cambiamento climatico

Colgo al volo una provocazione fatta su Facebook da Danny Labriola, portavoce di Europa Verde su Bologna. Come sarebbe se si facesse il bollettino dei morti per crisi climatica e della devastazione ambientale, dice Danny, come siamo abituati a fare per i morti di covid?

Beh di certo sarebbe un modo per avere il quadro completo. Forse ci beccheremo un po’ meno di estremisti e di “partito del no”. Sono infatti persuasa che chi crede che i Verdi oggi siano estremisti ha presente solo una parte della storia: quella economica, che si gioca nel presente. Gli manca tutta quella dei report, del futuro, del clima come sistema caotico e fondamentalmente imprevedibile, dei rischi siccità e riduzione dei raccolti, di tutto quello che non è stato messo in agenda oggi e sarà necessario domani.

Li snocciolo così, come mi vengono da PNRR: riconvertire gli allevamenti intensivi, considerare il rischio perdita di biodiversità quando si va a proporre una grande opera, puntare sulle rinnovabili investendoci seriamente, puntare a liberarsi del metano, rafforzare i mezzi pubblici per le brevi tratte e non (solo) l’AV, rafforzare davvero l’economia circolare… tutte cose che noi conosciamo bene, dato che le chiediamo da tempo. Abbiamo due mesi, con pochi aiuti da parte dei media (almeno, così è stato fino a ora nonostante alcuni partiti con meno consenso abbiano leader iperpresenzialisti), per cercare di far capire agli italiani dove tutto questo li tocca. Dove toccherà loro, dove li ha già toccati (lo spillover del Covid è probabile frutto della perdita degli ecosistemi) e dove toccherà i loro figli. Abbiamo due mesi per recuperare lo scarto con le accaldate periferie dimenticate, quello con le persone confuse, quello con la borghesia medio-alta orientata all’economia e carente dei parametri ecologici che occorre integrare. Ecco il lavoro che ci aspetta.

Climate change is a health crisis

Oggi, stamani, alle 11 del mattino fresco fresco di giornata, mentre Giorgia Meloni era nei pensieri di tutta la mia bolla, è uscito un report che in parte risponde alla giusta provocazione di Danny Labriola. Si chiama Climate change is a health crisis, lo ha realizzato l’IIPH (Italian Institute for Planetary Health) insieme con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Sì, è inquietante. Più inquietante della media alla quale siamo abituati, se ve lo state chiedendo, perché incentrato sull’Italia. Abbiamo un primato, evidentemente: dal 2020 la nostra temperatura si è alzata di una media del +1,54 C°, uno degli incrementi maggiori d’Europa, rispetto al biennio 1960-1990. Questo risponde in parte a chi sostiene che il cambiamento climatico si risolve in un concerto di nazioni e non da soli: sì, ma da qualche parte bisogna pur iniziare e noi, che ci piaccia o no, con la nostra Pianura Padana chiusa e piena di metano con le città più inquinate di Europa e in mezzo al Mediterraneo che sta bollendo, siamo nell’occhio del ciclone.

Il cambiamento climatico impatta sul benessere umano in vari modi: inondazioni, incendi ma anche malattie cardiovascolari in aumento, malattie trasmesse dalle zanzare, problemi respiratori. Per non parlare del rischio della sicurezza alimentare e dell’ecoansia.

Piccola parentesi sull’ecoansia dal mio umile punto di vista di neurodivergente (Asperger): chi ha le percezioni sensoriali amplificate, quindi anche il caldo, un’estate così se la passa malissimo.

La causa: l’inquinamento

Ho sentito dire qualcuno, pour parler: “Le malattie cardiovascolari sono aumentate, soprattutto fra i giovani. Ora, non voglio dire che siano i vaccini ma…”. No, io invece lo voglio proprio dire forte e chiaro: non sono i vaccini, è l’inquinamento. Lo spauracchio dei vaccini è un velo che copre la realtà e fa confluire in maniera irrazionale lì problemi di tutt’altra natura. Nel 2019 secondo questo report le malattie cardiovascolari rappresentavano la percentuale maggiore (32,8%) dei decessi causati dal cambiamento climatico. Nella sola Roma, dice la ricercatrice Chiara Cadeddu, “la mortalità giornaliera negli over 50, dovuta alle ondate di calore estive, è maggiore del 22% rispetto a periodi estivi normali”.

Ecco il bollettino di Danny.

Fare il conto tutti i giorni dei morti di cambiamento climatico riuscirebbe a passare la gravità del problema com’è in parte stato con il covid? Riusciremmo a comunicarlo in maniera tale da farlo percepire come la più grande sfida del presente almeno al 77% della popolazione, come in Germania nel 2021? In un report della ECCO del marzo scorso solo il 23% del campione italiano pensava che il cambiamento climatico fosse un problema urgente. Ce lo abbiamo attorno, la gente ne muore eppure, dato che nessuno ne parla (o comunque pochi), non lo vediamo.

Che fare?

E i suggerimenti del report di stamani sono sempre gli stessi, fa quasi male leggerli ancora una volta con la sensazione di essere i soli ad ascoltarli: dovete ridurre l’emissione di gas serra, rafforzare la resilienza al cambiamento climatico, valorizzare gli spazi verdi nelle città, investire nella rete idrica… cameriere, il solito! Il giusto, impeccabile, inascoltato solito. Sfiorato e mai affrontato di petto.

Vi lascio però con le parole di Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e Medicina Preventiva alla Cattolica del Sacro Cuore di Roma. È un intervento di un luminare (non di un estremista sulle barricate) che credo valga la pena riportare integralmente. Ricciardi dice:

il Rapporto delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, pubblicato due mesi fa, è stato silenziato. In Italia non ha avuto alcun ascolto, eppure è strano, lo stiamo vedendo in questi giorni, perché il nostro è uno dei Paesi più colpiti dal cambiamento climatico e forse quello che necessita di più di interventi urgenti.”

Cosa dobbiamo dirgli al professore se non che ha ragione e che abbiamo due mesi per farlo capire agli elettori? Qua invece ci si sgancia dal gas Russo e si va a cercare quello Algerino perché tutto cambi rimanendo come prima, caro Ricciardi, altro che IPCC! Ma l’intervento continua:

L’Italia è il Paese che ha avuto il maggior numero di incendi in Europa, il secondo al mondo, e che ha la più alta desertificazione, come stiamo vedendo dalla siccità del Po, dalla difficoltà di irrigare la Pianura Padana. È il Paese che sta vivendo più ondate di calore, quello che sta vedendo l’insorgenza di nuove malattie infettive da vettori, sono già 3 i morti per West Nile Fever, una malattia trasmessa dalle zanzare, che stanno ritornando a infestare parti importanti del nostro territorio. È importante combattere questo cambiamento climatico, abbiamo le soluzioni ma vengono largamente ignorate, anche perché questo ha un impatto enorme sulla salute mentale della popolazione e sul benessere.”

IPCC ignorato, soluzioni pure. Eppure è lì che dobbiamo intervenire. Ed è alle nuove vittime, spesso quelle più vulnerabili, che dobbiamo arrivare. Sono i parametri della vecchia élite culturale che dobbiamo mettere in discussione inserendo, in tutela del futuro, altri parametri. Il lavoro da fare è molto. Certo, questa estate che sembra un forno a cielo aperto aiuta a passare il messaggio, ma non è consolante. Affatto.

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