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Giusto due settimane fa, abbiamo trattato l’argomento del negazionismo climatico e della propaganda industriale. Sull’argomento è stato appena pubblicato uno studio di Greenpeace, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, in cui si analizza il rapporto tra i cinque quotidiani più diffusi della stampa italiana e le aziende inquinanti. Oltre che per verificare sicuramente l’opportunismo economico, lo studio è rilevante soprattutto per comprendere quanto siano esposti gli italiani al tentativo di tali aziende di nascondere i problemi derivanti dai loro prodotti e dalla negligenza ecologica.

I giornali coinvolti

Tra le testate giornalistiche oggetto di studio sono presenti: Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa. I parametri, sulla base dei quali questi giornali sono stati valutati, sono i seguenti: la frequenza con cui trattano l’argomento della crisi climatica, se tra le cause della stessa citano i combustibili fossili, quanta voce hanno le aziende inquinanti all’interno del giornale, quanto spazio è concesso alle loro pubblicità ed infine se le redazioni sono trasparenti rispetto ai finanziamenti ricevuti da esse. Per ognuna di queste categorie, è stato assegnato un voto da 1 a 5, dove 1 esprime una vicinanza a tali aziende e 5 rappresenta una maggiore trasparenza rispetto al tema climatico.

Riportiamo il verdetto, che potete vedere ordinato graficamente sul sito sopra allegato: Avvenire, 3 punti su 5; Corriere della Sera, 2.2 punti su 5; La Repubblica, 2.2 punti su 5; La Stampa, 2 punti su 5, ed infine Il Sole 24 Ore, 2 punti su 5. Ognuno di questi differisce a seconda dei parametri, ma si evidenziano delle tendenze comuni. In media, almeno due articoli al giorno accennano alla crisi climatica, ma quelli che trattano esplicitamente il problema sono appena la metà. Al contrario, viene concesso ampio spazio alle pubblicità delle aziende maggiormente responsabili del riscaldamento del pianeta, ossia quelle nei settori dei combustibili fossili, delle automobili, del trasporto aereo e crocieristico.

La parola agli ecologisti

Giancarlo Sturloni, di Greenpeace Italia, dichiara che “nei 528 articoli esaminati, le compagnie petrolifere sono indicate tra i responsabili della crisi climatica appena due volte” e che “grazie alle loro generose pubblicità, le aziende del gas e del petrolio inquinano anche il dibattito pubblico e il sistema dell’informazione”. È per questo che la stessa Greenpeace porta avanti un’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per introdurre il divieto delle pubblicità e sponsorizzazioni da parte delle aziende legati ai combustibili fossili, per la quale alleghiamo il sito alla petizione.

Ma non è solo Greenpeace a sostenere il cambio di rotta. Già da tempo Europa Verde si batte attraverso i propri co-portavoce Angelo Bonelli ed Eleonora Evi per la marginalizzazione dei combustibili fossili e per combattere le speculazioni delle stesse. Tra i nove provvedimenti identificati per fermare la catastrofe ambientale e sociale sono, infatti, inseriti anche il prelievo degli extraprofitti generati dalla speculazione sul prezzo del gas, destinando gli introiti a imprese e famiglie, e lo sblocco delle autorizzazioni per 150GW di impianti di energie rinnovabili, inevitabili per poter puntare a coprire l’80% del fabbisogno energetico nazionale con le stesse.

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