Si dice che è quando ci manca qualcosa che ci rendiamo conto dell’importanza della stessa. È in tali situazioni che si distingue il lungimirante da quello che vive alla giornata. Se vogliamo continuare a vivere bene, dobbiamo renderci conto dei nostri errori e delle contingenze attuali, per risolvere in anticipo i problemi prima che diventino più grandi di noi. Scriviamo oggi su un possibile problema del futuro, proprio in questo periodo in cui il livello del Po e la siccità hanno cominciato a gettare l’Italia in allarme, ed hanno costretto alcuni comuni a razionare l’acqua. Il razionamento dell’acqua ricorda anche il razionamento del gas che dovremo probabilmente affrontare il prossimo inverno, ma mentre il gas lo importiamo, l’acqua è di nostra produzione!
La situazione dell’Italia
Il WWF rivela che l’Italia è potenzialmente tra i paesi più ricchi di acqua in Europa e nel mondo. “Mediamente le precipitazioni ammontano a circa 300 miliardi di metri cubi ogni anno; la disponibilità effettiva di risorse idriche è, secondo alcune stime, di 58 miliardi di metri cubi. Di questi, quasi i 3/4 provengono da sorgenti superficiali, fiumi e laghi, mentre il 28% da risorse sotterranee (falde non profonde)”. Com’è possibile quindi che si stia andando a creare un problema di mancanza d’acqua? Sicuramente il cambiamento climatico è una delle ragioni, visto che le continue e massicce emissioni di anidride carbonica hanno portato all’innalzamento delle temperature. Mentre la siccità ciclica non è prevedibile, abbiamo sicuramente facoltà di riduzione sulle emissioni del nostro paese.
Un altro elemento da analizzare è lo spreco d’acqua: non ci stiamo riferendo a quella che lasciamo scorrere nel lavandino mentre ci laviamo i denti (anche se è meglio evitare), ma di milioni di litri veramente buttati. Già prima di arrivare ai nostri rubinetti, infatti, il 42% dell’acqua immessa all’interno della nostra rete di distribuzione viene persa: per riempire quindi una vasca da bagno da 100 litri in realtà è come se ce ne servissero quasi 200. Se quindi è necessario chiedere ad ognuno di noi di risparmiare acqua e trovare soluzioni meno impattanti, come preferire la doccia alla vasca da bagno, sarebbe però ipocrita non muovere un rimprovero anche alle istituzioni che dovrebbero per prime essere esempio di virtù nel risparmio d’acqua, garantendo sistemi efficienti ed integri.
Altro esempio di priorità male assegnate è il caso della neve artificiale per il turismo invernale, che sottrae milioni di metri cubi d’acqua per “sparare” neve ed alimentare l’intrattenimento sciistico a spese di altre attività quali l’uso civile, la produzione di cibo ed il mantenimento del funzionamento ecologico negli ecosistemi. La minore disponibilità di acqua, insieme alla distruzione delle fasce riparie costituite da boschi e zone umide, così come la riduzione delle zone di esondazione, limita la creazione di quella “spugna” vitale che “favorisce la ritenzione delle acque e la ricarica delle falde durante le piene, rilasciandola progressivamente durante i periodi di siccità e contribuendo ad attenuare gli effetti straordinari dei cambiamenti climatici” conclude il rapporto del WWF.
Una possibile soluzione?
La risposta dovrebbe trovarsi nella direttiva quadro Acque (2000/60/CE) che individua nelle Autorità di bacino distrettuali gli enti responsabili alla garanzia del coordinamento tra i vari gestori della distribuzione e trattamento dell’acqua. Tali enti sono però sempre più marginalizzati, lasciando la materia di gestione idrogeologica alle Regioni, portando a situazioni di inquinamento dell’acqua riscontrati da Ispra in cui anche i pesticidi ed altre 299 sostanze inquinanti vengono trovate nel 77,3% dei siti di monitoraggio e nel 32,2% in quelle sotterranee. A tal proposito si guardino i vari servizi di Report e Presadiretta che denunciano l’inquinamento da Pfas e che hanno più volte chiesto l’intervento del Ministro Cingolani, senza ricevere però nemmeno riscontro.
Proprio sulla questione interviene Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, che sostiene: “ll ministro Cingolani blocca le auto elettriche, sostiene il nucleare che, senza acqua, si ferma proprio come si stanno fermando le centrali termoelettriche. Questo accade mentre il PNRR […] prevede un investimento per soli 900 milioni di euro sulle reti idriche colabrodo. Chi parla, come fa il ministro, di rallentare le decisioni sul clima sta rubando il futuro ai giovani e li condanna a vivere in condizioni inaccettabili“.