chagall

Marc Chagall è stato un artista molto amato, soprattutto perché la sua è una pittura onirica, che esprime incessantemente gioia e positività. Il suo stile è riconducibile di base al primitivismo russo di inizio Novecento, per la semplicità delle forme quasi infantili, contaminato però dalle avanguardie francesi con cui venne in contatto a Parigi a partire dal 1912, in particolare il fauvismo ed il cubismo. Ma nello stile e nella pittura di Chagall vi è soprattutto la sua spiritualità, il suo mondo interiore, fatto del legame fortissimo con la sua città natale, ma anche e soprattutto con le tradizioni ebraiche e la loro rigorosa osservanza, oltre che naturalmente con la sua famiglia e con i suoi affetti.

Biografia

Marc Chagall nacque nel 1887 nella cittadina di Vitebsk, allora appartenente all’impero russo e oggi invece situata in Bielorussia. Vitebsk era uno shtetl, ossia una cittadina situata nella fascia di residenza ebraica, dove cioè gli ebrei erano di fatto costretti a vivere. Agli ebrei allora era infatti vietato sia di risiedere nelle grandi città che di acquistare terreni. Non è un caso che si usasse la definizione luft yidn, letteralmente ebrei d’aria, per indicare l’impossibilità da parte di questi ultimi di radicarsi in un luogo o di svolgere attività che prevedessero un legame stretto con il territorio. Il percepito di Chagall è però positivo, a lui degli shtetl arriva quel sentimento diffuso di reciproca solidarietà, la laboriosità ma anche una discreta dose di ironia, in parte dovuta anche alla lingua yiddish, quasi una versione vernacolare della lingua ebraica storica. Marc parla e scrive in yiddish, così come Bella, la donna di cui si innamorerà perdutamente, che sposerà e rappresenterà spessissimo nelle sue opere. Tipica è la sua rappresentazione di due innamorati che volano, mano nella mano, a descrivere lo stato di ebbrezza, soprannaturale, che solo l’innamoramento è in grado di dare.

Il colore dell’amore

D’altra parte l’amore rappresenta la via maestra del pensiero e dell’arte di Chagall. Una volta ebbe a dire: “Nella vita, proprio come sulla tavolozza dell’artista, c’è un solo colore che dà senso alla vita e all’arte. È il colore dell’amore”. L’intensa spiritualità dell’artista russo non fu mai scalfita, nonostante gli eventi che ne condizionarono pesantemente l’esistenza. Chagall fu infatti spesso costretto in quanto ebreo a rifugiarsi in luoghi più sicuri, a causa dell’antisemitismo sempre più dilagante: dalla Russia alla Lituania, poi in Germania, quindi in Francia ed infine negli Stati Uniti, dove però nel 1944 perderà per sempre la sua amata Bella a causa di una infezione virale mal curata. La morte di sua moglie lo farà sprofondare in una lunga fase depressiva, colpito nell’intimo più profondo.

Per più di un anno non dipingerà più e sarà sua figlia Ida a tirarlo fuori da quell’improvviso buio esistenziale, arrivando a presentargli una donna, Virginia McNeil, che poi finirà per diventare la sua nuova compagna. Con il rientro in Francia Chagall si stabilirà nel sud del paese, nella zona di Vence, e qui si rafforzerà ancora di più un legame fortissimo con un elemento naturale per lui imprescindibile: i fiori. Questi furono spesso per lui un potente alleato nel tradurre su tela quel mondo pieno di colori debordanti, capaci di smussare qualunque spigolo, che animava incessantemente la sua opera. Una volta sui fiori Chagall disse: “Potresti chiederti per ore quale sia il significato dei fiori, ma per me sono la vita stessa, in tutto il suo felice splendore. Non potremmo fare a meno dei fiori. I fiori ti aiutano a dimenticare le tragedie della vita”. In un’altra circostanza aggiunse: “L’arte è lo sforzo incessante di competere con la bellezza dei fiori…senza mai riuscire a vincere”.

Gli innamorati

La sintesi di tutto quanto può essere considerata la tela Gli Innamorati del 1937, momentaneamente in mostra al Mudec di Milano, dove un mazzolino di fiori che Bella gli aveva regalato per il suo compleanno si trasforma in un grande bouquet in vaso. Questo quadro ben esprime l’amore dell’artista per la moglie e per la natura, uniti a simboli biografici. Al centro del quadro una coppia di innamorati è seduta in un mazzo di fiori rossi e bianchi. Sopra di loro un cupido o un angelo che scende verso i fiori, mentre sotto di loro ci sono case di città, una capra e un gallo con un violino. Questa scena surreale è emblematica dell’arte di Chagall ed esprime le sue emozioni più intime. Le case, la capra e il gallo, rimandano alla sua amata Vitebsk, mentre il violino è un simbolo ebraico, oltre che uno strumento molto amato dall’artista. I colori preponderanti, bianco, rosso e blu, rimandano invece alla nazionalità francese, che Chagall e la sua famiglia ottennero proprio quell’anno dopo vari tentativi respinti. Fu necessario per superare lo status di rifugiato ma fu anche un riconoscimento verso un paese che lo aveva fatto maturare artisticamente: “La terra, fondamento della mia arte, che ha nutrito le mie radici artistiche è Vitebsk, ma la mia arte aveva bisogno di Parigi, come un albero ha bisogno dell’acqua.”

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