Come ambientalisti, siamo forse sciamani?
C’è una narrazione popolare, anzi nazionalpopolare nel senso più televisivo del termine, che descrive gli ambientalisti come strane figure irrazionali che consultano sciamani e parlano di energie e vibrazioni. Ah poi fanno “no, no, no, no”, sempre, neanche la bambolina di Michel Polnareff teneva questo ritmo. Prendete ad esempio questo articolo del Foglio, scritto dal tipico ‘ex’ rancoroso, leggetelo bene che poi facciamo un giochino, un esercizio che si fa in italiano alle medie e alle elementari: cerchiamo le parole chiave appartenenti ai differenti campi semantici.
Dunque per il giornalista, i ministri dell’Ambiente precedenti a favore di ecologismo erano: digiuni di competenze tecnico-scientifiche ma non di politica (leggi: incompetenti), hanno “subito imparato da che parte occorresse posizionarsi per non dovere andare contro vento” (leggi: opportunisti), il ministero dell’Ambiente era: “divenuto il centro delle politiche del no” (leggi, perché gli ambientalisti – definiti come lobby – non scherzo – dicono solo no). Invece lo “scienziato e manager” Cingolani (leggi: competente) è anche dotato del “buonsenso che pareva da tempo aver abbandonato quel ministero” (leggi, è uno forte), “dedito nell’ultimo periodo prevalentemente alla protezione dell’Orso del Trentino”.
Fermiamoci qua per favore e facciamo un breve recap storico sull’anno in corso.
Il nucleare non si puó mettere su tutti gli edifici, come il fotovoltaico
Siamo nel 2022, è uscito solo pochi mesi fa un report a dir poco inquietante IPCC sul cambiamento climatico, in questo articolo la geologa Silvia Peppoloni (una scienziata) parla addirittura di “guerra contro la natura”. La perdita di biodiversità è generalmente riconosciuta come un problema grave che causa – fra le altre cose – lo spillover, il salto di specie che porta le pandemie (semplifico). Eppure si continua a non calcolare il valore degli ecosistemi quando si parla di infrastrutture: allora volete sentirlo un ecologista che dice sì? Ecco, iniziamo da qui. Iniziamo dal, che ne so, riconoscere che un padule è più importante di un aeroporto stretto fra un’autostrada e una montagna con un altro aeroporto vicino e un treno in mezzo potenziabile (ogni riferimento a Firenze è puramente… anzi no) o che l’ennesima strada che abbraccia una città e divide un ecosistema non risolverà né il problema del traffico né tantomeno quello dell’inquinamento (altro fattore che ha messo del suo a peggiorare la pandemia covid – sono report scientifici, non parole di un sensitivo). O iniziamo a dare meno la colpa ai gatti se specie di uccelli non ci sono più in territori avvelenati dall’agribusiness. Allora sentirete quanti sì, un coro di sì! Stiamo inoltre sperimentando la Sesta Estinzione di Massa, date un’occhiata in questo sito – altro che battutine simpatiche (!) sull’Orso del Trentino. E quanto al nucleare, “avere un impianto per l’energia nucleare in una zona densamente popolata è un modo per massimizzare i danni rispetto ai benefici: se un incidente come quello di Chernobyl si fosse verificato in Pianura Padana avremmo avuto tre milioni di sfollati” – anche questo non l’ha detto lo sciamano, ma un Premio Nobel per la fisica, Giorgio Parisi. “Eh ma dai, le centrali oggi sono sicure!”. Ok, ammettiamo l’improbabile, cioè che gli oggetti non si logorino e l’errore umano non esista, avete idea di quanto costano? Di quanto costa la manutenzione per mantenerle sicure? Di quanto sarebbe più equo oltre che ecologico fare come dice Luca Mercalli ai microfoni di Greencast, iniziare con il fotovoltaico sugli edifici, dato che l’Italia è stata ampiamente cementificata, e non sui campi coltivabili.
Non siamo irrazionali e antitecnologici
Avete notato quanti scienziati abbiamo citato e di che calibro? Non ci sembra di aver mancato, nelle nostre fonti, né di razionalità né di buonsenso.
Certo, il Ministro Cingolani è competente, questo nessuno lo mette in dubbio. È competente in fisica, ingegneria, ha facoltà manageriali. Fa arrabbiare gli ambientalisti (avete notato l’abuso della parola “lobby” quando invece c’è un gruppo di persone arrabbiate che difendono i diritti di un qualcuno o un qualcosa di non privilegiato nella struttura sociale? Lobby gay, lobby ambientalista…) perché, come è stato negli ultimi sessant’anni (in Italia, altrove il conto si spinge anche più in là), dà la precedenza ai valori che hanno portato a quel report IPCC, quell’estinzione di massa, questo clima instabile, le siccità, la mancanza di preparazione generale di fronte a un eventuale chiusura con la Russia e chi più ne ha. No, gli ecologisti non dicono no perché gli piace, non diciamo no perché siamo irrazionali e antitecnologici di pancia. Questa narrazione deve in qualche modo finire. Anche noi siamo preparati e di report ne leggiamo fin troppi, da deprimersi, da pensare a come potranno vivere le generazioni dopo di noi che nella migliore delle ipotesi di certi articoli rideranno, nella peggiore in retrospettiva si arrabbieranno più di noi perché ogni problema futuro ricadrà su di loro. Profezia apocalittica? Di nuovo, leggete quel report IPCC e ne riparliamo.