Il tema dell’economia circolare è un tema centrale per coloro che desiderano una vera transizione ecologica, tra cui il 70% della popolazione italiana secondo alcuni sondaggi. Ciononostante, siamo ancora lontani dalla creazione di un sistema circolare di riutilizzo dei prodotti, e dei suoi contenitori, che adoperiamo ogni giorno e che finiscono nell’immondizia. Su questo tema si sono espressi vari esperti invitati a partecipare ad un dibattito organizzato in occasione della Green Week europea.
Il consumatore al centro
Al centro della discussione, il consumatore stesso, visto che attraverso la sua partecipazione attiva nell’identificazione dei materiali e nella corretta differenziazione tra i vari contenitori di riciclo si risolvono molti problemi, anche prima dell’arrivo in discarica. È per questo motivo che sono necessarie normative semplici ed uno studio sui materiali, per minimizzare il lavoro di smistamento e massimizzare il riciclo. Un esempio di scelta di materiale riguarda il numero di volte che lo stesso può essere riciclato: le fibre cellulosiche, ossia quelle derivanti dalle piante come legno, carta e canapa (e tante altre), possono finire nel circolo virtuoso di uso e riciclo fino a 25 volte con una perdita minima o nulla di integrità, senza nessun effetto negativo sulle proprietà meccaniche.
Secondo Tiina Pursula, direttore di SVP sustainability, è “assolutamente fondamentale riuscire a separare tutto il packaging dal resto della raccolta. Questa è l’unica cosa che favorisce il riciclo rendendo il processo economicamente sostenibile”. Tale problema è connesso da una parte con il concetto di consumismo estremo, che porta ad un abuso di involucri alle volte anche inutili al consumo del prodotto stesso. Dall’altra, questi involucri sono spesso composti di plastiche non riutilizzabili e difficilmente riciclabili, o addirittura smaltibili. La sostituzione di tali involucri plastici, con bioplastiche meno dannose, o meglio ancora scatole e contenitori di carta e cartone, porterebbe molti benefici.
L’impatto dei materiali
Allo stesso tempo, però, ricorda Winfried Muehling, direttore generale di ProCarton, che “una delle maggiori sfide che i brand di oggi devono affrontare è legata proprio all’impatto che i propri prodotti hanno sull’ambiente. Se non si è attenti a questi aspetti il rischio più grande è quello di essere attaccati dalle associazioni di consumatori sempre più attente ai temi della sostenibilità ambientale”. Oltre alle semplici associazioni, sarebbe quindi molto meglio cancellare il problema ab origine, ossia a livello governativo con normative che permettano alle aziende di utilizzare solo materiali che facciano parte del ciclo virtuoso dell’economia circolare.
Le fibre naturali che possono essere utilizzate per contenitori ed altri involucri sono dei più vari. La ricerca è stata infatti capace di compiere passi da giganti nel tentativo di produrre materiali più facilmente riciclabili e meno dannosi per l’ambiente in caso di abbandono. Esempi di tale ricerca sono a volte sorprendenti, come il caso dei contenitori fatto da funghi e biodegradabile sotto acqua calda, ad alternative già ben più navigate come la fibra della canapa. Sebbene la canapa sia più famosa per il suo fiore, cosiddetta marijuana, la fibra dello stelo della canapa è un vero e proprio spettacolo dell’applicazione: con prodotti di canapa che vanno dai mattoni, all’isolante, ai vestiti ed altri materiali di ampio uso industriale e civile. I miracoli della fibra di canapa sono reperibili su innumerevoli podcast in rete, tra cui Hempowerment dei GEV, ossia dei Giovani Europeisti Verdi connessi al partito di Europa Verde di Angelo Bonelli ed Eleonora Evi.