comunità energetiche

Oggi i consumatori finali di energia elettrica, possono associarsi per produrre localmente il proprio fabbisogno di energia, naturalmente energia proveniente da fonti rinnovabili.

Grazie al decreto legge 42/2019 art. 42bis e relativi provvedimenti attuativi, è possibile condividere all’interno di una comunità o tra singoli consumatori, l’energia prodotta da impianti locali e in alcuni casi beneficiare anche di contributi economici. Inoltre è possibile immagazzinare o vendere l’energia elettrica autoprodotte purché questa non costituisca l’attività principale dei soggetti coinvolti.

Come funziona

Esistono, quindi, due forme di “associazionismo” tra cittadini per l’autoproduzione di energia elettrica:

  • Gruppi di autoconsumatori
  • Comunità di energia rinnovabile

Il gruppo di autoconsumatori è costituito da almeno due consumatori di energie rinnovabili che agiscono collettivamente e che si trovano nello stesso condominio o edificio.

La comunità di energia rinnovabile è un soggetto giuridico, si basa sulla partecipazione volontaria, è autonoma, può essere composta da persone fisiche, piccole e medie imprese, enti locali e territoriali, il cui obiettivo è fornire benefici ambientali, economici o sociali ai propri membri, all’interno del territorio in cui opera.

I piccoli comuni in testa

Quest’anno le comunità energetiche rinnovabili sono state le protagoniste della festa annuale “Voler bene all’Italia 2022” organizzata fin dal 2004 da Legambiente, che ha avuto come protagonisti i piccoli comuni dai quali partire, con una spinta dal basso, per intraprendere la strada della transizione ecologica e raggiungere gli obiettivi previsti dall’Unione Europea.

I piccoli comuni si fanno promotori di una rivoluzione energetica, che oggi è davvero possibile, attraverso il Manifesto per la democrazia energetica”, impegnandosi a dare un “contributo ad una giusta transizione ecologica, per superare l’attuale modello centralizzato di produzione energetica fatto da grandi impianti alimentati a combustibili fossili, inquinanti e climalteranti e per ridurre il peso geopolitico delle fonti fossili, fonte di tensioni internazionali e guerre nel cuore dell’Europa”.

I borghi sotto ai 5000 abitanti vogliono sfruttare i soldi messi a disposizione dal PNNR, 2,2 miliardi di euro, per la creazione e lo sviluppo di comunità energetiche rinnovabili, che possono potenzialmente produrre circa 2.500 GWh annui da rinnovabili riducendo le emissioni di gas serra di 1,5 milioni di tonnellate. Per questo chiedono aiuto al governo e alle regioni che semplifichino l’accesso ai finanziamenti e facilitino quindi la creazione di queste comunità.

La situazione odierna, come descritta da Legambiente attraverso i dati raccolti con Kyoto Club, alla presentazione della manifestazione:

  • 38 sono i piccoli comuni 100% rinnovabili
  • 2271 piccoli comuni 100% elettrici
  • molti territori producono energia da fonti rinnovabili tra il 50% e il 99%

In questi comuni l’energia elettrica e termica prodotta supera i fabbisogni delle famiglie residenti, determinando un cambio di paradigma nella produzione energetica e creando dei vantaggi economici, sociali e ambientali per gli appartenenti a queste comunità.

Un impegno che hanno sottoscritto più di 100 piccoli comuni che vogliono partecipare a questa rivoluzione, creando i presupposti per l’abbandono delle fonti fossili, in uno spirito di partecipazione condivisa tra cittadini, imprese e istituzioni.

Durante la festa “Voler bene all’Italia 2022”, che si è svolta tra il 2 e il 5 Giugno, si sono alternate passeggiate, eventi e incontri con al centro le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), tra progetti realizzati, come a Ferla (SR) e Biccari (FG), in fase di realizzazione, Serrenti (SU) e Pettorano sul Gizio (AQ) o in fase di costituzione come è accaduto sulle dolomiti lucane, dove ben tredici comuni, con capofila Castelmezzano (PZ) hanno svolto una prima riunione per la realizzazione di una comunità energetica.

Le richieste al governo

Legambiente e Kyoto Club hanno avanzato 5 richieste al governo in merito alle comunità energetiche:

  • Definizione tecnicalità e incentivi indispensabili per la partenza reale delle comunità energetiche in tutto il Paese
  • Definire modalità facili per la concessione di finanziamenti e tempi congrui per la risposta ai bandi
  • Nei bandi sia data la giusta considerazione al processo di costruzione della comunità e non solo agli impianti da realizzare
  • Semplificazione delle autorizzazioni
  • Finanziamento a fondo perduto per CER dove siano coinvolti solo cittadini, amministrazioni e terzo settore

Quella delle comunità energetiche è una grande opportunità, grazie anche alla disponibilità dei fondi del PNRR. La spinta dei piccoli comuni può creare quel circuito virtuoso che spinga anche contesti più complessi ad adottare iniziative di autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, rinunciando finalmente alle fonti fossili.

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