute:
- ridurre l’esposizione ai rischi legati al clima;
- ridurre la vulnerabilità delle persone a tali rischi;
- rafforzare le risposte del sistema sanitario ai rischi futuri.
Per ridurre i rischi sanitari nel breve e medio periodo è corretto investire nel sistema sanitario ma ci sono azioni da intraprendere anche all’esterno del settore quali, ad esempio:
- la qualità dell’acqua;
- i servizi igienici;
- l’agricoltura;
- i sistemi alimentari;
- i sistemi di tutela sociale;
- l’energia.
La lotta al cambiamento climatico porta alcuni benefici alla salute; uno dei punti presenti nel report evidenzia il miglioramento della salute fisica e mentale incrementando le “aree verdi e blu” urbane.
In conclusione, il documento porta alla luce il concetto di “giustizia climatica” e la necessità di ridurre le disuguaglianze.