Salario minimo legale per consentire una retribuzione dignitosa
Nella notte è stato trovato un accordo sulla direttiva europea sul salario minimo legale, lo ha dichiarato l’EMPL (Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo). Per Europa Verde é “Uno straordinario passo nella giusta direzione”, ha spiegato l’Europarlamentare e co-portavoce nazionale Eleonora Evi, “Quella del salario minimo, che consenta una retribuzione dignitosa per tutti, è una battaglia storica dei Verdi” ha aggiunto.
Se l’accordo sarà confermato e la direttiva approvata gli Stati membri avranno 2 anni per adeguare la loro legislazione. La direttiva, ricordiamo, non obbliga gli stati ad istituire un salario minimo per legge e non fissa una cifra minima o massima,ma dà dei criteri per garantire un salario “equo e dignitoso”. La via maestra resta comunque la contrattazione tra le parti sociali e solo in caso di una bassa copertura (dal 70 all’80% presumibilmente) sarà necessario istituire una struttura che da un lato fissi un salario minimo e dall’altro rafforzi le parti sociali e la contrattazione.
Da noi il dibattito sul tema è già da tempo molto caldo. Come molto spesso accade però, soprattutto sul tema del lavoro, il dibattito politico si basa su superficialità, propaganda e polarizzazione delle opinioni.
Tutto il dibattito si ferma ad una forma referendaria: salario minimo legale si o no?
Cercheremo con questo articolo di fare un po’di chiarezza esplorando la zona grigia tra le due posizioni
Intanto cos’è il salario minimo legale?
È la più bassa remunerazione che, per legge, un datore di lavoro può dare ad un lavoratore. In Europa in 21 paesi su 27 è previsto. Noi, come Austria, Finlandia, Danimarca, Svezia, Cipro non abbiamo un salario minimo legale ma ci basiamo sulla contrattazione collettiva ovvero ad accordi tra le parti sociali per definire i salari minimi.
Le parti sociali sono contrarie ad un salario minimo deciso per legge (anche se la CGIL sta iniziando a cambiare opinione). Chi spinge molto per l’introduzione del salario minimo legale è l’area politica di centro sinistra (con capofila Sinistra Italiana).
Ma siamo sicuri che il salario minimo legale sia la soluzione di tutti i mali del nostro mondo del lavoro?
Perché come sappiamo il lavoro in Italia è caratterizzato da alta precarietà (più di 3 milioni di lavoratori, in aumento del 5,4% tra febbraio 2020 e ottobre 2021), bassa produttività (condividiamo l’ultimo posto in Europa con la Grecia, dovuta soprattutto al fatto che in Italia ci sonoi minori investimenti delle imprese, come ci ricorda il report semestrale europeo) e salari sempre più Bassi (unici in Europa ad aver visto un segno meno tra i salari del 1990 e quello del 2020, -2, 9%) e da una irregolarità (false partite IVA, sottoinquadramenti,lavoro nero, finti part time…) che possiamo riscontrare in tutti i settori ma che diventa la regola in settori quali la ristorazione, il commercio, l’edilizia, l’agricoltura, i servizi (casualmente le irregolarità sono inversamente proporzionali alla sindacalizzazione, perché dove il sindacato è forte i diritti sono maggiormente rispettati).
Inoltre il cuneo fiscale che è altissimo (dieci punti percentuale in più rispetto alla media Europea) fa da contraltare ad un’assenza di piani di investimento e pochi (e mal fatti) investimenti in ricerca ed istruzione.
Il PIL non é indicatore adatto, lo dice Parisi
Dobbiamo perciò partire dalle cause e non dalle conseguenze. Dobbiamo aumentare la produttività, non aumentando i consumi (il Pil come ci ha spiegato il premio Nobel Parisi non è un indicatore adatto) ma rendendoli qualitativamente migliori attraverso le politiche verdi, le nuove tecnologie e i nuovi materiali ottenendo così il duplice effetto di migliorare i prodotti e ridurre gli sprechi e il consumo di risorse. Per fare ciò dobbiamo assolutamente investire in formazione (diritto alla formazione permanente del lavoratore), in nuove tecnologie e in ricerca.
Dobbiamo guidare il treno della quarta rivoluzione industriale (come abbiamo fatto per la seconda da cui è nato il famoso boom economico degli anni ’50), dobbiamo investire e indirizzare il nostro Paese verso una vera transizione ecologica e digitale.
Ma dobbiamo anche fornirci di una legge sulla rappresentanza ridando potere contrattuale ai sindacati dando conseguentemente valore legale “erga omnes” ai CCNL firmati dalle parti sociali comparativamente più rappresentative, evitando la proliferazione dei ccnl pirata (oggi in Italia esistono circa 900 contratti collettivi depositati al CNEL) e mirando ad aumentare la contrattazione di secondo livello.
Un tema complesso
Insomma il lavoro è un tema complesso, con molte problematiche che vanno affrontate in maniera sistemica. Il salario minimo legale “di dignità” (come proposto anche da Marco Bentivogli ex segretario FIM-Cisl) non è un tabù. Non si può essere contrari a prescindere, anzi può essere un aiuto per i lavoratori poveri senza CCNL di riferimento e può servire come base di partenza per dar forza alla contrattazione.
Però deve essere inserito in un complesso di riforme che porti a superare le criticità sistemiche del mondo del lavoro perché senza una struttura portante rischia di essere deleterio.
In Italia c’è tanto lavoro… da fare.